I talenti in mostra a Orlando
Sullinger ok, Drummond no

Finora è stato tutto un rincorrersi di voci e insinuazioni, chiacchiere e speculazioni inutili, molte più di quelle che sono state alimentate sul divorzio tra Tom Cruise e Katie Holmes. Il Dwight Howard Show è il circo che è andato in scena più a lungo dopo quello dei Ringling Bros., uno dei più famosi spettacoli della tradizione americana: mancano solo la musica dell’organetto e la donna barbuta. A proposito, questa settimana all’Air Tran 2012 Orlando Pro Summer League si è giocato anche a basket e di seguito troverete alcuni pensieri e osservazioni su ciò che abbiamo visto.

Jared Sullinger, 20 anni, prodotto di Ohio State. Ap

promossi e bocciati — Ufficialmente Andre Drummond dei Pistons è stato l’unico giocatore scelto in lotteria nel draft 2012 a scendere in campo all’Amway Center, ma Jared Sullinger e Perry Jones III hanno dimostrato che forse avrebbero meritato di rientrare nell’elite. Sullinger, alto 206 cm, si è scrollato di dosso il primo tempo non eccezionale disputato nel match di apertura di lunedì scorso tra Boston e Oklahoma City, nel quale per troppo tempo aveva cercato inutilmente di entrare in partita: il lungo biancoverde ha impressionato per le sue abilità offensive e per la capacità di usare il fisico possente per creare spazi e andare alla conclusione. Sullinger, scelto alla numero 21 dai Celtics, dovrà trascorrere il resto dell’estate cercando di perdere peso per presentarsi al training camp nelle migliori condizioni di forma possibili: al momento è più lento e più basso di molti dei giocatori che dovrà affrontare in Nba e deve imparare a sfruttare con più rapidità i suoi movimenti istintivi intorno al canestro, cercando inoltre di gestire meglio il suo tiro da fuori. Prima del draft erano circolate voci su una possibile ernia al disco per Sullinger, che ha però dimostrato di essere ancora lo stesso giocatore che aveva incantato a Ohio State e che sarebbe stato sicuramente scelto tra i primi 10 del draft se avesse lasciato il college dopo la sua annata da matricola. "Devo solo giocare come so e cercare di essere decisivo con i miei movimenti – ha spiegato Sullinger -. Non mi interessa la posizione in cui sono stato scelto nel draft e non mi fermo certo a pensare a ciò che sarebbe potuto succedere. Devo solo guardare avanti e fare il possibile per aiutare la squadra: se ci riuscirò, la strada sarà più in discesa per me". Jones, che i Thunder sono stati ben felici di prendere alla numero 28, si è infortunato alla caviglia sinistra nelle fasi iniziali della seconda partita della settimana e ha dovuto abbandonare anzitempo il terreno di gioco. Ma nella gara che ha giocato per intero ha dimostrato di saper correre, tirare, andare a rimbalzo e anche di confezionare qualche assist delizioso. Se c’è un candidato precoce al titolo di "furto del draft", è proprio l’ala dei Thunder, alto 211 centimetri.

christmas d'esperienza — Anche se non siamo a Natale ma in pieno luglio, sembra quasi di sentire le campane che suonano a festa per celebrare Dionte Christmas dei Celtics, che per tutta la settimana ha destato un’ottima impressione grazie al suo stile di gioco aggressivo e rapido. L’ex guardia di Temple, alto 196 cm, che negli ultimi tre anni ha giocato in Israele, Grecia e Turchia non si è fermato un attimo e, così facendo, si è probabilmente guadagnato l’invito per il training camp.

drummond indietro — Andre Drummond, scelta numero 9 del draft, dovrà lavorare molto prima dell’inizio del training camp con i Pistons. Il centro di Detroit ha catturato 9 rimbalzi mercoledì scorso contro Oklahoma City, ma ne ha collezionati solo tredici in totale nelle altre quattro partite della settimana. Si parlava del 18enne uscito da Connecticut come un elemento valido soprattutto in prospettiva futura e Drummond è stato quasi sempre sovrastato dagli avversari, dimostrando di non essere ancora pronto. Tra i giocatori che hanno mostrato i muscoli per spostare Drummond c’è Kyle O’Quinn, scelto al secondo giro dai Magic con il numero 49. O’Quinn ha trascorso quattro anni a Norfolk State e gioca con la convinzione di essere stato sottovalutato nel draft. "Non è importante essere la nona o la quarantanovesima scelta – ha spiegato il lungo di Orlando -. Ciò che fa la differenza è l’attitudine con cui entri in campo. Spesso in Ncaa ci sono giocatori troppo spavaldi e arroganti, a Norfolk State non avevamo questa mentalità. Abbiamo sempre lottato per conquistare ciò che volevamo e questo è il modo di pensare che mi ha accompagnato negli ultimi quattro anni e anche in questa Summer League".

stockton per utah — Non c’è niente di più naturale che vedere i Jazz guidati da un play con il nome Stockton impresso sulla maglia. Naturalmente si tratta di Michael, il figlio 23enne dell’Hall of Famer John Stockton, che soprattutto all’inizio della settimana ha mostrato una buona affidabilità. Michael Stockton ha disputato quattro stagioni a Westminster College (Utah), mentre nell’ultima annata ha giocato nel campionato tedesco con il BG Karlsruhe. Durante la settimana i migliori giocatori di Utah sono stati Alec Burks, Enes Kanter e Jeremy Evans: Burks è stato il secondo miglior marcatore della Summer League, con 19.5 punti a partita, ma in vista della prossima stagione dovrà migliorare notevolmente dal punto di vista dell’aggressività. "Deve avere più istinto da killer – ha spiegato Sidney Lowe, coach dei Jazz per la Summer League -. Deve entrare in campo pensando di essere il migliore perché ha tutte le capacità per offrire un contributo importante, ma sono sicuro che col tempo ci arriverà".

infortuni — Maurice Harkless e Nikola Vucevic erano due dei giocatori ai quali i Sixers speravano di concedere un buon minutaggio in questa Summer League, ma sono stati costretti ai box dagli infortuni. Harkless, scelto al primo giro, è stato fermato dal riacutizzarsi di un problema al flessore dell’anca, mentre Vucevic non è mai sceso in campo a causa di un infortunio al tendine d’Achille. Ma per i Sixers il torneo è stato anche una questione di famiglia, perché Justin Holiday, fratello maggiore di Jrue, ha mostrato versatilità in fase offensiva e un buon fiuto in fase difensiva. Dopo quattro anni alla University of Washington, Justin Holiday ha disputato l’ultima stagione in Belgio. Saranno anche passati 25 anni da quando era all’apice della carriera. Si sarà anche dimesso da presidente dei Pacers. Ma è stato interessante notare che, nonostante la presenza di circa 300 allenatori, osservatori e giornalisti in una struttura di dimensioni ridotte, la gente si girava tutte le volte che Larry Bird faceva il suo ingresso nel palazzetto.