Nello spogliatoio ospiti della Oracle Arena la plastica copre tutto. Lo champagne inebria l’aria: i giocatori di Toronto se lo stanno spruzzando addosso da almeno 20 minuti. Se non fosse per gli occhi un po’ rossi e qualche goccia che macchia un impeccabile completo grigio, Sergio Scariolo sembrerebbe catapultato l¨¬ direttamente dalla panchina, come se non avesse preso parte all’inizio della festa pazza dei Raptors per il loro primo storico titolo Nba, quello vinto battendo 4-2 Golden State col 114-110 di gara-6. Ma questa ¨¨ anche la sua festa, il suo titolo, il primo di un coach azzurro nella lega Usa, il secondo in assoluto dopo quello di Belinelli con gli Spurs nel 2014. Il titolo di un 58enne che, dopo aver vinto in Italia e in Spagna, ha scelto di mettersi in gioco da secondo in Nba. “? un’emozione incredibile. Vedere la felicit¨¤ di gente che ha lavorato duramente per un anno, con l’intensit¨¤ di una stagione Nba, ti d¨¤ la sensazione di lavoro ben fatto e di trovarti a tuo agio. Vincere qui ha una dimensione diversa, visto che ha ripercussioni in tutto il mondo. Soprattutto in Canada, dove dietro di noi c’¨¨ l’intero Paese”. Quello che luned¨¬, nella parata per il titolo, abbraccer¨¤ i Raptors e Scariolo.
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Toronto ¨¨ campione, Scariolo fa festa: “Emozione forte e meritata”
L’assistente dei Raptors dopo il trionfo su Golden State in gara-6: ?Ho proposto le mie idee senza imporle, cambiandole se non andavano?
Coach, quando ha capito che i Raptors erano speciali?
“Avevo avuto fin dall’inizio la sensazione che potessimo andare lontano. La parola d’ordine al training camp era “giugno”. Ma non c’¨¨ un giorno in cui ti rendi conto che puoi vincere. La fiducia ¨¨ cresciuta eliminando avversari di livello, superando le difficolt¨¤ e creando una chimica forte”.
Cosa vi ha reso i campioni?
“Non abbiamo il miglior roster. Ma siamo stati una grande squadra, mostrando coesione, compattezza, capacit¨¤ di superare ostacoli e momenti difficili. Ce lo siamo meritato”.
Ha scelto i Raptors per diventare assistente: perch¨¦ loro?
“Per il ruolo che mi hanno offerto. Ma anche per la citt¨¤, la societ¨¤, la sintonia con l’allenatore e la sensazione che la squadra potesse fare bene anche prima che arrivasse Kawhi”.
Cosa ha imparato in questa prima volta da assistente?
“I primi mesi sono stati duri, anche se Messina mi aveva avvertito e avevo le finestre Fiba da c.t. della Spagna come sfogo. Poi la sintonia ¨¨ cresciuta, come il mio ruolo. Ho accettato la sfida di cambiare il senso del mio lavoro. Sono riuscito a proporre senza imporre, tirando fuori nuove idee quando le mie non venivano accettate”.
Non si ¨¨ mai pentito?
“No. Perch¨¦ ho sempre avuto una sensazione di tremendo rispetto nei miei confronti, da parte di tutti, che mi ha aiutato nei momenti di difficolt¨¤. Volevo uscire dalla mia comfort zone, rituffarmi nel gioco ai massimi livelli e provare a vedere se ero capace di funzionare in un ruolo diverso da quello che ho ricoperto negli ultimi 30 anni”.
Come ¨¨ stato lavorare per coach Nurse?
“? una persona serena, capace di tenere la squadra in equilibrio senza esaltarsi n¨¨ deprimersi. Ci conosciamo da anni, mi chiama Sergio, ma spesso anche coach, l’appellativo che si d¨¤ ai capi allenatori. ? un messaggio anche per colleghi e giocatori. Gli sono grato, mi ha dato una grande opportunit¨¤”.
Leonard mvp delle Finals: quanto ¨¨ stato determinante?
“? una persona equilibrata e matura. Non richiede attenzioni speciali, ¨¨ disposto a sacrificarsi in difesa senza pretendere di mettere l’attacco al primo posto. Parla quando deve, e quando ¨¨ servito si ¨¨ fatto sentire. Ma ¨¨ soprattutto un leader dando l’esempio, ed ¨¨ per questo che tutti lo ammirano”.
Toronto per lui ¨¨ impazzita. E anche per voi.
“? passata dall’essere la citt¨¤ dell’hockey a una del basket, con una crescita pazzesca dell’affetto del pubblico attorno alla squadra. Quando durante i playoff in 20mila hanno cantato l’inno, mi sono reso conto che dietro questa squadra c’¨¨ davvero un’intera nazione. Mi ha ricordato l’esperienza con una nazionale: questa stagione con i Raptors ¨¨ stata come allenare la nazionale canadese che ha sfidato 29 squadre statunitensi. Non ¨¨ un caso che la gente fosse scesa in piazza per supportarci in tutto il Canada, non solo a Toronto. ? stato speciale”.
L’Nba era come se l’aspettava?
“? complessa e intensa, dura a livello fisico per i viaggi e l’impegno che devi metterci. Ha molto pi¨´ contenuto tecnico- tattico di quello che sembra, molta pi¨´ necessit¨¤ di analizzare il lavoro della squadra. E poi ai playoff l’analisi tattica raggiunge i livelli incredibili, sia per la qualit¨¤ delle informazioni che hai a disposizione sia per quello che ti chiedono. Su questo in Europa siamo ancora un po’ indietro”.
Prossimo obiettivo il Mondiale con la Spagna. Cosa si porta di questa avventura?
“Ho imparato tanto, anche perch¨¦ ho conosciuto meglio giocatori che avr¨° in squadra o contro in Cina. Il Mondiale ¨¨ una sorta di playoff Nba, con gli avversari che cambiano e la stessa ricchezza di partite. Bisogna arrivare in forma quando conta”.
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