Quando uno ama lo sport non si tira indietro, mai. Nicol¨° Barella ci mette pochissimo a entrare nel mood della Bebe Vio Academy. La palestra di via Iseo brulica di bambini e ragazzi, disabili e non, di educatori e di amici. Lui partecipa al riscaldamento e poi si butta nel primo capannello. Ride, corre, fa amicizia con Lorenzo e quando una palla capita dalle sue parti non pu¨° fare a meno di lanciarsi in un tackle, innocuo ma vero. Bebe, orgogliosa e scatenata nel dirigere i giochi, si diverte un mondo con il suo nuovo amico. “? bellissimo mostrargli come sta crescendo il nostro mondo — attacca la campionessa paralimpica —. Lo scopo della Academy ¨¨ creare una specie di mondo utopico in cui i bambini giocano tutti insieme, indipendentemente dalla disabilit¨¤. Il fatto che Nicol¨° sia venuto a provare gli sport paralimpici ¨¨ splendido. E poi mi sembra che si stia divertendo”.
L'iniziativa
Bebe Vio convoca Barella: "Che emozione con l'Academy"
Un giorno speciale nella palestra di via Iseo con il centrocampista nerazzurro che promette: "Devo tornare"
Come da piccoli
¡ªEccome se si sta divertendo. “Dai, facciamo veloce che devo tornare dalla mia squadra di basket”, sorride. Nicol¨° gioca con i verdi, dall’altra parte c’¨¨ Martin Castrogiovanni — l’ex rugbista ¨¨ passato a trovare l’amica Bebe — che ha pi¨´ dimestichezza con spinte e passaggi dalla carrozzina. L’interista per¨° non se la cava affatto male. “? una bellissima esperienza, posso solo fare i complimenti per un progetto del genere — spiega —. Spesso noi non ci rendiamo conto di cosa sia questo mondo, fatto di persone che ti danno tanto. Anche solo una partita di basket con loro ¨¨ una cosa emotivamente molto bella. Ringrazio Bebe per la serata, la porter¨° dentro. Lo sport ¨¨ un modo per lasciare fuori i problemi della vita. Che siano 10 minuti, 50 o 90, ti dimentichi di tutto. E poi lo sport ti apre all’inclusione. In campo non c’¨¨ differenza, da piccoli si facevano le squadre per il calcetto e il basket, l’importante era solo divertirsi, come qui”.
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Travolgente
¡ªBebe ha cos¨¬ tanto entusiasmo che anche il suo parlare ¨¨ travolgente. “Il sogno sarebbe quello di portare questa esperienza in altre citt¨¤ d’Italia. Qui accogliamo trenta persone ma vorremmo passare a quaranta. Cerchiamo di dare un approccio allo sport: cinque diverse discipline, due allenamenti a settimana per quattro ore totali e alla fine loro decidono quale sport piace di pi¨´ e noi li indirizziamo verso le strutture giuste. Bambini e ragazzi tra i 6 e i 18 anni da far divertire e a cui far conoscere lo sport paralimpico, in modo che la disabilit¨¤ diventi normalit¨¤, entri nella loro cultura e da grandi non si chiedano “Oh mamma, cos’ha quello?””.
La promessa
¡ªBarella esulta quando vede che i suoi compagni di squadra nel basket in carrozzina alla fine hanno vinto. Torner¨¤? “Se Bebe oggi non mi fa provare la scherma non potr¨° fare diversamente — scherza —. So che c’¨¨ un bambino di sette anni, che gioca a calcio e fa le rovesciate (si chiama Jonel, ndr), ma oggi non c’¨¨ e io ho promesso che verr¨° a conoscerlo. Nella mia vita ho fatto praticamente pi¨´ basket che calcio, ¨¨ la mia grande passione, mi ha fatto piacere provare questa variante. Qui si vive qualcosa di diverso, qualcosa che non siamo abituati a vivere. Cercher¨° di trasmetterlo alle mie figlie”.
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