5 consigli per ridurre il consumo di sale nella dieta

Gli studi che dimostrano una stretta correlazione tra un eccessivo consumo giornaliero di sale e l’insorgenza di ipertensione arteriosa sono davvero numerosi.?

Trattandosi di un fattore di rischio importante per l’instaurarsi di molte patologie cardiovascolari, un gesto semplice come controllare l’apporto di sale dalla nostra dieta potrebbe influire in maniera positiva su una della principali cause di mortalità dei nostri tempi.

Alcuni dati: 1 grammo di sale contiene circa 0,4 g di sodio e una persona in buona salute necessita di circa 0,6 g di sodio al giorno, ovvero 1,5 g di sale: una quantità davvero bassa (una punta di cucchiaino).

Per coprire questo fabbisogno basterebbe il sodio naturalmente presente negli alimenti e non ci sarebbe la necessità di aggiungere sale ai cibi.

Nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomandi di consumare meno di 5 g di sale al giorno (una quantità che supera il normale fabbisogno), noi italiani mediamente ne consumiamo quasi il doppio, circa 9 g.

Il tetto nutrizionale di prevenzione di 5 g al giorno rappresenta il giusto compromesso tra riduzione del rischio di malattia e soddisfazione a tavola e la raccomandazione è diretta a tutti gli individui sani, con alcune eccezioni.

Ad esempio nell’alimentazione dei lattanti non va aggiunto sale ai cibi: può essere inserito nella misura di 2 g dopo l’anno di vita, per poi arrivare ai 5 g nell’adolescente.

Invece nella popolazione anziana, dove il rischio di ipertensione e patologie cardiovascolari è maggiore, il tetto massimo di assunzione di sale è ridotto a 4 g al giorno.

Alimenti che solitamente non vengono considerati come possibili fonti di sale possono rivelarsi vere e proprie sue fonti nascoste: alcuni esempi sono il pane, i prodotti da forno (pizze, biscotti, cracker, grissini, merendine, cereali) e alcuni tipi di condimenti, come il dado da brodo, la salsa di soia e il ketchup.