Non ¨¨ pi¨´ il tempo dei piloti ¡°privat¡±, Agostini ha cambiato il mondo delle corse in meglio e Valentino ha abbattuto ogni barriera di popolarit¨¤. Adesso serve un personaggio che ne raccolga il testimone
Puntuali come i saldi dopo le feste, a met¨¤ gennaio sono iniziate le presentazioni dei Team che prenderanno parte alla nuova stagione agonistica 2022, in particolare al Motomondiale, con i riflettori puntati sulla MotoGP. Si tratta di squadre ufficiali o ¡°satelliti¡± con moto, piloti, strutture, sponsor di alto livello. A differenza del passato, oggi nel Circus iridato ma anche nei principali campionati nazionali (Civ italiano) e internazionali (Cev spagnolo) ¡ª idem nel Mondiale Sbk ¡ª il corridore ¡°privato¡± non c¡¯¨¨ pi¨´ perch¨¦ tutti i corridori sono ufficiali o supportati da squadre super con moto e strutture semi ufficiali, comunque di grande qualit¨¤ e professionalit¨¤.
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c¡¯era una volta
¡ª ?Nessun pilota partecipante ai mondiali o anche ai principali campionati nazionali arriva pi¨´ in circuito da solo o con l¡¯amico di turno o con la propria compagna in veste di meccanico-tuttofare e con la moto raffazzonata e smontata dentro un¡¯auto sgangherata. Una volta il pilota ¡°ufficiale¡± era l¡¯eccezione: nei Mondiali ai tempi di Giacomo Agostini, da met¨¤ anni ¡¯60 a met¨¤ anni ¡¯70, i corridori italiani accasati si contavano sulle dita di una mano quando, a differenza di oggi con sole tre categorie (Moto3, Moto2, MotoGP), c¡¯erano sei classi (50, 125, 250, 350, 500, sidecar) e in ogni classe partecipavano quaranta e pi¨´ corridori. Certo, anche in questo motociclismo del XXI secolo, non ¨¨ tutto oro quel che luccica, soprattutto in riferimento al business, specificatamente al compenso dei corridori. I grandi campioni con ingaggi da paperoni ¡ª per intenderci oggi un Marc Marquez, ieri un Valentino Rossi e prima un Jorge Lorenzo o un Casey Stoner ¡ª sono rarissimi e, ovviamente, percepiscono (o percepivano) montagne di soldi perch¨¦ ¡°produttivi¡±, cio¨¨ vincenti in pista e corridori-personaggi con l¡¯immagine da star mondiali.
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il cambio di status
¡ª ?Di fatto, solo con la gestione Dorna dai primi anni ¡¯90 (Dorna Sport dal 1998) il Motomondiale ¨¨ diventato sport globale e show business, spettacolare per lo spettatore di ogni continente sui circuiti e davanti alla tv e attraente per l¡¯investitore-sponsor, soprattutto grazie ai ritorni di immagine dovuti alle dirette televisive. Nel motociclismo, comunque, nessun pilota ha mai guadagnato o guadagna oggi quanto gli assi della Formula 1 o per non parlare di altri sport con i vari McGregor, Messi, Ronaldo, Prescott, James, Neymar, Federer ecc. Cifre impensabili nel Motomondiale nella morsa pandemia dove addirittura, specie in Moto3 ma anche in Moto2, vige tutt¡¯ora la regola del ¡°pilota con la valigia¡±. Regola che ¨¨ la base nel Civ e nel Cev, campionati caratterizzati dall¡¯antico adagio: ¡°Pagare moneta, vedere cammello¡±. Proprio ieri l¡¯a.d. di Dorna, Carmelo Ezpeleta, ha ammesso in una intervista che fino al recente passato ¡°Ci sono state persone con tanti soldi che compravano il loro posto in MotoGP, ora non pi¨´¡±. Insomma, anche il pilota con meno talento ma con tanti soldi poteva ¡°comprarsi¡± il suo posto al sole nella classe regina, magari ¡°rubandolo¡± a chi aveva davvero il manico ma non il denaro indispensabile per l¡¯ambito pass. Ezpeleta ha fatto bene a rendere ¡°ufficiale¡± quel che gi¨¤ ben si sapeva su una prassi che mortifica il motociclismo e tutto lo sport limitandosi per¨° alla MotoGP e tralasciando Moto2 e Moto3 (ma anche il Mondiale Sbk) ¨C per non parlare di altri campionati ¨C dove vige tuttora la regola del ¡°pilota con la valigia¡±. Il nodo sta alla radice di come ¨¨ strutturato il motociclismo ai vari livelli, in una piramide dove la passione ¨¨ la ¡°spinta¡± di base per entrare nel giro e avviare il ¡°gioco¡± ma dove sono poi le disponibilit¨¤ finanziarie a sviluppare e a reggere il tutto. Se non hai la valigia, specie ai primi passi, non puoi crescere e salire nei vari campionati. Le eccezioni confermano la regola.
