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He got game. Un gioco elegante, da puristi. Un tiro da libro didattico, tanto efficace quanto bello da ammirare. Ray Allen, “Sugar Ray” per la dolcezza di quel jumper, ¨¨ stato lo Steph Curry dei suoi due decenni da fenomeno, come tiratore. Insomma, se Jerry West ¨¨, meritatamente, l’ispirazione del logo Nba, in caso di sintesi grafica di un tiratore da imitare, Allen avrebbe credenziali illustri da esporre, come modello per tutti. La parentesi da attore al fianco di Denzel Washington, nei panni immaginari di Jesus Shuttlesworth, testimonia l’intelligenza tout court di un atleta molto cerebrale, maestro nel muoversi senza palla, soprattutto dietro i blocchi. Capace di giocare sino a 38 anni, fino al 2014, ad altissimo livello, grazie a una cura del fisico maniacale, a una disciplina ferrea figlia degli insegnamenti paterni, di un militare dell’esercito statunitense. Allen ¨¨ stato campione capace di brillare di luce propria, soprattutto a Milwaukee e Seattle, ma anche di vincere da ingranaggio in Super Team di cui non era pi¨´ la bussola, come Boston prima e Miami poi. Super professionista, ma con un background diverso da tanti campioni afroamericani - non ha fatto la fame da bambino ed ¨¨ cresciuto in giro per il mondo, nelle basi militari dove era impiegato il padre -, non sempre si ¨¨ uniformato ai clich¨¦ dei fenomeni Nba e non sempre ha legato con altri primattori compagni di squadra con valori e atteggiamenti diversi dai suoi (ad esempio ai Celtics con Garnett, Pierce e Rondo…). Ma nessuno si ¨¨ mai lamentato del suo rendimento: he got game ¨¨ sempre stato il titolo giusto per il suo fllm da giocatore.