la storia
Andrea Tazzari e il mantra del soul surfing: "Le onde richiedono libert¨¤"
Italia, anni Novanta: il calcio ¨¨ lo sport che conta e se i giovani vogliono trovare l¡¯anima gemella vanno in discoteca, al bar o al muretto, con i motorini parcheggiati e le sigarette accese. In tutta Italia, certo. Eccetto la Riviera romagnola, dove era invece il surf il gancio della conquista. ¡°Ho scoperto solo da poco che il nostro Surf Report, il sistema di segreteria telefonica per conoscere le condizioni del mare, veniva utilizzato dalle ragazze per scoprire dove si trovavano i surfisti¡±, racconta Andrea Tazzari, 59 anni, pioniere visionario e innovatore del surf da onda italiano. ¡°Ricordo che mi arriv¨° una relazione della SIP (la vecchia Telecom, ndr): avete migliaia di chiamate e il telefono sempre occupato, che succede? Ma noi eravamo appena una trentina di surfisti e non riuscivo a spiegarmi quei numeri. Solo da poco ho scoperto che c¡¯erano tantissime ragazze interessate a noi, che intasavano la linea¡±.
surf report
¡ª ?La storia pu¨° apparire intricata, ma ¨¨ in fondo semplice e mette le radici appunto in una zona che Tazzari non esita a definire ¡°la periferia della periferia¡± del surf: il tratto di costa dell¡¯alto Adriatico, da Casal Borsetti al confine con le Marche. Un posto che con le onde appunto poco ci azzecca, ma che invece, anche grazie a persone come lui, e certamente all¡¯estro e alla voglia di fare tipica dei romagnoli, ¨¨ stata la culla culturale di una disciplina oggi diventata olimpica. Basta prendere come esempio il Surf Report, un bollettino sulle condizioni meteorologiche messo su proprio da Tazzari. Una sorta di sistema di messaggistica vocale che utilizzava un servizio di segreteria telefonica. ¡°Mi ero improvvisato Bernacca ¨C racconta Tazzari a Gazzetta Active ¨C tenevo un¡¯agenda con le informazioni di tutte le swell, con dettagli tecnici e statistici molto minuziosi. In media, per esempio, contavo 100 giorni di surf all¡¯anno, 60 con la tavoletta e 40 con il long. Avevamo creato quindi una linea telefonica dedicata, con una segreteria che aggiornavamo tutti i giorni, anche pi¨´ volte al giorno a seconda delle situazioni. Registravo il bollettino personalmente, andando poi anche al sodo e indicando gli spot dove si surfava. Inoltre, fornivamo dei codici ai surfisti, che potevano anche lasciare messaggi in segreteria e dire dove stavano surfando e quali erano le condizioni¡±.
surf news
¡ª ?Un¡¯idea andata avanti sino al 1999 e poi conclusa anche per via dei primi sistemi meteo che, timidamente, potevano essere consultati online. Ma questa ¨¨ stata solo una delle tante intuizioni di Tazzari. Nato e cresciuto a Ravenna, il Tazzo rappresenta a tutti gli effetti un tassello fondamentale se si vuole apprendere la storia del surf in Italia. Lui ci ride su e racconta che ha la sindrome dell¡¯impostore, e che ora, dopo essersi fatto circa vent¡¯anni di vita e lavoro in India, entra in acqua e nessuno sa chi ¨¨. Ma la cultura surfistica italiana si ¨¨ plasmata grazie alla sua creatura per eccellenza, il magazine SurfNews, cartaceo bimestrale esistito tra il 1994 e il 2012. ¡°Nacque come house organ del nostro club, il Riviera surf club, e iniziai a pubblicarlo in modo molto artigianale. Era un foglio in bianco e nero, fotocopiato, che imbustavo personalmente e che spedivo ai soci¡±. Il magazine fu concepito all¡¯interno del negozio Danger Surf Area aperto con Alex Cantelli, che funzionava anche da centro di aggregazione per i surfisti e gli skater, oltre ad essere la base operativa del surf club, poi diventato FISO, la Federazione italiana di surf da onda, che si contrapponeva (anche concettualmente) alla Fisurf di Alessandro Dini, Maurizio Spinas e Carlo Piccinini. Fu in uno di quei momenti di ¡°culture-crossing, di inquinamento delle due scene surf e skate¡±, che comparvero Nik Zanella ed Emiliano Mazzoni, all¡¯epoca ancora ragazzini. ¡°Ricordo che videro il giornale e dissero: che schifezza. E allora li invitai a darmi una mano¡±. Insieme a Zanella e a Mazzoni, il primo bravo con le parole e il secondo con la macchina fotografica, e con l¡¯apporto fondamentale di Angelo Manca, grafico pubblicitario, iniziarono a dare vita al SurfNews patinato e a colori che poi arriv¨° (con tiratura fino a 10.000 copie) nelle case e nei surf shop di tutta Italia in modo totalmente gratuito. Non era la sola rivista del panorama italiano, ma era l¡¯unica che aveva un taglio culturale e di approfondimento. ¡°Era innovativa e legata al mondo del soul surfing, era un prodotto pazzesco. E ogni anno andava meglio¡±, ricorda Tazzari. ¡°Sino a quando la crescita editoriale, e l¡¯inevitabile cambiamento, mi port¨° a riflettere: non volevo farmi ingabbiare dai numeri, e allo stesso tempo avevo scoperto l¡¯India: nel 2003 regalai il mio 52% della societ¨¤ ai ragazzi per iniziare una nuova vita¡±.
