Marc Gasol, 27 anni, uno dei punti di riferimento di Memphis. Reuters

Solo Micheal Cooper 26 anni fa ottenne il riconoscimento con numeri più bassi nelle statistiche storicamente ritenute indicative di grandi doti nella propria metà campo. Il catalano Marc Gasol, 27enne pivot dei Grizzlies ormai realtà consolidata al vertice della Western Conference e non più solo fratello minore di Pau, è stato nominato difensore dell'anno della Nba 2012-13. Il tutto alla media di 1.7 stoppate (12°), un recupero e 7.8 rimbalzi in 35 minuti di impiego, oltre ai 14.1 punti e 4.0 assist. Forse non è solo questione del fatto che oggi ci sono numeri molto più accurati per tentare di fotografare l'impatto difensivo di un giocatore, ma magari nell'assegnare il premio cominciano a entrare in gioco criteri più legati alla comprensione del gioco e meno matematici. Lo testimonia anche il secondo classificato, LeBron James, che ha preceduto Serge Ibaka, Joakim Noah e Tony Allen in una classifica che tra i primi 10 vede anche Tim Duncan e Paul George.

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stoppatori — La vittoria di Gasol indica la fine del dominio degli "stoppatori". Tra questi Ibaka (con 3,03 block a partita il miglior stoppatore del 2012-13), secondo dodici mesi fa alle spalle di Tyson Chandler, che interruppe una serie di tre premi di fila per Dwight Howard. Ma il pivot dei Thunder ha qualche carenza in marcatura e spalle a canestro. E che la difesa non sia solo stoppate lo dimostra Duncan, terzo miglior stoppatore dell'anno a 2.65 di media ma forse il miglior difensore in circolazione sui giochi a due, perno della squadra col terzo miglior coefficiente difensivo che con lui in campo subisce solo 95 punti su 100 possessi. Quando è in campo, quasi due rimbalzi su cinque sono suoi, e il riconoscimento di difensore dell'anno continuerà a essere forse l'unico in carriera non ancora raggiunto, eppure meritato.

noah e gli altri — E poi c'è Noah, forse la vera alternativa a Gasol in cui ha preso il massimo di rimbalzi in carriera (11.1, di cui 7.2 in difesa) e quasi raddoppiato le stoppate (2.14, 6° in Nba), All Star per la prima volta in carriera. Se senza Rose Chicago è rimasta competitiva è grazie alla difesa di cui Noah è stato il leader con un livello di attività rimasto elevato pur con un minutaggio mai così alto da quando è tra i pro', fatto di istinto, intelligenza, spazi, tempi, energia, intensità, capacità di generare perse. Con lui Chicago subisce 97.7 punti su 100 possessi, senza si sale a 102.5. Ma non lo ha aiutato aver saltato 18 partite. Tra gli altri candidati c'era la sorpresa Larry Sanders (Bucks), uomo da 2.83 stoppate e 9.5 rimbalzi. C'erano Paul George e Roy Hibbert, in zone diverse alla guida della miglior difesa Nba, i Pacers. C'erano Avery Bradley, Andre Iguodala e LeBron James, la cui completezza fa dimenticare la sua capacità di difendere su chiunque.

primo tra i primi — Al quinto posto si è piazzato Tony Allen, altro perno della super difesa dei Grizzlies, tra quelle di vertice in Nba: prima per punti subìti (89.3 punti), terza per percentuale concessa (43.5%), seconda dietro a Indiana per punti per possesso degli avversari (97.4 su 100 possessi). Nella squadra di Conley, terzo in Nba con 2.18 recuperi di media, e di Randolph, quarto rimbalzista della lega a 11.2 a serata, l'uomo chiave della difesa però è Marc Gasol: “E' l'ancora della difesa, parla molto là dietro, riconosce quello che sta succedendo e l'altra squadra sta facendo - lo ha incoronato il coach Lionel Hollins -. E' anche ottimo sul pick-and-roll, in aiuto, sa quando raddoppiare e quando restare sul suo uomo. Ha ottimi istinti cestistici. Forse è un premio che meritano in tanti, ragazzi più rapidi e più atletici, ma quello che fa per noi funziona”.

legittimo — Con il centro catalano in campo, Memphis concede 95.4 punti su 100 possessi: senza di lui salgono a 102.2, che renderebbero i Grizzlies la dodicesima difesa Nba... Con lui subiscono 99.3 punti su 100 possessi, che con lui in panca salgono a 105.9. Non è un atleta ma cambia le partite in difesa per le doti superbe nel contenimento dei giochi a due, in aiuto ai compagni, nella capacità di tenere gli avversari lontani dall'area, nell'uso del corpo per evitare che siano gli avversari a prendere il rimbalzo (ma piuttosto i compagni). E poi il mix decisivo tra piedi rapidi per muoversi – nonostante la stazza – anche fuori dall'area, senso della posizione da leader difensivo e comprensione del gioco da allenatore in campo. Anticipo, forza, intelligenza, comunicazione: tutte cose che nei numeri non ci sono. E che rendono Marc Gasol il legittimo vincitore del premio.