Il 2 luglio 1921 la prima corsa su uno dei circuiti pi¨´ famosi e suggestivi del pianeta, all¡¯epoca lungo quasi 15 km e con passaggi ancora oggi da brividi, come l¡¯Eau Rouge. Ora la nuova direttrice rilancia il progetto del Motomondiale che manca dal 1990
Non era mai accaduto prima che il Motomondiale si prendesse un periodo di ferie cos¨¬ lungo, dal 27 giugno (Assen) all¡¯8 agosto (Stiria) e che a luglio non si disputasse neppure un Gran Premio, quando in passato questo ¨¨ sempre stato il mese con almeno due o tre round iridati. Dal 1949 al 1990 luglio si ¨¨ sempre aperto con il GP del Belgio disputatosi per lo pi¨´ la prima settimana e sempre sul circuito stradale di Spa-Francorchamps, a eccezione del 1980 (Zolder).
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il compleanno di spa
¡ª ?Proprio in questi giorni ricorre il centenario della prima corsa disputata il 2 e 3 luglio 1921 su un circuito stradale di 15 chilometri tra le cittadine di Francorchamps, Malmedy e Stavelot (il circuito prender¨¤ poi la denominazione ufficiale di Circuito di Spa-Francorchamps), corsa vinta sotto la pioggia e davanti a una manciata di spettatori dal belga Ren¨¨ Kieken nella 350 e dall¡¯inglese Hubert Hassal nella 500. Seguono altre quattro edizioni di scarso successo con pochi corridori e poco pubblico. Poi, il 3 e 4 luglio 1926, con la prova valida per il campionato Europeo, il boom: 200 corridori e 200 mila spettatori! Gare entusiasmanti con i trionfi del belga Ren¨¨ Milhoux nella 175 e degli inglesi Jock Porter nella 250, Franck Longam nella 350, Jimmie Simpson nella 500. Nessun italiano scrive il proprio nome nell¡¯albo d¡¯oro fino all¡¯ultima edizione anteguerra del 1939.
spa italiana
¡ª ?Nella seconda edizione del Motomondiale del 1950 Umberto Masetti (Gilera) ¨¨ il primo italiano a trionfare (classe 500) ripetendosi nel 1952 e nel 1953. Nel 1955 ¨¨ Giuseppe Colnago (Gilera) a vincere nella classe regina. Poi nel 1956 ecco Carlo Ubbiali fare il bis nella 125 e nella 250 sulle MV Agusta, nel 1957 Libero Liberati (Gilera 500), nel 1958 Alberto Gandossi (Ducati 125), ancora Ubbiali (MV 125) nel 1959 e nel 1960 (MV 250). Quindi inizia l¡¯epopea di Giacomo Agostini, primo in 500 su MV dal 1966 al 1973. Nella mezzo litro ¨¨ Marco Lucchinelli a trionfare nel 1981 mentre nella 125 vincono Eugenio Lazzarini (1983), Fausto Gresini (1985), Domenico Brigaglia (1986). Nella classe pi¨´ combattuta di quegli anni, la 250, oltre alle vittorie di Ubbiali (1956 e 1960), gli unici italiani a trionfare sono nel 1971 Silvio Grassetti sulla tedesco orientale MZ, nel 1976 e 1977 Walter Villa sulla Aermacchi Harley-Davidson e nel 1978 Paolo Pileri sulla Morbidelli. Nella ultima edizione disputata nel 1990 i vincitori sono stati Hans Spaan (125), John Kocinski (250), Wayne Rainey (500), Streuer-De Haas nei sidecar.
la spa di allora
¡ª ?I quattordici chilometri e centoventi metri sul vecchio circuito di Francorchamps hanno rappresentato il ¡°giro della morte¡±, la sublimazione del misto veloce, anzi del misto-velocissimo come attestano le medie record che vi si ottenevano, un volo senza respiro per piloti e moto. A chi non ha mai visto dal vivo una corsa del Mondiale di moto a Spa (il TT ¨¨ un¡¯altra storia...) riesce oggi difficile capire non solo cos¡¯¨¨ stato questo circuito ma cos¡¯¨¨ stato quel tipo di motociclismo. Ai tempi del suo massimo splendore erano, come detto, quattordici chilometri e centoventi metri (ridotti poi a 7 Km dal 1979) di impareggiabile sfida per moto e piloti: uno show mozzafiato, esaltante per i corridori in pista e per gli appassionati ai bordi degli infernali saliscendi fra le splendide foreste delle Ardenne, in un paesaggio incantevole, dove (anche per le bizzarrie del meteo) primeggiavano i piloti di gran classe e ¡°da pelo¡± e le moto tecnicamente super. ? sempre stato il circuito con la media sul giro pi¨´ elevata, nel 1969 Agostini su MV Agusta 500 tocc¨° i 210,273 km/h nel giro veloce. E non stiamo parlando di un tracciato piatto con due o tre fettucce raccordate da due o tre curvette di ritorno.
