Amarcord
Motomondiale, 10 anni fa l'addio alla 250: quante battaglie in pista
Con il 19esimo round di domenica 17 novembre al Ricardo Tormo di Valencia si chiude il Motomondiale 2019 con i titoli iridati gi¨¤ assegnati a Marc Marquez (MotoGP), Alex Marquez (Moto2), Lorenzo Dalla Porta (Moto3). Esattamente dieci anni fa, l¡¯8 novembre 2009, proprio sul circuito di Valencia si disputava per l¡¯ultima volta la gara della Classe 250: non pi¨´ in calendario dal mondiale 2010 dopo 60 anni di storia. Quell¡¯ultima corsa della "duemmezzo" fu vinto da Hector Barbera (Aprilia) davanti ad Alvaro Bautista (Aprilia) e quell¡¯ultimo titolo iridato della "quarto di litro" fu conquistato da Hiroshi Aoyama (Honda) con Hector Barbera (Aprilia) secondo e Marco Simoncelli (Gilera) terzo. Moto da gara impressionanti le ¡°duemmezzo¡± l¡¯essenza della moto da corsa, leggerissime, veloci in curva, tecniche e formative, complicate da portare al limite e con un potenziale enorme, esaltavano il talento dei piloti. Il peso era di circa 80 chili con una potenza di circa 90Cv, oltre il fatidico 1:1 consentivano velocit¨¤ di circa 280 orari e pensate che giravano sul circuito del Mugello in 1¡¯52 tempi da brivido soprattutto se confrontati con le 600 della Moto 2 che solo 10 anni dopo sono riuscite a eguagliarle e superarle nelle prestazioni, pur utilizzando pneumatici pi¨´ performanti e motori quasi tre volte pi¨´ grandi.
La fine della 250 fu decisa della Dorna per chiudere l¡¯epopea dei motori a due tempi (anche la 125 lascer¨¤ due anni dopo il campo alla inedita Moto3 250 mono 4 tempi). Una beffa per una Casa italiana vincente quale l¡¯Aprilia, un ¡°favore¡± alla MotoGP, oramai incontrastata regina del Motomondiale, portato dalle precedenti 6 categorie (50, 80, 125, 250, 350, 500 pi¨´ i side-car) a solo tre classi: MotoGP, Moto3 e Moto2, impropriamente definita ¡°intermedia¡±, in sostituzione della 250.
Il motociclismo sport "di pace"
¡ª ?Dopo 10 anni restano interrogativi e polemiche per aver eliminato una categoria da sempre al vertice sotto il profilo tecnico e agonistico e, se non altro, fucina per i piloti in vista del passaggio nella cilindrata superiore, prima la 500, poi la MotoGP. Nella 250, Case e piloti italiani hanno sempre giocato un ruolo da protagonisti. ? stato proprio un binomio tutto italiano, nel 1949, a fregiarsi del primo titolo iridato della quarto di litro: il superbo stilista e finisseur veronese Bruno Ruffo con, la Guzzi Gambalunghino monocilindrica da 27 CV a 7000 giri da 180 Km/h.
In un Paese uscito distrutto dalla guerra e diviso ideologicamente e per fortuna con gli italiani scesi sulle strade non per proseguire la guerra civile ma per appassionarsi ai duelli fra Coppi e Bartali, il motociclismo ha dato il suo contributo alla ricostruzione e alla riappacificazione anche con le gare in tante citt¨¤ e con i suoi campioni che scaldavano i cuori della tifoseria, dividendola, come in questo caso, fra Bruno Ruffo vessillifero delle moto con le aquile di Mandello e Dario Ambrosini, il suo contraltare con le moto del Leoncino pesarese. Il cesenate Ambrosini, corridore di gran cuore e tecnico certosino, abbandonata agli inizi del 1948 la Casa di Mandello non senza strascichi polemici, port¨° nel '50 l¡¯iride in Casa Benelli trionfando in tre gare su quattro con la ¡°bialbero¡± da 28 CV, oltre 8000 giri, 185 Km/h.
La morte di Benelli
¡ª ?Ma il destino era in agguato e nel 1951, nelle prove del GP di Francia sul perfido triangolo di Albi, l¡¯erede del mitico Tonino Benelli usc¨¬ di pista perdendo la vita e troncando i sogni di gloria della Casa del Leone. Cos¨¬ la Guzzi si ripete nel 1951 sempre con Ruffo e nel 1952 con il lungo e geniale 41enne romano Enrico Lorenzetti. Ed ecco il rientro dei tedeschi con la NSU Sportmax (30 CV, 10.000 giri, 190 Km/h) che con Werner Haas domina nel 1953 (trionfa in cinque GP su sette) e nel 1954 e con Hermann Muller nel 1955, con le cinque gare vinte da cinque piloti diversi: Miller, Surtees, Ubbiali, Lomas, Taveri. Le Case italiane non mollano e rilanciano conquistando il titolo della ¡°duemmezzo¡± per cinque anni consecutivi: quattro con le MV Agusta bicilindriche 4 tempi da 37 CV a 12.500 giri per 220 Km/h (Ubbiali nel 1956, 1959 e 1960, Provini nel 1958); uno con la Mondial mono 4 t.: Cecil Sandford nel 1957. Poi ¨¨ l¡¯inizio dell¡¯invasione gialla con i titoli della Honda quattro cilindri 4 tempi affidata a Mike Hailwood (1961 e 1966 e 1967 con la 6 cilindri da oltre 60 CV a 18.000 giri e oltre 250 Km/h) e a Jim Redman (1962 e 1963) e con quelli della Yamaha bicilindriche 2 tempi con Phil Read(1964, 1965 e 1968 con la quattro cilindri 2 t. a disco rotante da oltre 65 CV a 15.000 giri e oltre 250 Km/h e ancora nel 1971 con la bicilindrica giapponese).
