Neymar alza lo scarpino di bronzo alla Confederatioons. Ansa

C'è un dato statistico che lo consegna alla storia del calcio brasiliano. Nella classifica dei campioni che in giovane età hanno conquistato un titolo con la Seleção lui viene al terzo posto dopo Pelè e Ronaldo. Neymar cavalca la notte del Maracanà con la disinvoltura del predestinato. "Abbiamo dimostrato al mondo come gioca il Brasile". Non ha un soprannome ufficiale, ma tutti lo chiamano il Craque. Con tre premi in mano passeggia per il campo. Lui è il divo, l’uomo copertina, il centro di tutte le attenzioni. Eppure è amato dentro lo spogliatoio. Si vede dall’abbraccio di Fred, dalla carezza di Thiago Silva, dalla gioia un po’ pazza che divide con David Luiz e Dani Alves. Neymar è il campione e la mascotte della Seleção. Proprio come voleva il cittì Scolari che ha pilotato questo "matrimonio" all’interno dello spogliatoio trasformando un talento ribelle in un leader. Perché non racconta questa sua trasformazione all’amico Balotelli? Il "nuovo" Neymar non caccia più allenatori, non minaccia più gli avversari, non porta creste o capelli gialli ma si presenta per la conferenza stampa finale indossando la maglia verde oro numero 21, quella che avrebbe dovuto essere di Leandro Damiao. Bloccato alla vigilia della Confederations da un problema muscolare. "C’è anche lui con noi", osserva il numero 10 della Seleção. E molti si commuovono. È stata una sua idea. Un altro gol.

Con Scolari. Ansa

basta paragoni — Da oggi torneranno a paragonarlo con i grandi del passato. Ronaldo si è già portato avanti: "È il mio erede". Pelè, da vecchio santista, lo aveva detto tre anni fa: "Può diventare più forte di me". Lui scuote la testa. Ormai ha imboccato la sua strada. Il ragazzino che dopo aver incantato gli osservatori del Santos e firmato a quindici anni un contratto da 10.000 reais, ora viaggia con uno stipendio da sette milioni l’anno, "accompagnato" da dodici sponsor che gli garantiscono una cifra ancora più alta. "Questo torneo è stato magico. Abbiamo realizzato un sogno che a noi sembrava impossibile, ma per Dio niente è impossibile. Tra un anno ci sarà il mondiale. Un’altra storia affascinante. Ma questo gruppo così forte dentro e fuori dal campo può vincere. Vogliamo il nostro nome tra i grandi della Seleção". E sorride quando legge un titolo di giornale sfornato a tempo di record: "Il tiqui-taca è nostro". Guarda Scolari e commenta: "Il nostro stile ha fatto la differenza".

La gioia con Fred. Afp

futuro blaugrana — A Barcellona lo aspettano. "Sono rimasto incantato dalla qualità di Iniesta". Non c’è furbizia nelle parole di Neymar. Solo ammirazione. L’avventura europea lo incuriosisce. Forse, lo preoccupa. Per il momento ha giocato solo in due "club": il Santos e la Seleção. Due mondi che lo hanno sempre protetto. "Spero di ambientarmi velocemente e di poter dare il mio contributo". Niente spacconate. Spera nell’aiuto tecnico di Messi e nel sostegno morale del gruppo storico catalano. Non ha ancora le ossa così robuste da proporsi come il primo della classe. Sarà divertente accompagnare questa "fusione" che suona un po’ strana. La Pulce e il Craque hanno molte cose in comune, forse troppe. Se scatta la scintilla possono formare una coppia da paura, altrimenti possono finire per pestarsi i piedi. Neymar spera anche di non dover convivere con la fama di "tuffatore" che alcuni avversari gli hanno cucito addosso. Certo, anche lui dovrà stare attento a non esagerare. "In campo devo anche difendermi". Questo modo plateale di "volare" a terra lo ha imparato nelle battaglie per strada a São Vicente e nelle sfide bollenti in Coppa Libertadores, dove bisogna salvare le gambe da difensori-killer, animati da una sola missione, spaventare il fuoriclasse avversario. Il Barça, con la sua forza e il suo prestigio, sarà un ottimo scudo.

balotelli amico mio — C’è tempo anche per un pensiero al nostro calcio. "L’Italia ha dimostrato in questa Confederations di avere valori importanti. Sarà una rivale temibile ai Mondiali. Balotelli? Ora che vado in Spagna lo seguirò ancora più da vicino, è un’amicizia che voglio coltivare". Magari avranno modo di sfidarsi anche in Champions. Neymar sistema il berretto verde lasciando fuori il solito ciuffo ribelle. In questo torneo è stato divertente seguirlo mentre coccolava il figlio Davi Lucca. Essere papà a 19 anni non è uno scherzo ma questo nuovo "ruolo" fuori dal campo lo ha aiutato a maturare. Un altro motivo di riflessione per Balo? Ed è stato interessante vederlo nelle sedute di allenamento. Sempre in testa al gruppo nella parte atletica e geniale nell’esecuzione dei calci piazzati. Come Ronaldinho è capace di imprimere alla palla traiettorie impossibili. Ma il Neymar più intrigante è quello che ama concedersi alla torcida. Sempre sorridente, sempre pronto a sottoporsi al rito della foto ricordo. "La vittoria ha regalato due ore di felicità al nostro popolo. Noi della Seleção abbiamo appoggiato la protesta civile di milioni di brasiliani che vogliono un Paese migliore". Dopo i fuochi d’artificio ora il bimbo d’oro staccherà la spina per qualche giorno. Ronaldo, l’uomo che gli cura il marketing, gli aveva proposto due nuovi sponsor ma Neymar, già travolto da una pioggia di soldi, ora cerca mare e sole. Prima si sottoporrà a un piccolo intervento chirurgico. Gli devono togliere le tonsille. Beata gioventù.