Cusiter, ti ricordi l'Italia?
"Sarà dura, li temiamo"

Il mediano di mischia scozzese al Sei Nazioni 2007 regalò due mete agli Azzurri con altrettanti errori. Ma oggi è di nuovo pronto a sfidarli, da capitano: "Dobbiamo affrontarli con rigore e coscienza. In casa fanno paura"

ROMA, 24 febbraio 2010 - Per noi fu un sogno, per lui un incubo. E grazie, dice lui, di ricordarmelo ogni volta che si gioca con l’Italia. Scozia-Italia, a Murrayfield, Sei Nazioni del 2007. Pronti-via, 19", primo errore, di Godman (che non fa onore al cognome: uomo-Dio, il Divino), muro e meta azzurra, di Mauro Bergamasco. Ripronti-via, 4’, secondo errore, di Cusiter, intercetto e meta azzurra, di "Pepe" Scanavacca. Riripronti-via, 6’, terzo errore, il secondo di Cusiter, intercetto e meta azzurra, di Kayne Robertson. Cioè: 360 secondi, tre mete trasformate, 0-21. Chiamarlo sogno, e chiamarlo incubo, è troppo poco.

famiglia ovale — Tre anni dopo Christopher Peter Cusiter, Chris per tutti, guida la Scozia: capitano. Ventisette anni, nordista di Aberdeen, 1,78 per 83 chili, mediano di mischia. Nato - non è una rarità sotto questi accenti - in una famiglia ovale: padre mediano di apertura, fratello mediano di mischia, ma nessuno con il suo talento e i suoi risultati. "La prima volta che l’ho visto giocare - ricorda Roy Laidlaw, mediano di mischia e leggenda del rugby scozzese - frequentava ancora la scuola, e ne rimasi abbagliato. Quel ragazzo aveva carattere e personalità". Dal Robert Gordon’s College ai Watsonians e al Boroughmuir di Edimburgo, quindi il decollo nei Borders, due anni in Francia nel Perpignan, il ritorno in patria con i Glasgow Warriors, dove fa coppia con l’apertura Dan Parks, e con cui farà coppia anche sabato al Flaminio. Dove Cusiter, come si dice nel rugby internazionale, compirà "half century", mezzo secolo: cinquantesima partita con la maglia blu cobalto della Nazionale.

: Mauro Bergamasco in meta con la Scozia nel 2007. Ap

cultura giuridica — Ha cominciato nel 2004, sconfitta contro il Galles al Millennium. Un po’ dentro e un po’ fuori, per via della concorrenza con Mike Blair, numero 9 dell’Edimburgo. Un tour con i British and Irish Lions nel 2005. Una Coppa del Mondo, nel 2007. Tre mete, di cui una - quella contro i Wallabies australiani - da raccontare ai nipotini. E la fama non solo di svelto regista (passaggio rapido e imprevedibile, placcaggio deciso, e autorevolezza, altrimenti che capitano sarebbe), ma anche di ragazzo solido e affidabile. In una parola, come sintetizza il vecchio guru scozzese Steve Bates, "esemplare". Cultura giuridica (tre anni di Legge all’Università di Edimburgo, interrotta causa professionismo), comportamento deontologicamente inappuntabile (tanto da ridurre al minimo le pinte di birre artigianali e sostituirle con dosi di tè verde antiossidante), al massimo una passerella di moda con abiti tradizionali (giocando sul titolo cinematografico "dressed to kill", vestito per uccidere, era stata ribattezzata "dressed to kilt", vestito per il kilt).

delusione — Eppure Cusiter, nonostante maturità ed esperienza, di incubi ne ha avuto un altro, recente: proprio l’ultimo match del Sei Nazioni, sabato 13 febbraio ancora al Millennium di Cardiff contro il Galles. A 10’ dalla fine la Scozia conduceva di 10 punti (24-14), poi è successo di tutto: due cartellini gialli, 17 punti subiti, nessuno fatto, totale 31-24 e a casa. Scornati. "Quando siamo rientrati nello spogliatoio, è stato orribile". Morire, si può anche: ma non così. "E pensare - sospira Andy Irvine, antico estremo scozzese e attuale commentatore - che era stata la più bella Scozia mai vista giocare da anni". L’Italia, spiega Cusiter, è da affrontare con rigore e coscienza: "Sarà dura. Un avversario difficile da battere, soprattutto in casa, l’ha dimostrato anche contro l’Inghilterra. L’anno scorso, a Murrayfield, siamo andati subito in meta e poi la partita è stata più facile. Temiamo la forza della mischia e le invenzioni dei trequarti. Per noi, ma anche per loro, l’occasione ideale per conquistare la prima vittoria in questo Sei Nazioni". La prima e, probabilmente, l’unica. Ed evitare la cucchiaiata di legno.

dal nostro inviato
Marco Pastonesi© RIPRODUZIONE RISERVATA