Una carriera da 10.335 assist, due volte miglior giocatore della Nba, che un mese fa lo ha omaggiato con l’inclusione nella Hall of Fame, la galleria degli immortali: la rassegna del record, il Festival dello Sport, si ¨¨ arricchita della sua stella internazionale, Steve Nash, che si ¨¨ raccontato sul palco di Trento. Mente brillante, uomo dal multiforme ingegno e playmaker che ha cambiato la storia del gioco col suo stile, il suo ritmo e la sua arte di passaggio.
IL PERSONAGGIO
Steve Nash si racconta al Festival di Trento
L’Hall of Famer da 10.335 assist, due volte miglior giocatore della Nba si ¨¨ raccontato sul palco di Trento: ” Dai 13 ai 40 anni ho dedicato al basket tutti i giorni della mia vita. Quando ho smesso ho voluto fare altre cose e seguire il cuore e le mie passioni: come il calcio”
L’ASSIST - “Per me ¨¨ qualcosa di naturale - ha raccontato il canadese, che si ¨¨ ritirato nel 2015 e oggi ha 44 anni -. Per me ¨¨ normale, forse per il piacere di rendere felici le persone intorno a me. E anche mio padre ¨¨ stato fondamentale: quando giocavo a calcio mi ha sempre insegnato quanto ¨¨ importante passare, quando segnavo tre gol mi elogiava per i passaggi che avevo fatto. Mi ha insegnato la lezione dell’altruismo, di elevare il livello dei compagni, di essere intelligente, e questo poi l’ho tradotto dal campo di calcio a quello di basket”.
IL CALCIO - Oggi Steve Nash, tifoso del Tottenham, ¨¨ co-proprietario di Vancouver in Mls e del Maiorca nella seconda divisione spagnola, e anche analista tv su Tnt per la Champions League, oltre a continuare a organizzare l’annuale partita di beneficienza di pallone tra stelle del basket e del calcio. “Resto legato al basket, come g.m. della nazionale canadese e consulente dei Warriors. Ma dai 13 ai 40 anni ho dedicato al basket tutti i giorni della mia vita. Quando ho smesso ho voluto fare altre cose e seguire il cuore e le mie passioni: come il calcio, che ¨¨ stato importante per me da bambino. Come mi comporto da proprietario? No, non sono un Mark Cuban”. La leggenda narra che la prima parola detta sia stata “gol”: figlio di un giocatore di calcio, lo ha giocato per tutta l’infanzia, poi… “Tutti i miei amici giocavano a basket, cos¨¬ a 13 anni ho cominciato, ed erano proprio gli anni in cui Jordan stava diventando una superstar, un momento speciale per un bambino per giocare a basket”.
EREDI E PRONOSTICI - In chi vede oggi le sue caratteristiche? “E’ difficile fare paragoni, ma il giocatore che vedo pi¨´ vicino a certe caratteristiche ¨¨ Trae Young, il rookie di Atlanta, passatore naturale, come Lonzo Ball che per¨° ¨¨ pi¨´ alto, atletico e difensore. Ma non sono tanti a giocare prima per i compagni in questa era in cui alla point guard si chiede di segnare, mentre ai miei tempi si chiedeva di far giocare la squadra ed essere responsabile per i compagni pi¨´ che di fare punti”. Favoriti per la stagione Nba? “Houston ¨¨ andata vicina a battere i Warriors. E Boston ¨¨ una squadra unica con tanti tiratori e difensori capaci di cambiare e difendere in tante posizioni. Ma se Golden State ¨¨ in salute resta favorita”.
CHAMPIONS - “Uno Steve Nash nel calcio? No, impossibile da dire - si schermisce -. Direi qualcuno che sa creare angoli di passaggio, opportunit¨¤ di passaggio, smistare la palla veloce, sorprendere la difesa. Dite Pirlo? Un grandissimo complimento, ma sarebbe arrogante paragonarmi a qualcuno”. Ma non si sottrae quando gli si chiede di chi ¨¨ la sua favorita per la Champions League: “In un torneo lungo 8 mesi contano la forma, il momento, la salute. Ma credo che il Barcellona sia una squadra interessante, si ¨¨ rinforzata a centrocampo con Malcom, Vidal e Dembel¨¦ da un’altra opzione in attacco. Se riesce a ripulire gli errori individuali che l’hanno fatta soffrire in difesa in passato diventa una scelta interessante”.
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