la storia
Motomondiale e Case italiane: nel 1960 vincevano tutto, poi il lento calo
L¡¯anomalo 2020 caratterizzato dal Coronavirus si chiude non senza soddisfazioni per il motociclismo italiano con Enea Bastianini campione del mondo Moto2, e con Franco Morbidelli, Luca Marini, Tony Arbolino vice iridati MotoGP, Moto2, Moto3. C¡¯¨¨, inoltre, il titolo Marche MotoGP conquistato dalla Ducati, poca cosa rispetto alle aspettative di vincere il Mondiale Piloti con Dovizioso, ma pur sempre un risultato che resta scritto negli albi d¡¯oro. Superato non senza danni il 2020, nel 2021 anche il motociclismo non avr¨¤ vita facile ancora sotto l¡¯incubo della pandemia e delle sue conseguenze economiche che costringeranno a ripensare e ridisegnare tutto, sport compreso.
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flessione
¡ª ?Lascia l¡¯amaro in bocca, specie nel rapporto con il passato, continuare a constatare che le Case italiane hanno una scarsa presenza nel Motomondiale, con le sole Ducati e Aprilia in MotoGP cui va se non altro il gran merito di esserci e, specie la marca di Borgo Panigale, di ¡°giocarsela¡± fino all¡¯ultimo, sperando che presto anche l¡¯Aprilia possa battersi con maggiori chance. Resta il fatto che l¡¯ultimo Mondiale Piloti della classe regina conquistato da un Casa italiana (Ducati) ¨¨ quello MotoGP nel 2007, con l¡¯australiano stellare Casey Stoner. Quindi, in 19 stagioni di MotoGP, solo una volta un pilota ha vinto il titolo pi¨´ prestigioso in sella a una moto Made in Italy. Precedentemente, l¡¯ultimo campione del mondo della massima cilindrata (la 500) su moto italiana era stato l¡¯inglese Phil Read con la MV Agusta, iridato nel 1974 e nel 1973 dopo che ancor prima Giacomo Agostini aveva dominato consecutivamente con i bolidi di Cascina Costa nel 1972-71-70-69-68-67-66.
tradizione
¡ª ?La MV aveva vinto i titoli 500 anche prima: con Mike Hailwood nel 1965-64-63-62, con Gary Hocking nel 1961 e con John Surtees nel 1960-59-58. Nel 1957 gran trionfo di Libero Liberati su Gilera quando l¡¯asso ternano aveva detronizzato proprio Surtees, iridato per la prima volta su MV nel 1956. Era stato proprio ¡°Big John¡± a interrompere l¡¯egemonia della Casa di Arcore sul tetto del mondo della 500 per quattro stagioni: nel 1955-54-53 con Geoff Duke e nel 1952 con Umberto Masetti. Duke aveva gi¨¤ vinto il suo primo titolo della mezzo litro nel 1951 con la Norton cos¨¬ come Masetti era gi¨¤ stato iridato della massima cilindrata nel 1950, su Gilera. Il primo campione del mondo 500, nel 1949, era stato il pilota dei bombardieri RAF Leslie Graham su Ajs, il corridore-tecnico sopraffino che, passato nel 1951 alla MV morir¨¤ al TT del 1953 sbalzato di sella dalla 4 cilindri varesina.
il pieno
¡ª ?In sintesi, a ritroso, questo ¨¨ quel che ¨¨ accaduto fin qui, rispetto alle Case italiane e con particolare riferimento alla classe regina. Proprio 60 anni fa, a fine 1960, il motociclismo italiano festeggiava l¡¯en plein, avendo vinto con la MV Agusta tutti i titoli mondiali per moto sciolte grazie alle doppiette di Carlo Ubbiali (125 e 250) e di John Surtees (350 e 500). Non era la prima volta per la MV e per le Case italiane. Ma, quella trionfale stagione del 1960, sar¨¤ anche l¡¯ultima. Dopo il durissimo colpo per il forfait agonistico di Guzzi, Gilera, Mondial dal 1958 e, dal 1960, l¡¯allentamento dell¡¯impegno racing della MV Agusta, gi¨¤ si sentiva minaccioso l¡¯arrivo delle Case giapponesi sulle scene del Mondiale: un vero e proprio tsunami che di l¨¬ a poco cambier¨¤ in toto il Motomondiale. L¡¯industria italiana resister¨¤ rimanendo protagonista nelle varie cilindrate ma passer¨¤ in sostanza alle Case del Sol Levante lo scettro del dominio.
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le ragioni
¡ª ?Perch¨¦ quell¡¯addio alle armi delle principali Marche italiane proprio al culmine dei loro trionfi,con strutture e professionalit¨¤ al top e con moto di raffinata e ardita tecnologia come dimostrato dalla portentosa 500 8 cilindri 4 tempi della Guzzi, emblema di bolidi straordinari frutto dell¡¯ingegno e dell¡¯intraprendenza del Made in Italy, lasciando campo libero agli avversari, in primis all¡¯industria del Sol Levante? Le motivazioni date all¡¯epoca furono assai poco convincenti: ¡°Abbandoniamo perch¨¦ i regolamenti dal 1958 proibiscono le carenature integrali¡± come se non riguardasse tutti e tutti non sapessero della loro pericolosit¨¤ date le potenze e le velocit¨¤ dei nuovi bolidi. E poi: ¡°Abbandoniamo per mancanza di avversari¡± come se le altre Case italiane ed europee (Benelli, Bianchi, Morini, Ducati, Aermacchi ed MZ, CZ, Jawa, Norton, Ajs, Matchless e poi Bultaco, Derby, Ossa) non esistessero e soprattutto fosse un bluff l¡¯annunciato arrivo nel Motomondiale delle Case giapponesi, gi¨¤ nel 1959 presenti in forza al TT inglese con Honda, seguita poi da Suzuki, Yamaha, Kawasaki, Bridgestone, anticipando i grandi successi ¨C tutt¡¯ora in pieno svolgimento dopo 60 anni ¨C in pista e nei mercati.