circuito tecnico
¡ª ?Nel Motomondiale di oggi nessun circuito ¨¨ paragonabile sul piano tecnico-agonistico e dello show (ma anche per pericolosit¨¤) a quello delle Ardenne: in parte solo il ¡°vecchio¡± saliscendi di Imola prima della tragedia di Senna e l¡¯attuale sublime Mugello, oltre Phillip Island possono vagamente essere paragonati a Spa-Francorchamps per effetto paesaggistico, con curvoni, saliscendi a manetta da spavento, ma anche con frenate da catapultare i piloti e ¡°esse¡± ventre a terra da serpenti avvelenati. Alla staccata della Source con i piloti impiccati che si aprivano a ventaglio, i freni a tamburo si squagliavano e le forcelle andavano letteralmente ¡°a pacco¡±. Altre staccate ¡°a vita persa¡± avvenivano in fondo al discesone su Malmedy e Stavelot. Da l¨¬, via ¡°a manetta¡± (che dire della Eau- Raidillon?), con i motori dal sublime sound al massimo dei giri per un tempo infinito, una rischiosissima sequenza rasoterra destra-sinistra-destra con i piloti avvinti pi¨´ agli abeti che al manubrio e la folla a due passi, anche a bordo pista. Solamente il vecchio Nurburgring di 22,885 Km poteva tenergli testa! Su quel tracciato batticuore posto nell¡¯impareggiabile scenario delle Ardenne, piloti e pubblico hanno trovato l¡¯essenza tecnico-agonistica e spettacolare del motociclismo de ¡°I giorni del coraggio¡±.
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spa e la sicurezza
¡ª ?Dal 1949 al 1990 a Spa il Motomondiale ha vissuto tappe esaltanti, purtroppo spesso funestate da gravissimi incidenti e anche da tragedie. Ma i vecchi circuiti storici hanno sub¨¬to la logica dell¡¯accetta: alcuni sono stati ¡°eliminati¡± con un colpo di spugna dal giro iridato (Spa, Hockenheim, Salzburgring, Monza, Hockenheim), altri sono stati stravolti (Assen, Imola, Le Mans). Al contempo i nuovi autodromi sono stati pensati e realizzati ponendo giustamente al centro di tutto la sicurezza, spesso adattandola o peggio strumentalizzandola a uso e consumo di altre esigenze, in primis lo show-business. ? possibile trovare un equilibrio fra i circuiti old-time e quelli attuali rendendo le corse pi¨´ ¡°vere¡±? Oggi si riparla persino di un possibile ritorno di qualche gara iridata su circuiti cittadini e lo stesso Marc Marquez si ¨¨ mostrato molto interessato. Con le esperienze di questi decenni e le attuali tecnologie si pu¨° trovare una via di mezzo salvaguardando sicurezza e show per offrire anche qualcosa di nuovo. Ci¨° riguarda non solo circuiti-cittadini ma, all¡¯opposto, circuiti ultra veloci quale il vecchio Spa, dove ancora fa la sua tappa iridata la Formula 1, il round tutt¡¯ora pi¨´ spettacolare agonisticamente e pi¨´ valido tecnicamente. Diceva Niki Lauda: ¡°Quello che trascorri guidando a Spa ¨¨ il tempo meglio ripagato nella vita di un pilota¡±. E Mike Hailwood: ¡°A Spa non corri, sogni. Per¨° perdi i capelli strisciando a 250 Km/h fra le piante della foresta¡±. E Giacomo Agostini: ¡°Ogni circuito ¨¨ speciale ma Spa-Francorchamps ¨¨ pi¨´ speciale di tutti. Dopo aver tagliato il traguardo il cuore ti batte forte per molto tempo e ti chiedi come hai fatto a uscirne vivo. Ma correre qui ¨¨ poesia, esaltazione pura per il pilota e per il pubblico¡±.
e se spa tornasse?
¡ª ?Spa speciale e leggendario, dunque. E, come ogni cosa bella della vita potrebbe tornare di moda, in questo caso ¡ª riadattato ¡ª ricomparire nel calendario della MotoGP dopo l¡¯ultimo round mondiale del 1990 dominato nella 500 da un terzetto di Yamaha con Wayne Rainey davanti a Philippe Ruggia e Eddie Lawson. Tant¡¯¨¨ che un paio di anni fa la nuova direttrice del circuito delle Ardenne, Nathalie Maillet, aveva rilanciato l¡¯idea di ospitare, oltre il GP di Formula 1, una tappa del Motomondiale, una grande opportunit¨¤ anche economica per tutta la regione e per l¡¯intera nazione. Un progetto a lungo termine, ovviamente. Anche perch¨¦ la risposta Dorna, forse con eccessiva fretta, ¨¨ stata subito negativa. Ezpeleta dice no a Spa continuando ad allungare i round iridati e a spostare il Motomondiale dall¡¯Europa al resto del Mondo. Giusto allargare l¡¯orizzonte portando le corse altrove. Ma perch¨¦ cancellare le radici non investendo per ravvivarle? A Liegi e dintorni non intendono mollare la presa certi che la MotoGP torner¨¤ prima o poi a fare compagnia alla Formula 1.
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