la storia
Motomondiale, quando le corse cominciavano a Modena con sfide da paura
Superato il mese di gennaio, il motociclismo esce dal suo letargo invernale pronto a riaccendere i motori in vista dei test che anticipano l¡¯avvio della nuova stagione agonistica. Il permanere del Coronavirus condiziona tutt¡¯ora i programmi del 2021 imponendo un¡¯altra stagione anomala, con calendari provvisori, posticipi e cancellazioni. Dal Dopoguerra, mai il motociclismo ¨C alla pari di tutto lo sport e dell¡¯intera societ¨¤ - si era trovato ad affrontare simili problemi, sempre pronto, dopo il giro di boa di fine gennaio, al conto alla rovescia rispetto alla data del 19 marzo, San Giuseppe, giorno della prima corsa a Modena che, almeno dal 1961 al 1975 apriva la nuova stagione internazionale delle gare di velocit¨¤ di motociclismo denominata Mototemporada.
all¡¯indietro
¡ª ?Le corse erano iniziate ben prima, agli inizi del Novecento: la prima edizione del Tourist Trophy ¨¨ del 1907; quella del Circuito del Lario del 1921; quella di Monza e del Bol D¡¯Or del 1922; nel 1901 nasceva il Giro automobilistico d¡¯Italia aperto anche alle moto che correranno da sole nel primo Circuito d¡¯Italia del 1914; nel 1919 partiva la ¡°Freccia del Sud¡± diventata dal 1932 per volont¨¤ di Mussolini la ¡°Milano-Napoli¡± e quindi la ¡°Milano- Taranto¡±, la Gran fondo di 1.283 Km.
motomania
¡ª ?Agli albori del ¡®900 fiorivano corse di moto ovunque, come quelle del 1905 all¡¯ippodromo di Pesaro, a due passi dal mare. Cos¨¬ come, dopo il 1945, si correva ogni domenica in tanti circuiti cittadini fra ali di folla desiderose di dimenticare la tragedia bellica e di ricostruire il futuro. Bordi delle strade traboccanti di gente ovunque dal 1953 per il passaggio dei centauri del primo ¡°Motogiro d¡¯Italia¡± di 3.000 Km da farsi a manetta in sei tappe, su motociclette mitiche con fanale coperto dal numero di partenza e targa piegata. In quello stesso 1953, il 25 aprile, si inaugura con il Gran Premio Coni il circuito di Imola che dal 1954 diventa Coppa d¡¯Oro Shell, una rivoluzione voluta da Checco Costa: arrivano i grandi campioni stranieri attirati da ingaggi dorati e arrivano i grandi sponsor supportati dal tam-tam mediatico. Il round del circuito del Santerno vale di per s¨¦ un titolo mondiale dando il via a quella Mototemporada tricolore che dal 1960 diventer¨¤ anteprima del Mondiale e chiusura della stagione internazionale, partendo da Modena per proseguire a Cesenatico, Imola, Genova, Siracusa, Ospedaletti, Riccione, Cervia-Milano Marittima, Rimini, Pesaro, Vallelunga, Zingonia, Pergusa. I vari Duke, Surtees, Hocking, Saarinen e compagnia potevano anche disertare una tappa iridata ma non mancare ai round pi¨´ prestigiosi del ¡°tricolore¡± misurandosi con i tanti nostri campioni, per lo pi¨´ assenti nell¡¯iride ma tutti presenti specie nella tappa centrale del Santerno a Imola e in quella di apertura della Ghirlandina a Modena.
epopea
¡ª ?Nell¡¯esaltazione di storici duelli (Liberati-Duke, Surtees-Hocking, Ubbiali-Degner, Provini-Grassetti, Hailwwod-Agostini, Agostini-Pasolini, Agostini-Read, Saarinen contro tutti), fra spettacolari edizioni trionfali e flop e anche giornate tragiche segnate da lutti, il motociclismo resiste e reagisce alla devastante crisi generale del settore di quegli anni: nasce il motociclismo ¡°nuovo¡± antesignano della ¡°corsa-spettacolo¡±, dell¡¯odierno motociclismo show-business. La Mototemporada emiliano-romagnola (allargata geograficamente) era ¨C come gi¨¤ scritto ¨C un tour pre-mondiale e, oltre ai piloti big del mondiale (stranieri e italiani), contava sulla forte presenza di Case Made in Italy quali MV Agusta, Benelli, Morini, Bianchi, Aermacchi, Mondial, Ducati, Villa, MotoBi, Paton, Linto, Parilla, Rumi (prima anche Moto Guzzi e Gilera e poi Morbidelli, Minarelli, MBA, Sanvenero, Aprilia): una presenza che garantiva qualit¨¤ tecnico-agonistica, show, presenza e tifo da stadio.
un paese a motori
¡ª ?Il valore di quel tour rombante andava oltre l¡¯aspetto tecnico e agonistico, diventando l¡¯espressione di una epopea di corse ineguagliabile e affascinante quanto indimenticabile. Ogni volta si consumava un rito: appassionati di ogni dove e di ogni et¨¤ ¨C famiglie intere ¨C con il vestito della festa e piadine e vino e salsicce e fritture in quantit¨¤, invadevano i viali cittadini, gli spalti delle tribune improvvisate. Sin dalla notte, si tiravano su postazioni, si alzavano bandiere e stendardi con i nomi dei propri beniamini e delle marche delle grandi Case presenti con i loro bolidi. Fra rombi acuti nei box di tavole e di tubi innocenti e odori delle grigliate, fra applausi e sfott¨°, era festa di popolo, ancor prima di essere festa in pista. Era questo, con il pathos per le tante cadute, il motociclismo dei Giorni del coraggio. A Modena, le corse si svolgevano in uno scenario particolare, splendido e maestoso, nello spettacolare autodromo (aerodromo, in quanto sede di aeroporto) proprio nel cuore della citt¨¤, all¡¯ombra della stupenda e imponente Ghirlandina: un maxi stadio con vista sull¡¯intero tracciato. Solo in quel circuito emiliano era possibile osservare l¡¯intero percorso seguendo in tempo reale le battaglie dei propri beniamini, senza perdere neppure un metro. Una storia indimenticabile con pagine di grandi corse, dalla prima del 1961 con le vittorie di Franco Farn¨¨ (Ducati) nelle 125, Provini (Morini 250) e Liberati (Gilera 500). Modena ¨¨ stata per un quindicennio uno dei simboli della Mototemporada tricolore, la belle ¨¦poque di un motociclismo vissuto come una fede, fatta di grandi rischi, rivalit¨¤, passioni, capace di segnare un¡¯epoca oltre i propri confini, oltre lo sport.
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