Lo statunitense, atteso al rientro all'Australian Open dopo due anni di stop fra infortuni e una sospensione antidoping, racconta la malattia: "Ci ho sempre pensato, ora volevo dirlo"
Di Jenson Brooksby avremmo sentito riparlare a breve. Per l'Australian Open, in particolare. Ovvero l'appuntamento che lo statunitense aveva cerchiato in rosso sul calendario personale per rientrare nel circuito dopo due anni di assenza. Di mezzo c'erano stati due infortuni e soprattutto la sospensione da parte dell'Itia per aver saltato tre controlli antidoping. Lo statunitense per¨° ha deciso di spiegare un aspetto sconosciuto della propria storia in un'intervista concessa direttamente dalla Florida, dove si sta allenando in vista dello Slam. Ha raccontato di essere affetto da autismo:?"? ovviamente un argomento personale che, anche con persone con cui potresti sentirti molto a tuo agio - nella mia mente, almeno per molto tempo - non era qualcosa da spifferare semplicemente come parte di una conversazione" ha esordito Brooksby, 24 anni, in un'intervista ad AP.
progressi insoliti
¡ª ?Brooksby (che vanta un 33esimo posto come best ranking) ha parlato a cuore aperto della convivenza con la malattia: "Ci ho sempre pensato, alla fine volevo solo parlarne". Il tennista statunitense ha rivelato che da?trascorreva circa 40 ore a settimana con i terapisti ¡°per poter anche solo iniziare a parlare e poi per migliorare nella comunicazione e nelle situazioni sociali". La testata AP ha raggiunto anche una delle specialiste che ha gestito il delicato caso di Brooksby, da piccolo. Si tratta di?Michelle Wagner, un'analista comportamentale specializzata nei disturbi dello spettro autistico. Ha detto di aver iniziato a lavorare con Brooksby quando aveva 2 anni e 9 mesi: "Jenson?"si presentava come un caso molto grave, ma ora si trova nella fascia molto lieve dello spettro". Per Wagner, i progressi del tennista sono stati "un risultato insolito e unico¡±. Anche perch¨¦, come emerso nell'intervista, Brooksby fino ai quattro anni non parlava.
scatti d'ira
¡ª ?Brooksby ha definito l¡¯autismo una "grande forza" nei "momenti di pressione" in campo, permettendogli di "concentrarsi su due o tre dettagli specifici molto bene per un lungo periodo di tempo". Allo stesso tempo, per¨°, lo ha anche definito come "qualcosa che rende il tennis un po' pi¨´ duro". Alla malattia sono dovuti gli scatti d'ira in caso di insoddisfazione durante momenti chiave della gara. Una tendenza che, come emerso nell'intervista, il preparatore atletico Paul Kinney monitora con attenzione assieme?a segni di disagio come prendere i vestiti o i capelli oppure sporgersi in avanti con le mani sulle ginocchia. Brooksby ha scelto di parlarne a cuore aperto, prima del rientro in campo. L'ennesima delle difficolt¨¤ di una carriera pienissima di ostacoli, dopo i due infortuni gravi al polso e la sospensione successiva ai tre test antidoping saltati. Ora lo statunitense per¨° vuole solo il ritorno in campo.
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