Il 20 aprile 2003 se ne andava il giovanissimo giapponese: l¡¯ex iridato 250 era rimasto vittima di un incidente nel GP a Suzuka due settimane prima. Un guasto sulla moto ne caus¨° l¡¯impatto fatale e costrinse il circuito a cambiare i propri parametri di sicurezza
Diciotto anni fa, il 20 aprile 2003, se ne andava a soli 27 anni Daijiro Kato, per i postumi di una caduta il 6 aprile sul circuito di Suzuka (Giappone), al terzo giro del primo round mondiale della stagione. Kato, rimasto due settimane in coma, mor¨¬ per infarto cerebrale dopo aver sbattuto la testa, il collo e il torace a oltre 150 Km/h contro un muretto troppo vicino alla chicane ¡°del triangolo¡±, definita dai pi¨´ una trappola. Addirittura si disse anche che il pilota sub¨¬ il colpo mortale dopo la botta contro il muro, prendendo sul viso un paletto, posto dietro. Dopo quell¡¯incidente, Suzuka, nel calendario iridato dal 1963, fu ritirato pro tempore dal giro del Motomondiale, anche se la caduta che provoc¨° il tragico epilogo era stata innescata da un problema tecnico della Honda del corridore giapponese.
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Le cause della morte di Kato
¡ª ?Ufficialmente ci si limit¨° a definirlo un incidente di corsa, per alcuni un errore del pilota per il pattinamento non controllato causato da una eccessiva volont¨¤ di Daijiro di voler vincere sul circuito di casa Honda a tutti i costi, proprio a voler dimostrare che la marca dell¡¯Ala dorata aveva fatto bene a concedergli attraverso il Team Gresini una RC211V ufficiale, unico pilota ad avere quel bolide extra factory team (i piloti ufficiali Hrc erano Valentino Rossi e Nicky Hayden). Non c¡¯¨¨ dubbio che il circuito di Suzuka, tecnicamente superbo e agonisticamente avvincente, sul piano della sicurezza era da considerarsi off-limits, soprattutto per mancanza di vie di fuga, e gi¨¤ prima aveva messo k.o. molti piloti. Resta il fatto che ¡°radio box¡± parl¨° subito di problema tecnico in riferimento alla scarsa affidabilit¨¤ del ride-by-wire (l¡¯acceleratore elettronico) che gi¨¤ in precedenza aveva causato non poche apprensioni. Nel punto dell¡¯incidente si ud¨¬ l¡¯urlo del 4 cilindri Honda rimasto, verosimilmente, accelerato. In altre parole, quando Kato chiuse l¡¯acceleratore, la velocit¨¤ del suo bolide non diminu¨¬. Non c¡¯erano all¡¯epoca due potenziometri uno nell¡¯acceleratore e uno nel motore, ma uno soltanto.
le conseguenze per la sicurezza
¡ª ?In seguito si applicarono ¨C com¡¯¨¨ ancora oggi ¨C due potenziometri nella farfalla e due nella manopola del gas, cos¨¬ se uno salta o va in tilt, la moto rallenta da sola. ¡°Nelle moto da Gran Premio ¨C diceva il capo del reparto corse della Mondial e della Benelli, Omer Melotti ¨C guai dare per scontata qualsiasi cosa. Nessun problema ¨¨ mai risolto un volta per tutte¡±. Gi¨¤. Come non ricordare la gran botta di Casey Stoner sulla Honda alla 8 Ore di Suzuka 2015 ¨C quindi 12 anni dopo il tragico fatto di Kato ¨C causata in staccata dallo stesso guaio tecnico? In quel caso Stoner si salv¨° grazie al suo sangue freddo (visto che il gas non si chiudeva si attacc¨° ai freni preparandosi all¡¯impatto...) e alla dea bendata favorevole e la Honda riconobbe il problema tecnico: acceleratore rimasto aperto di 26 gradi prima dello schianto!
chi era daijiro kato
¡ª ?La giostra deve sempre girare e anche quel 20 aprile 2003 gir¨°, come nulla fosse accaduto: quella 500 vide alla fine il trionfo del ¡°tricolore¡± con Valentino Rossi (Honda Repsol) sul gradino pi¨´ alto del podio, con Max Biaggi (Honda Camel Pramac) secondo, con Loris Capirossi (Ducati Marlboro) terzo. Kato aveva compiuto solamente due giri e un po¡¯, fermandosi l¨¬ e lasciando nella disperazione la moglie Makiko e i figlioletti Ikko e Rinka. La salma ¨¨ ancora dov¡¯era stata inumata nel cimitero del Tempio di Kaney-ji a Tokyo. Il motociclismo perdeva cos¨¬ un gran talento, gi¨¤ iridato 2001 su Honda 250 e avendo gi¨¤ dimostrato quanto valeva sin dagli esordi mondiali nel 1996. I numeri, sempre aridi, parlano qui per¨° da soli: oltre al mondiale vinto in 250, in 56 gare disputate, 17 vittorie, 27 podi, 11 pole position, 11 giri veloci. Fausto Gresini, talent scout nei fatti e poco propenso agli elogi, dedito alla costruzione del ¡°suo¡± corridore senza lasciarsi prendere la mano da sentimentalismi, credeva in Kato: ¡°Sar¨¤ presto mondiale in MotoGP¡±. Ma Daijiro, cos¨¬ aperto come Marco Simoncelli, aveva il destino gi¨¤ chiuso, come il Sic. C¡¯era del vero, quando a Kato gli si diceva scherzando che lui non era ¡°giapponese¡±, sia nei lineamenti del suo viso ¡°occidentale¡±, sia nel suo carattere all¡¯italiana, anzi, alla ¡°romagnola¡±, dato che ormai s¡¯era accasato a Misano, fra mare e collina, nei pressi dell¡¯autodromo seguendo tutti i dettami del suo maestro Fausto Gresini, considerato un padre, anzi un fratello maggiore.
memoria senza tempo
¡ª ?Un campione Daijiro, su cui Honda aveva puntato perch¨¦ anche un figlio del Sol Levante avesse potuto finalmente conquistare la massima corona d¡¯alloro della classe regina. Soprattutto un giovane pieno di vita, Daijiro, aperto e disponibile nel Circus e fuori ripetendo. ¡°Italia bella, mondo bello, vita bella, ma per me niente ¨¨ bello come le mie corse e la mia famiglia¡±. Sono passati oramai quasi 20 anni dall¡¯ottobre 2001 quando Kato vinceva sulla Honda NSR 250 la sua undicesima gara nel motomondiale conquistando il titolo della quarto di litro. Poi il gran salto in MotoGP e meno di sei mesi dopo la fine del volo. Ciao, Daijiro. La memoria non muore.
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