Nba, Oklahoma City si gode il Westbrook 2.0. Con la benedizione di Magic Johnson

Non è una novità che dal solo Russell Westbrook arrivino la metà delle palle perse dai Thunder. Diventa incredibile nella sera in cui Oklahoma City batte i Lakers eguagliando il record Nba per il minor numero di palle perse, solo due. Di fronte c'erano un 39enne di ben altri mezzi fisici come Nash e una difesa a dir poco conservativa, ma il problema dei Thunder non sono mai stati gli avversari bensì il lato oscuro della propria esuberanza, di cui le palle perse sono il tallone d'Achille: finiscono così il 14,7% dei possessi dei Thunder, più di ogni altro in Nba. Se l'abbattimento delle palle perse si somma all'efficienza realizzativa di sempre, la combinazione è micidiale: all'intervallo coi Lakers i Thunder avevano segnato 71 punti con 50 possessi.

SENZA HARDEN — La chiave, è ovvio, è Russell Westbrook. È' il 6° in Nba per maggior numero di perse (3.5), almeno due in 49 delle 60 partite giocate. Tanto per un play, ritenuto in altre squadre un uomo d'ordine, ma da relativizzare al fatto che è al timone di uno degli attacchi a più alto ritmo della Nba e sicuramente il più prolifico a 107.0 punti di media. “Le aumentate responsabilità dopo la partenza di Harden hanno reso Westbrook un giocatore migliore”, ha twittato dopo la partita coi Lakers Magic Johnson, semplicemente il miglior playmaker di tutti i tempi. La partenza per Houston del “Barba”, a fronte dell'arrivo di Kevin Martin che è sicuramente meno “creatore” di gioco, aveva privato i Thunder di quel giocatore che, tra le altre cose, soprattutto nei finali metteva ognuno al posto giusto permettendo a Durant e Westbrook di concentrarsi sull'aspetto realizzativo.

NUOVO RUSSELL — Senza Harden, Durant è diventato un po' meno solista e più “facilitatore” (viaggia a 4.7 assist, erano 2.7 un paio di anni fa), ma chiedere a Westbrook di pensare in prima istanza a creare per gli altri poteva limitarne gli impareggiabili istinti offensivi. Russell come ha reagito? Rispondono i compagni: “Tiene tutti coinvolti – dice Nick Collison, sapienza cestistica da manuale –. La sua capacità di fare scelte è migliorata, come la sua comprensione e gestione del ritmo della partita, è migliorato molto”. Aggiunge Kendrick Perkins: “Il suo passo importante è stato imparare come essere efficace senza segnare: capitano gare in cui fai fatica, ma puoi deciderle con una giocata, come un recupero. E in questo continua a migliorare”.

SENZA SNATURARSI — Alle dimensioni di penetratore – super a conquistare falli – e poi difensore, Westbrook sta aggiungendo quella di tiratore: seppur non eccelso, il suo 33,9% da tre è il massimo in carriera, così come i 5.3 rimbalzi (leggi tutte le statistiche dell'Nba). Semplicemente, senza Harden, Russell non è cambiato, ma ha saputo evolvere senza snaturarsi, restando un giocatore aggressivo, che pensa prima ad attaccare d'istinto e poi a guardare i compagni, a cui piace avere la palla in mano, che tira più (18.9) della stella della squadra, Durant (18.1). Ma non è un problema se la squadra è stata costruita e pensata per girare intorno a questo tipo di istinti. Così gli assist di Westbrook sono saliti da 5.5 a 7.8, semplicemente sposando il suo basket.

ATLETISMO — Spingere sui punti di forza, a partire dall'impareggiabile atletismo, per non dare spazio di emergere ai punti deboli: impossibile trovare una squadra in grado di fermare il mix di tecnica, potenza e lavoro di piedi tra lui e Durant. Difesa, braccia lunghe e punti in transizione sono il marchio di fabbrica dei Thunder, e la partita di Westbrook coi Lakers ne è stata il simbolo: tutti i suoi 15 canestri sono arrivati negli ultimi 5 metri del campo, 9 di questi al ferro, senza neanche accorgersi che di fronte ci sarebbe stato un (ex) tre volte difensore dell'anno e stoppatore come Dwight Howard; i 20 punti in area di Westbrook sono stati quasi quanti quelli di tutti i Lakers (22).

EMOTIVITà — Contro i gialloviola poi è sempre speciale, non solo per i trascorsi playoff. Ingaggiato Derek Fisher anche per equilibrarne l'impatto, è l'emotività il carburante più importante del motore Westbrook, amabile e guascone fuori dal campo ma a suo agio con la faccia del cattivo sul parquet, che si tratti di gag come stoppare la mascotte dei Nuggets o di andarsene in spogliatoio a gara in corso dopo una lite col compagno Sefolosha per ragioni tecniche. È la stessa durezza mentale che gli fa dare il meglio in contesti ostili, come solo i più grandi, dote per cui è stato avvicinato in questi giorni a Kobe Bryant, che lo omaggia: “È un giocatore fantastico, è sempre divertente giocarci contro”. Come l'estate scorsa a Londra in Nazionale, quando Kobe ha voluto sfidare ripetutamente Westbrook in allenamento, caricandolo per aizzare il dualismo con Durant su chi sia il migliore: far implodere l'accoppiata, è l'unico modo per fermare il duo più forte della Nba. Finora non ha funzionato.