Morini rompe l'egemonia giapponese
¡ª ?Il dominio delle Case del Sol Levante viene intaccato prima dalla bolognese Morini monocilindrica con Tarquinio Provini nel 1963 (titolo perso per un soffio all¡¯ultimo GP) e interrotto dalla Benelli nel 1969, di nuovo campione del Mondo dopo 20 anni, con l¡¯australiano Kel Carruthers. La quattro cilindri pesarese aveva debuttato nel 1962 con il trionfo di Silvio Grassetti a Cesenatico, poi fu rifatta per gli anni esaltanti di Provini e infine per l¡¯epopea ruggente di Renzo Pasolini anche nelle categorie 350 e 500 con moto affidate a Villa, Read, Hailwood, Saarinen. Dal 1970, i nuovi regolamenti punitivi soprattutto per la Benelli impegnata nella realizzazione dell¡¯inedita 8 cilindri 250 4 tempi stravolgono tutto, con riduzione del frazionamento dei propulsori (massimo due cilindri), delle marce eccetera. I giapponesi, con Yamaha e Honda dettano legge, ma l¡¯Italia non cede e torna ai vertici con nuove Case, prima con la Morbidelli, poi con la MBA e infine con l¡¯Aprilia che aprir¨¤ l¡¯era che appunto, si ¨¨ chiusa alla fine del 2009.
Quale ¨¨ stata la 250 pi¨´ ¡°importante¡±?
¡ª ?Se si pensa alla 250 pi¨´ importante non si riesce a trovarne una. Ma nella storia, oltre alle gi¨¤ citate Guzzi e Benelli post belliche, ci sono di diritto la MV bicilindrica, la Morini bialbero monocilindrica, le spagnole Ossa e Bultaco mono 2 tempi, l¡¯Aermacchi monocilindrica aste e bilanceri, la MZ 2T bicilindrica a disco rotante, la Benelli ¡°quattro¡±, la Honda 6 cilindri, la Yamaha 4 cilindri, la Kawasaki bicilindrica, la Morbidelli, poi l¡¯Aprilia. E i piloti? Mike Hailwood (qui 3 titoli su Honda dei suoi 9 totali) sopra tutti, anche se svettano Phil Read (Yamaha) e Max Biaggi (Aprilia) con 4 titoli ciascuno. Seguono Ubbiani, Willa, Mang con 3 titoli, quindi 2 titoli a testa per Redman, Lorenzo, Ballington, Ruffo, Haas, Cadalora, Pedrosa, Lavado, Pons e 1 per Valentino Rossi, Spencer, Capirossi, Sandford, Provini, Braun, Poggiali, Ambrosini, Lorenzetti, Muller, Carruthers, Gould, Saarinen, Lega, Sarron, Kocinsky, Harada, Jacque, Kato, Melandri, Simoncelli, Aoyama. I pi¨´ vittoriosi in gara? Mang (33 vittorie), Biaggi (29), Read (27), Cadalora (22), Villa W. (20), Lavado e Ballington (17), Provini e Rossi (14) ecc.
Italia in testa
¡ª ?L¡¯Italia, con i suoi piloti, ¨¨ in cima alla classifica 250 con 22 titoli iridati vinti davanti alla Gran Bretagna (9 titoli), alla Germania (7), alla Spagna (6), Giappone e Francia (3), Stati Uniti, Rhodesia, Sudafrica, Venezuela (2), Australia, San Marino, Finlandia (1). Fra gli italiani, oltre ai gi¨¤ citati, non si pu¨° non ricordare piloti di grande valore, campioni senza corona ma protagonisti nella 250 di corse e di stagioni indimenticabili: da Walter Villa a Mario Lega tutti campioni del mondo in quella classe, scontratisi proprio in 250 il primo sulla Harley mentre Lega guidava una Morbidelli.
E poi senza scordare i vari Silvio Grassetti, Gilberto Milani, Bruno Spaggiari, Angelo Bergamonti, Loris Reggiani, Graziano Rossi, Franco Uncini, Virginio Ferrari, Marco Lucchinelli, Giuseppe Visenzi, piloti dotati di grande talento e grande passione che correvano e vincevano in anni in cui il professionismo nel mondiale era ancora un miraggio e che sostenevano molte difficolt¨¤ per poter partecipare alle gare del mondiale. Impossibile non ricordare poi gli anni d¡¯oro della 250 con il pluricampione del mondo della categoria Luca Cadalora, e ancora Loris Capirossi che port¨° al debutto il progetto Aprilia 250 poi rivelatosi vincente in modo schiacciante e che ha avuto il suo maggior testimone in Max Biaggi e i suoi mirabili rivali come Doriano Rombano, Pierfrancesco Chili, Loris Capirossi e Ralf Waldmann.
Epopea italiana continuata gli anni successivi con Roberto Lotelli, Manuel Poggiali, Valentino Rossi, Marco Simoncelli e Stefano Perugini, tutti ad alimentare la fortissima armata Aprilia in 250 con i suoi titoli mondiali a ripetizione. Nella 250 tanti anche gli spagnoli da Barbera a Lorenzo senza scordare il nostro Andrea Dovizioso e tanti altri che hanno dato lustro e reso epiche le battaglie in questa classe. La storia della 250 finisce qui.
? RIPRODUZIONE RISERVATA