Il nove volte iridato, ora team manager Ktm, ¨¨ tornato a gareggiare in un evento celebrativo con la presenza dei pi¨´ forti e ha vinto su una 250. Non ¨¨ l'unico rientro a sorpresa di un campione: prima di lui hanno entusiasmato Roberts, Bayliss e Hailwood
Per descrivere l¡¯ultima impresa di Tony Cairoli, il nove volte campione del mondo di motocross, non ¨¨ azzardato scomodare il titolo di un celebre libro di Stephen King: a volte ritornano. Dopo avere concluso nel 2022 la carriera di pilota dopo pi¨´ di 20 anni ad altissimo livello, Cairoli a?Ferragosto?ha abbandonato il ruolo di team manager della squadra ufficiale Ktm per tornare in sella, concludendo l¡¯avventura con una nuova vittoria. L¡¯occasione si ¨¨ presentata sotto forma di una festa di compleanno, quella del moto club Mol che celebrava il primo secolo di vita con una gara internazionale sulla pista belga di Keiheuvel-Balen. Una gara non titolata, ma alla quale hanno partecipato piloti abituati a concludere sul podio i gran premi delle categorie MX1 e MX2.
solo numeri uno
¡ª ?Nella massima categoria l¡¯evento si ¨¨ concluso con il trionfo di Jeffrey Herlings, secondo e primo nelle due manche, che ha preceduto Romain Febvre e Max Nagl. A 38 anni Tony Cairoli, ¨¨ invece tornato a guidare una MX2, nove anni dopo l¡¯ultima esperienza alla guida di una 250. Anche in questa categoria erano schierati alcuni tra i migliori specialisti in attivit¨¤, primo tra tutti Liam Everts, figlio e nipote d¡¯arte, attualmente secondo nel mondiale e pilota del team gestito proprio da Cairoli. Le due manche in programma si sono concluse con una vittoria e un secondo posto a testa per Rick Elzinga e per il pluricampione italiano che, come da regolamento si aggiudicato la gara anche se a pari punteggio, in virt¨´ dell¡¯affermazione nella seconda prova. Con due terzi posti, Everts ha invece chiuso la giornata sul terzo gradino del podio.
i 5 giri di roberts
¡ª ?L'esperienza del campione siciliano, passato da pilota a team manager e tornato in pista per una giornata, ricorda per certi versi quella di Kenny Roberts nel 1985. Vincitore di tre titoli consecutivi, tra il 1978 e il 1980 nella classe 500, e vicecampione del mondo nel 1983, anno in cui chiuse la sua carriera, la stagione seguente fu chiamato da Yamaha a gestire la squadra impegnata nella categoria 250 con Alan Carter e Wayne Rainey come piloti. Si trattava di veri talenti, in particolare Rainey, che all¡¯epoca era stato il pi¨´ giovane vincitore di un GP in 250, ma le gare del campionato in corso non stavano dando i risultati sperati. Sembrava che le Yamaha non fossero competitive, cos¨¬ dal Giappone convinsero il ¡°vecchio¡± Roberts (quello giovane ha conquistato il mondiale MotoGP nel 2000 con la Suzuki) a effettuare un test. La prova non dur¨° a lungo, solo cinque giri, che per¨° evidenziarono un divario superiore al secondo a giro, rispetto ai due piloti ufficiali. Il suo commento fu molto sintetico, si limit¨° a dire che la soluzione al problema era quella di accelerare di pi¨´. E aggiunse "se non ci sono domande, io torno in California".
l'acuto di bayliss
¡ª ?Non sono certo questi gli unici esempi di campioni tornati a guidare una moto dopo il ritiro ufficiale dalle competizioni, anche se con modalit¨¤ differenti. Nel 2006 Troy Bayliss era tornato a correre in Superbike con Ducati, dopo due stagioni non esaltanti in sella alla Desmosedici MotoGP, con un sesto posto finale nel 2003 come miglior risultato e una ancora meno brillante con la Honda. Fu un campionato trionfale; le 12 vittorie e i tre secondi posti su 24 manche gli consentirono di laurearsi campione mondiale e come premio Ducati gli offr¨¬ un posto da wild card alla gara di Valencia, che concludeva la stagione 2006 della MotoGP. Il suo compito era quello di sostituire Sete Gibernau infortunato, e lo fece molto bene, con il secondo posto in griglia e un trionfo al traguardo, con il compagno di squadra Loris Capirossi alle sue spalle.
un 38enne al tt
¡ª ?Pi¨´ indietro nel tempo, ma non certo meno entusiasmante, ¨¨ il caso di Mike Hailwood, tra i pi¨´ grandi piloti inglesi, che dopo avere vinto il titolo iridato nelle classi 250 e 350 nella stagione 1967, nel 1968 annunci¨° il ritiro per passare alle quattro ruote, con l¡¯obiettivo di emulare il connazionale John Surtees, unico nella storia a vincere un mondiale in moto e in auto, senza riuscire nell'impresa. In realt¨¤ negli anni seguenti si consent¨¬ qualche rientro, compreso un non fortunato duello personale con Giacomo Agostini. Il vero rientro da ricordare nella carriera di Hailwood ¨¨ tuttavia quello del 2 giugno 1978, quando a 38 anni decise di aggiungere un nuovo successo ai 14 gi¨¤ conquistati al Tourist Trophy dell¡¯Isola di Man. Quando si cominci¨° a parlare del progetto si pens¨° a uno scherzo, invece fu realmente inserito nella lista degli iscritti a quell¡¯edizione, in sella a una Ducati. Nonostante l¡¯et¨¤ e una gamba dalla mobilit¨¤ limitata a causa di un incidente, Hailwood riusc¨¬ nell¡¯impresa di sfidare a battere Phil Read sull¡¯impegnativo circuito da 60,721 km, dimostrando che un campione ¨¨ sempre tale, anche quando appende il casco al chiodo.
? RIPRODUZIONE RISERVATA