Neymar, 21 anni, in allenamento. Ap

Quattro anni fa, allo stadio Pacaembu di San Paolo, ci capitò di assistere a un Corinthians-Santos nel quale il fuoriclasse appena rientrato dall’Europa, Ronaldo, incrociava un ragazzino chiamato Neymar. La maglia gli ricadeva sghemba sul corpo magrissimo, e il confronto col suo idolo rivelò qualità raffinate ma ancora acerbe. Non per questo, però, la gente diede un tono meno sognante al modo in cui pronunciava il nome di quel 17enne. Neymar era il messia per un Mondiale che già allora in qualche modo urgeva, con l’incubo di un nuovo Maracanazo perpetrato stavolta da una Pulce argentina. Quattro anni dopo, Ronaldo è un perfetto ambasciatore di questo straordinario triennio brasiliano. Quello che deve fare il lavoro, a partire da stasera, è però Neymar, e sono molti i tranelli che lo aspettano. Abbiamo scelto 10 motivi per cui la Confederations potrebbe regalarci un giugno di godimento. Se ci aggiungete un po' di partite a mezzanotte e una fetta di anguria fresca, la magia del grande calcio farà il resto.

1) test per neymar — Di quale pasta è fatto il 21enne giocoliere appena passato al Barcellona? Neymar si sarebbe dovuto muovere prima, perché da almeno due stagioni ha smesso di crescere e la tremenda finale del Mondiale per club 2011, quando sembrò un bambino a caccia di autografi tra i catalani, glielo dimostrò crudelmente. Al suo posto avremmo scelto un club del quale diventare, magari non subito, il leader, e questo a Barcellona sarà a lungo impossibile per evidenti motivi. Con premesse così instabili, Neymar ha bisogno di marchiare a fuoco la Confederations per prendere un po' di fiato dalle enormi aspettative popolari, e non sbarcare al Camp Nou da turista.

2) missione felipao — Il Brasile ha perso due anni col mediocre Menezes, e quando ci si è decisi a premere il pulsante del panico è stato inevitabile richiamare dalla riserva Scolari. Felipao è un navigatore astuto dei mari più infidi, ma nell’opera di assemblaggio di una Seleçao vincente, mai come stavolta il presto è nemico del bene: di talento ce n’è in quantità (e sono fuori due satanassi come Fernandinho e Willian), ma un risultato forte alla Confederations - la finale - è necessario per arrivare in pace al Mondiale.

3) il mondo di mario — Da Pelé a Neymar, la compulsiva curiosità che da sempre circonda (tormenta?) Balotelli si sta sviluppando su scala mondiale. La sensazione è che sia il nostro campione che l’intera Nazionale di Prandelli siano attesi con una curiosità affettuosa: il fatto stesso che la parola "catenaccio" non compaia più nei dibattiti sul nostro gioco è un capitale da non disperdere. Se poi Mario mettesse due palloni tipo quelli che a Varsavia stesero la Germania, l’Italia andrebbe lontano. E lui sulla luna.

4) campioni di (quasi) tutto — La Spagna di Del Bosque (e Aragones) ha vinto tre grandi tornei consecutivi: non ci era mai riuscito nessuno. Il problema - degli avversari - è che il ciclo sembra tutt’altro che concluso. Quattro anni fa gli Stati Uniti sorpresero gli spagnoli nella semifinale della Confederations, il che fa di questo torneo l’unico del quale Xavi e companeros non sono i campioni in carica. En plein in vista?

5) samurai zac — Non c’è mai stato un Giappone forte come questo costruito da Zaccheroni. L’ultimo piolo della scala è la consapevolezza di potersela giocare anche con i mostri sacri, tipo il Brasile. Stasera apre la stagione di caccia dei samurai.

6) salto in alto — Nati a distanza di tre sole settimane nella stessa cittadina, Salto, Cavani e Suarez sono i due attaccanti più inseguiti del mercato. Ma il paradosso è che pure una congiunzione astrale così magica deve fare i conti con il carisma di Forlan, che continua a essere il riferimento offensivo dell’Uruguay. La Confederations dovrebbe segnare il cambio di stagione.

7) chicachi? — I campioni olimpici del Messico si presentano senza il bomber di Londra, l’infortunato Peralta, ma con un uomo del Manchester United al centro dell’attacco. Quanto vale Chicarito Hernandez, se è vero che a Old Trafford continuano a mettergli davanti qualcuno? Per il piccolo killer è l’occasione della vita.

8) aquile in volo — O almeno si spera, visto che l’ultima partenza è stata fissata per oggi dopo la querelle sui premi. La Nigeria campione d’Africa è stata una boccata di aria fresca nel panorama di un continente che dopo l’impetuosa crescita di fine secolo si era fermato. Keshi arriva con una squadra incompleta, ma il giacimento di tesori da scoprire (segnatevi Mba) è il suo.

9) materasso pacifico — Non esisteranno più le mezze stagioni, ma tutto lascia pensare che i volonterosi ragazzi di Tahiti dimostreranno che nel calcio le squadre-materasso non sono estinte. È Pacifico.

10) paese meraviglia — Se i primi nove punti non vi fossero bastati, siamo certi che conoscete il decimo (e l’undicesimo, e il dodicesimo...). Non è per quelli che state progettando un viaggio in Brasile per il Mondiale?