Cambiare per vincere ai playoff. Era un obbligo, dopo tante, troppe delusioni. I Toronto Raptors l’hanno fatto, e sono stati premiati. Masai Ujiri il General Manager, ¨¨ andato all in, ripagato dalle prime Finals di franchigia. Doveva farlo, spalle al muro. L’ha fatto un pezzo alla volta. Tutto gira intorno alla trade per Leonard. Inestimabile regalo, mancava solo il fiocco, dell’orgoglio di Popovich, dopo che Kawhi (predestinato erede della dinastia Spurs) ha chiesto di andarsene. Lo scambio con DeRozan in un colpo solo ha regalato ai Raptors il fuoriclasse sempre mancato ai playoff e tolto dal loro monte salari un contratto raccapricciante per un talento che in post season aveva dimostrato limiti palesi. Leonard ¨¨ in scadenza, ma l’alternativa, ottima stagione regolare seguita dalla prematura eliminazione playoff, era comunque peggiore dell’eventuale addio a fine stagione. Poi Marc Gasol, a met¨¤ stagione. S¨¬, il contratto ¨¨ esagerato, per quel che lo spagnolo vale adesso. Ma servivano il suo cervello e i suoi muscoli per fare l’ulteriore passo in avanti. Per gettare con convinzione tutte le fiches sul piatto. Un coaching staff tutto nuovo, da Nick Nurse (promosso capo allenatore dopo 5 anni da vice) a Sergio Scariolo, che Gasol e Ibaka li conosce bene da coach della Spagna, ¨¨ poi servito anche e soprattutto per cancellare i fantasmi del passato. L’ultima riprova ce la daranno i Warriors, ma quella ¨¨ un’altra storia.
Dietro le quinte
Leonard, un nuovo coach e Gasol: cos¨¬ i Raptors sono diventati da titolo
Ecco come Toronto ¨¨ passata dall’essere un’eterna incompiuta alle prime Finals della sua storia
Leonard Mvp
¡ªDi sicuro il miglior giocatore dei playoff. Probabilmente il miglior giocatore del mondo, adesso. Quello che ha fatto di pi¨´ con meno vicino. Le serie con Philadelphia e Milwaukee, che hanno fatto piangere Embiid e sbottare di rabbia Antetokounmpo, che ha interrotto la conferenza stampa alla Cam Newton post sconfitta al Super Bowl, sono state per la storia. Un alieno. Domina su entrambi i lati del campo. Superbo in difesa, capace comunque di trainare l’attacco, con un’energia assurda. E una lucidit¨¤ inaudita. Stavolta, con i Raptors che soffrivano sotto i tabelloni, ha acciuffato 17 rimbalzi, l’ultimo in attacco sinonimo di Finals. Senza snaturare il suo gioco. Micidiale, pi¨´ che da tre punti, col tiro dalla media distanza. Chi l’ha detto che ¨¨ un’arte obsoleta?
Gasol alla Mahorn
¡ªLetture ispirate di gioco e testosterone. Intelligenza cestistica e mazzate da Bad Boy. Il minore dei Gasol conquista le prime Finals da giocatore di ruolo. Ma cruciale. Come la sua tripla nel finale di gara 6. Come le ancate rifilate a Giannis, i blocchi feroci. Per una squadra confusionaria oltre gli isolamenti di Leonard, in attacco ha rappresentato una bussola da ispiratore, soprattutto. Passatore di qualit¨¤ doc: quella da lungo europeo.
Nurse e Scariolo
¡ªSe avesse avuto Leonard, Coach Casey sarebbe ancora al suo posto. Comunque Nurse, oltre a piantare le ovvie barricate nel pitturato per arginare Giannis, non ha fatto danni. Soprattutto, senza gli scheletri da capo allenatore dei recenti k.o. playoff, ha potuto crederci, quando Toronto ¨¨ stata sotto contro Philly e Milwaukee, quando ¨¨ stata sotto di 13 in gara 5 e di 15 con 2’ da giocare in gara 6. E far credere la squadra che la storia potesse cambiare.
Siakam e Van Vleet
¡ªToronto aveva bisogno di un secondo realizzatore. Siakam ha coronato la stagione da probabile giocatore pi¨´ migliorato della lega, con playoff importanti. ? il Draymond Green dei canadesi, tuttofare duttile. Ma ai Raptors sono serviti soprattutto i suoi punti. Architrave del presente e del futuro. Van Vleet ¨¨ stato la wild card della serie. Straordinario contro i Bucks in gara 5, determinante in gara 6, con 14 punti e un +12 di plus minus, il migliore di squadra. Senza paura sotto pressione. La sua partita in un’istantanea: ha forzato una palla a due ad Antetokounpo. Piccolo, certo, ma con un cuore da gigante.
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