i soldi necessari
¡ª ?Da ci¨° si capisce quanto il motociclismo sia complesso e non certo privo di contraddizioni e di verit¨¤ anche scomode: sport, oltre che (molto) rischioso, anche (molto) costoso. E pi¨´ si sale pi¨´ costa, ma costa tanto anche nei primi gradini dei campionati minori, falcidiando proprio il vivaio, senza il quale non c¡¯¨¨ futuro. D¡¯altronde, i team non sono societ¨¤ di ¡°mutuo soccorso¡± ma imprese a tutti gli effetti, con bilanci entrate-uscite da far quadrare. I confronti sono sempre difficili perch¨¦ ogni situazione, vale anche nello sport e specificatamente nel motociclismo, ¨¨ figlia del proprio tempo e va quindi contestualizzata. ? un fatto, per¨°, che nel motociclismo dal Dopoguerra alla fine dell¡¯era Agostini o gi¨´ di l¨¬ non c¡¯era il fardello del ¡°pilota con la valigia¡±: ognuno s¡¯arrangiava per conto proprio, aiutato da un gruppo di amici o dal proprio Motoclub. Si diventava ¡°ufficiali¡± esclusivamente per le qualit¨¤ dimostrate in pista prima, da privati, grazie ai risultati acquisiti sul campo con mezzi scarsamente competitivi assemblati dopo il lavoro, nel sottoscala o nel garage di casa. Spesso i privati, per arrotondare la diaria, una miseria, correvano nello stesso giorno in pi¨´ categorie alternandosi alla guida delle proprie moto di marche diverse e motori diversi. L¡¯obiettivo era fare risultato, mettersi in mostra. Nei tempi d¡¯oro della MV Agusta, le porte segrete di Cascina Costa si aprivano solo per il pilota ritenuto in quel momento ¡°number one¡±. Se poi il nuovo accasato dei bolidi rosso-argentati non dimostrava subito con i fatti (tempi sul giro e risultati in gara) di essere all¡¯altezza delle aspettative, veniva appiedato e sostituito. E zitti. Quella era la regola non scritta che valeva anche per le altre grandi case italiane e non. Il motociclismo si ¨¨ dovuto sempre misurare con il ricambio di moto (le case entrano ed escono dal giro delle corse in funzione dei propri legittimi interessi imprenditoriali) e di piloti, in pista per pochi anni causa l¡¯et¨¤ o incidenti.