Auroville
¡ª ?Il Tazzo parte con un biglietto di sola andata per Auroville, cittadina nel Tamil Nadu, in India, per gestire un progetto di comunicazione finanziato dall¡¯Unesco e dal governo indiano. ¡°Mi portai dietro una X Surfboard. Da l¨¬ non me ne sono andato per quasi vent¡¯anni, riiniziando da capo una nuova idea, incentrata prevalentemente sulla radio. Ero lontano anni luce dalla scena italiana, anche se leggevo sempre SurfNews. Surfavo, ma la mia mente era focalizzata sul lavoro o, ancora, a non prendermi il colera. Solo dopo essere tornato in Italia mi sono accorto come questo tempo sia servito a riaprirmi gli occhi, a resettare i miei valori e riportarli a zero. Viene naturale chiedere cosa, e lui non si tira indietro. ¡°Ho rivisto persone come Alessandro Dini, con il quale non nascondo che all¡¯epoca ci fosse astio. Ci eravamo lasciati nel peggiore dei modi, ma sono andato a trovarlo in Versilia e ci siamo riabbracciati. ? stato come rivedere un compagno di guerra: il solo fatto che tutti e due fossimo vivi ci ha fatto piacere¡±.
taz&Gerby
¡ª ?Tazzari, insieme a Dini e tanti altri, ¨¨ stato infatti anche il propulsore della crescita del surf italiano. Pur non essendo il primo surfista della costa romagnola, primato che spetta a Lodovico "Guancia" Baroncelli, si un¨¬ da subito al primo ristrettissimo nucleo e si mise a produrre tavole, senza sapere la minima regola di shaping. ¡°Rimasi folgorato dal film Un mercoled¨¬ da leoni, che vidi dall¡¯impalcatura di un cantiere al Lido Spina per non pagare il biglietto. Poi, pi¨´ tardi, quando gi¨¤ prendevo ondine con i rulli d¡¯alaggio, insieme a Marco Gerbella, detto Gerby, e a Guancia, comprammo 60 mila lire di resina e polistirolo e fra l¡¯82 e l¡¯83 passammo l¡¯inverno a shapare tavole nella mia cantina, ispirandoci unicamente a una fotografia di una rivista. Quell¡¯anno mi buttai in acqua e mi misi in piedi, non so per quale miracolo, perch¨¦ la fortuna volle che le nostre tavole fossero abbastanza larghe per planare¡±. Venne creato un marchio, Taz&Gerby ¨C con il logo ispirato al mitico duo dei cartoni Tom&Jerry ¨C che arriv¨° a vendere 50 tavole. Poi arriv¨° il negozio, il Danger Surf Area con?Cantelli. Era l¡¯89, Tazzari aveva 26 anni ed era appena l¡¯inizio di una storia che sarebbe durata a lungo e che avrebbe cambiato il modo di approcciare il mare di tantissimi ragazzi e, come abbiamo visto, anche delle ragazze.
riflessioni
¡ª ?Inevitabile per lui pensare anche a come sia cambiato il surf italiano. ¡°Mi sento responsabile della crescita esponenziale che ha avuto, ma non ho conti irrisolti, e non mi sento neanche in colpa¡±, ammette. ¡°Probabilmente, se fossi nato in Sardegna o in Calabria, dove le onde ci sono davvero, avrei pensato soltanto a surfare, all¡¯aspetto ludico. Invece ¨¨ partita la vena creativa¡±. E l¡¯evoluzione, i trend, la moda di cui l¡¯Italia sembra succube? Tazzari ha un¡¯idea precisa. E il bicchiere ¨¨ mezzo pieno. ¡°Rispetto tutti, ma certamente ora sorrido quando vedo tutte queste ragazze infoiatissime con lo yoga che fanno il saluto al sole, perch¨¦ noi spegnevamo le sigarette sugli scogli prima di andare in acqua. E con questo non sono tra quelli che dicono ¡®prima era meglio¡¯. Sono contento di aver vissuto quel momento, ma trovo inutili questi ragionamenti che ci portano a ripensare l¡¯espansione della disciplina nelle nostre coste. Se li avessimo seguiti, e fossero stati davvero applicati, probabilmente il surf non sarebbe mai uscito dalle Hawaii. Nel momento in cui pianti qualcosa nel terreno, non sai mai cosa nasce. Ecco allora che penso che ci saranno pure momenti di disperazione in cui surfisti fuori controllo ti droppano male, ma chiss¨¤ magari tra vent¡¯anni scopriremo che tra questi si nascondeva un poeta o un artista che tirer¨¤ fuori il meglio del surf, ed era l¡¯influencer che tutti odiavamo¡±.
soul surfing
¡ª ?Il Tazzari di oggi ¨¨ rimasto comunque fedele al mantra degli inizi. ¡°Non mi piacevano le gare e non mi piacciono neanche ora. Se a un danzatore fai fare solo i contest, smette di ballare. Il surf ¨¨ una disciplina estremamente artistica e ha un aspetto ingestibile dal punto di vista dei numeri. Si dice ¡®tu hai vinto, tu hai perso¡¯: ma lo vedo come una limitazione alla libert¨¤, e la cosa migliore del surf invece ¨¨ essere appagati con s¨¦ stessi¡±. Anche l¡¯aspetto materiale ha poco significato. ¡°Ho fatto surf per la prima volta all'inizio degli anni Ottanta, ma non ho oggetti che mi ricordano quei momenti. Ho fatto foto agli amici, e quelle mie sono pochissime. Non ho neanche una copia di?SurfNews, e di quell¡¯epoca mi ¨¨ rimasto solo un adesivo¡±. Allora cosa resta? ¡°La mia tavola per entrare in mare¡±, dice. ¡°Una 6¡¯0. Come gli anni che compir¨° tra qualche mese¡±.
? RIPRODUZIONE RISERVATA