Miami passeggia sui resti dei Bulls – ancora privi di Hinrich e Deng - e imponendosi 88-65 agguanta il 3-1 nella serie, avvicinandosi sensibilmente alla finale di Conference. Contro dei Bulls privi di qualsiasi tipo di energia, gli Heat hanno portato a casa la vittoria con un filo di gas, limitandosi a concretizzare la disparità dei valori in campo. Partita anonima per Marco Belinelli, 9 punti e in 25’ con 3/8 dal campo.

DOMINIO — La prestazione dei Bulls è quanto di più vicino a un segnale di resa. E se è vero che i Tori ci hanno insegnato a non dare nulla per scontato in questi playoff, sembra difficile pensare che possano in qualche modo allungare la serie dopo una partita da 65 punti e 25% dal campo. Entrambi sono record franchigia negativi nei playoff. Ma guardare ai numeri è esercizio sterile: Chicago è sembrata semplicemente esausta, sfibrata da due settimane spese a giocare oltre il limite delle proprio energie fisiche. Così come esausto, in un certo senso, è apparso l’ambiente, alla faccia di polemiche e proclami da guerra civile. Lo United Center resta mezzo vuoto per tutto il primo quarto, complice anche l’orario anticipato della partita, mentre in campo non volano nè botte nè ceffoni, contrariamente a quanto preventivato. Colpa dell’approccio addormentato dei Bulls, incapaci di buttare in campo l’energia e la grinta di cui avrebbero bisogno per provare almeno a giocarsela. E allora Miami osserva e ringrazia: se si gioca con le emozioni congelate, del resto, non può esserci partita, nonostante gli Heat abbiano ancora avuto il fantasma di Dyane Wade, in evidente sofferenza fisica (6 punti e 3/10 dal campo). E così è bastata una partita normale di LeBron James – dove normale significa 27 punti 7 rimbalzi e 8 assist – per portare a termine il compitino, con un contributo sufficiente di tutti gli altri.

LeBron James festeggia con Norris Cole. Reuters

CONTRATTI — I Bulls partono come peggio non potrebbero: scentrati in attacco e pietrificati in difesa. Dopo 3 minuti siamo a 1/12 dal campo, alla fine del primo quarto a 6/22, mentre dall’altra Miami trova penetrazioni e scarichi come se fosse al campetto. L’emblema della serata storta è Nate Robinson, 0 punti e 0/12 dal campo, conditi da una ricca collezione di palle perse. Normale che in queste condizioni la superiorità degli Heat emerga subito, anche se i campioni in carica, come di consueto, non sembrano intenzionati ad azzannare la partita, quasi giocassero di attesa. Bosh martella dalla media, poi Ray Allen, finalmente, infila una tripla: a inizio secondo quarto siamo 30-17, e la partita è già avviata verso la sepoltura. Solo alcuni isolati guizzi di orgoglio dei Bulls la tengono vagamente in piedi (38-31 al 19’). Nella ripresa, poi, la situazione precipita definitivamente: Chicago non segna mai, scatenando anche qualche ingeneroso ululato del pubblico, mentre Miami, pur giocando male, dilata il vantaggio. E sulla tripla da metacampo di Norris Cole, che chiude il terzo periodo,arriva il segnale che è davvero finita. La partita e, probabilmente, la serie.

Uno sconsolato Marco Belinelli in panchina. Ap

BELI — Marco Belinelli non si è salvato dal naufragio, incappando in una serata offensiva sfortunata. Subito tre errori in fila su tiri da tre piazzati, seguiti da un paio di guizzi – arresto e tiro e canestro e fallo su Andersen. A mandare definitivamente la partita sui binari sbagliati è stato però il terzo fallo, uno sfondamento commesso a inizio secondo quarto. Da lì Thibodeau l’ha tolto per tutto il primo tempo, riproponendolo senza successo nella ripresa. Quando ormai tutto l’attacco di Chicago era irreparabilmente rotto. E’ la prima nella serie che Beli non raggiunge la doppia cifra nella serie.
Chicago: Belinelli 9 (3/3 da 2, 0/5 da 3, 3/3 ai liberi 3 rimbalzi, 2 perse in 25’), Boozer 14, Butler 12. Rimbalzi: Boozer 12, Noah 9. Assist: Robinson e Hamilton 4.
Miami: James 27, Bosh 14, Andersen 9. Rimbalzi: James e Haslem 7. Assist: James 8, Wade e Cole 4.