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dopo rossi
¡ª ?Nel 2022, dopo un quarto di secolo, il motomondiale non avr¨¤ pi¨´ allo start Valentino Rossi. La domanda si ripete: la MotoGP subir¨¤ un contraccolpo? Non tanto sul piano agonistico, perch¨¦ oggi in pista non mancano giovani piloti di valore, quanto su quello dell¡¯immagine perch¨¦ il grande motociclismo vive sui grandi duelli fra big consacrati, sul carisma del ¡°campione-star¡±. Comunque, oggi non serve il pilota ¡°clone¡± di un fuoriclasse capace anche di bucare lo schermo televisivo qual ¨¨ stato Valentino ma, casomai, serve un campione vincente, di straordinarie qualit¨¤ in pista e ricco di ¡°originalit¨¤¡± caratteriale e comunicativa. Senza il nuovo ¡°campione-personaggio¡± il motociclismo torna a essere sport di nicchia nella illusoria e falsa logica dei pochi ma buoni. Non si tratta solo di riempire gli spalti di un circuito ma di attirare davanti alla tv milioni e milioni di persone ovunque nel mondo senza le quali la grande macchina delle corse si inceppa e poi salta. Dal Dopoguerra, per oltre un quindicennio, il motociclismo ha avuto grandi campioni, italiani e non, capaci di attirare sui circuiti di mezzo mondo grandi masse di appassionati. Ma ¨¨ stato da met¨¤ anni ¡®60 Giacomo Agostini il primo centauro a comprendere, interpretare e rendere operativa l¡¯efficacia strategica dell¡¯immagine, della comunicazione, del marketing, dello sponsoring proiettando quel motociclismo del Continental Circus con i piloti-tuttofare pieni di passione, dalle tasche vuote e dalle mani unte di grasso, in una nuova dimensione di sport di massa e globale, coerentemente con la rivoluzione della tv e poi di internet nell¡¯odierno motociclismo show-business, dorato ma certo non privo di finzioni, sbavature, eccessi.
il primo maestro
¡ª ?Ad Agostini, non solo per l¡¯autorevolezza dei suoi trionfi in pista, va dato il merito di aver scosso in tutta la sua struttura quel motociclismo statico che tirava avanti vivendo sugli allori, vissuto dai pi¨´ come sport da giro della morte, incapace di aprirsi a un mondo nuovo. Agostini ¨¨ stato il prototipo del corridore-professionista, del corridore-personaggio, antesignano del corridore-star poi interpretato ¡ª con tocchi sublimi ma non senza stonature ¡ª da Rossi. Insomma, i piloti e le corse, anche i grandi piloti e le grandi corse, da sole non bastano per tenere in piedi la baracca di qualit¨¤ e di show. D¡¯altronde, il motociclismo con la moto portata in circuito sul carrello scoperto dell¡¯auto nella logica del ¡°pochi ma buoni¡± ¨¨ una illusione che renderebbe le corse marginali, fino all¡¯estinzione. Il motociclismo ha le sue regole: sport di tecnica, di show e di rischi e ha una propria cultura legata al passato che non si cancella ma che non pu¨° semplicemente ripetersi crogiolandosi nell¡¯amarcord. Non ¨¨ che tornando al motociclismo pi¨´ povero, incentrato su corridori ¡°privati¡± e moto tecnicamente ¡°semplici¡±, si ha un motociclismo migliore (i piloti privati del Continental Circus avevano la passione delle corse ma tutti ambivano a diventare piloti ufficiali su moto Grand prix e i fuoriclasse lo sono diventati) perch¨¦ le corse, casomai, devono anticipare il nuovo, il domani, coerentemente con il mondo che gira. Quel motociclismo romantico di giornate di gloria e di tragedie fa parte della memoria ma non ¨¨ riproducibile oggi dove dominano, oltre la professionalit¨¤ al top, il business che ¨C questo s¨¬ ¨C non deve essere fine a se stesso. Il mitico Continental Circus delle passioni e anche dei lutti va tenuto vivo nella memoria ma consegnato alla storia, nel pieno rispetto del ¡°corridore privato¡±, un gigante oscuro protagonista del motociclismo-leggenda, quasi un eroe donchisciottesco con moglie e figli al seguito sempre in viaggio di circuito in circuito, oggi impensabile in un campionato del mondo abbagliante che comunque resta lo sbocco e il teatro pi¨´ prestigioso di una passione immutata.
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