L’scorso ha vinto l’Ultra Trail du Mont Blanc. ?Che nel mio sport equivale a un oro olimpico?. E domani, a Squaw Valley, Francesca Canepa – atleta del Team Alpine Running di Scarpa, milanese e aspirante ballerina alla Scala a 11 anni, poi convertita alle corse estreme dopo essersi trasferita con la famiglia a Courmayeur – sar¨¤ al via della Western States Endurance (percorso di 100 miglia, circa 160 km), probabilmente la gara pi¨´ famosa d’America. ?L’invito mi ¨¨ arrivato invitato grazie alla vittoria dell’Utmb. A nessun altro italiano, uomini compresi, era mai stato concesso. In tutto saremo circa 400 partecipanti, e per me sar¨¤ tutto nuovo...”
Running
Canepa: "Sono l’autodidatta delle corse estreme"
La ultratrailer regina dell’Utmb va alla Western States: “Curiosa di vedere come reagisco a temperature elevate”
Perch¨¦?
“Non ho mai fatto gare nel deserto n¨¦ ho mai corso a temperature come quelle che trover¨° in California: fino a 50¡ã. Poi non ho mai partecipato a competizioni in cui devo correre per 160 km continuamente. All’Utmb, per esempio, ci sono lunghe salite, lunghe discese, transizioni. Quindi uso muscoli diversi a seconda del momento, situazione per me ideale. Sar¨¤ un vero test. Speriamo che il mio corpo non mi abbandoni...”.
Ma non ¨¨ “solo” questione di testa?
“? soprattutto questione di testa, il corpo per¨° deve fare la sua parte, non si pu¨° barare”.
Lei ha iniziato tardi a correre (prima, con lo snowboard, and¨° a un passo dal partecipare alle Olimpiadi di Nagano e Salt Lake City) e ha sempre dichiarato di essere un’autodidatta. ? ancora cos¨¬?
“S¨¬, ho solo integrato i consigli del team Biotekna di Dario Boschiero, che segue atleti tra cui Andrea Dovizioso. Mi hanno confermato che devo correre poco (in allenamento, naturalmente) perch¨¦ ho una predisposizione naturale all’endurance. A me servono di pi¨´ stimoli intensi, mentali o fisici, altrimenti rischio di finire in ‘letargo’. E poi mi hanno detto che faccio bene a mangiare molto...”.
Per un’ultratrailer suona quasi sinistro, come consiglio.
“Infatti quando a una gara capita di dormire insieme a colleghe, vedo che queste praticamente non mangiano niente. Niente. Io invece faccio le mie belle colazioni ricche con pane, marmellata, frutta. A pranzo primo e secondo. Solo a cena mangio esclusivamente verdure. Ma condite con tanto olio...”.
Com’¨¨ cambiata Francesca, rispetto al 2010, anno in cui inizi¨° a correre e vincere gare terribili come il Tor des Geants (330 km con dislivello di 24 mila metri) o la Ronda dels Cims di Andorra (170 km e 13 mila)?
“Ho capito meglio come gestire allenamenti e gare, a farli essere un po’ pi¨´ belli. Il risultato resta l’obiettivo principale, ma in passato se non arrivava incideva su tutto il resto. Adesso ho preso esempio dalle americane. Hanno un’altra mentalit¨¤. Quando in gara mi capita di superarle, loro mi incoraggiano. “Great job”. Ed ¨¨ bello. Io invece prima quando uno mi superava volevo spararmi. Cos¨¬ ho pensato: vuoi vedere che la cosa bella non ¨¨ solo fare il podio o vincere, ma semplicemente l’essere l¨¬”.
Chi l’assister¨¤ alla Western States?
“A proposito di autodidatta, ci saranno i miei figli Matteo e Tobia (15 e 12 anni, ndr). E poi Demetrio Castignola che, praticamente senza conoscermi, si ¨¨ offerto di farmi da pace runner (ne accompagner¨¤ la corsa, anche per ragioni di incolumit¨¤ dell’atleta, negli ultimi 60 km; ndr) mentre suo padre, Maurizio, ci seguir¨¤ in macchina coi ragazzi per integrare i rifornimenti dei punti ristoro. Meno male che Demetrio si ¨¨ offerto, altrimenti mi ero detta: Francesca, stavolta per te ¨¨ troppo...”.
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