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lo sbaglio
¡ª ?C¡¯¨¨ stato un errore di sottovalutazione delle aziende concorrenti e di scelte sbagliate dovute a una errata analisi della situazione generale nazionale e internazionale con le ripercussioni negative sull¡¯economia, sull¡¯industria e su quella motociclistica in particolare. L¡¯auto dilagava (nel triennio 1957-58-59 la Fiat 600 veniva consegnata al cliente dopo un anno di attesa!) anche se non copriva interamente lo spazio di mercato della moto. L¡¯industria motociclistica italiana, abbandonata dal potere politico ed economico anche perch¨¦ tutti presi dai tentacoli del mercato automobilistico, fu colta alla sprovvista entrando nel panico che port¨°, come prima azione, a chiudere con le corse, i cui costi ricadevano totalmente sulle aziende. Tuttavia, le Case impegnate nelle corse lasciarono il campo non solo e non tanto per le grandi risorse umane e finanziarie necessarie per le competizioni ma perch¨¦ non credevano pi¨´ che la motocicletta avesse un futuro. In tale prospettiva le corse diventavano non pi¨´ un valore aggiunto e una risorsa bens¨¬ un lusso non pi¨´ sostenibile anche per grandi Case: le vittorie non avevano (pi¨´) una ricaduta diretta sulle vendite, non erano (pi¨´) il fiore all¡¯occhiello ma un deleterio cappio al collo. Questa, almeno, la valutazione di Guzzi, Gilera, Mondial che le port¨° a fine ¡®57 all¡¯addio alle corse e poi, dal 1960, il ridimensionamento agonistico della MV (dal 1950 al 1960: 2.644 vittorie, 36 campionati del mondo ¨C 19 di marca e 17 costruttori ¨C 14 campionati italiani seniores, 19 trionfi al Tourist Trophy) che si ¡°impunt¨°¡± contestando i troppi round iridati (da 6 a 10) e lo sbarco del Mondiale Oltreoceano, in Argentina e Usa.
le conseguenze
¡ª ?Di certo, quelle decisioni furono una sconfitta, una grande occasione perduta: per il motociclismo, per il Made in Italy e non solo. Come noto, la MV non chiuse il reparto corse di Cascina Costa pur se ridimension¨° la sua presenza limitata con la dicitura ¡°privat¡± sui serbatoi, alle 500 e 350 (prima con le vecchie 4 cilindri del ¡¯56-¡¯57 poi con le nuove 3 cilindri) abbandonando per¨° la 250 e la 125. La quarto di litro bicilindrica 4 tempi varesina vincer¨¤ ancora tre gare iridate con Hocking nel 1960 e ¡¯61 scendendo in pista per l¡¯ultima volta il 19 marzo 1964 a Modena con Emilio Mendogni e Bruno Spaggiari irrimediabilmente battute dalle Morini monocilindriche di Giacomo Agostini e Silvio Grassetti. Nel 1965, alla MV si tenta il rilancio anche nella 125 con una inedita monocilindrica (cilindro orizzontale) 2 tempi disco rotante (21-22 CV a 12.500 giri) progettata dal tecnico Peter Durr e portata per¨° senza successo in pista a Cesenatico da Walter Villa. Le migliori soddisfazioni restano quelle ottenute con la 500. Su quelle 4 cilindri ¡°privat¡± solo di nome saliranno e domineranno ancora ovunque in Italia e nel mondo Gary Hocking, Mike Hailwood, John Artle, Alan Shepherd, Remo Venturi, Emilio Mendogni, Silvio Grassetti e, dal 1965, Giacomo Agostini.
l¡¯ultimo colpo
¡ª ?Poi la scritta ¡°privat¡± viene cancellata ¡°senza dire a¡±, come non fosse mai stata fatta, e sulle nuove straordinarie 350 e 500 3cilindri di Agostini (poi anche di Bergamonti) si torna all¡¯antico. Per il fuoriclasse di Lovere e per la Casa di Cascina Costa saranno nuove stagioni di gloria fino al 1972 e ¡¯73 (350). Nel 1973 e nel 1974 c¡¯¨¨ l¡¯ultima doppietta iridata MV nelle 500, con Read. Ago, passato alla Yamaha attratto dal motore 2 tempi e da un ingaggio faraonico, trionfer¨¤, come gi¨¤ detto, nel 1974 (350) e nel 1975 (500). Il motore 2 tempi imperversa anche nella massima cilindrata chiudendo il ciclo del 4 tempi. Stavolta la MV, sempre meno coinvolta nel motociclismo, dice davvero addio. Per la nuova epopea del ¡°4 tempi¡± bisogner¨¤ attendere la MotoGP.
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