L'aneddoto
Suzuka '63: Provini da solo nella "tana del lupo"
Al quart'ultimo round del Motomondiale 2019 domenica 20 sul circuito giapponese di Motegi partecipano complessivamente 25 piloti italiani: 10 in Moto3, 9 in Moto2, 6 in MotoGP. Di questi solo uno, Lorenzo Dalla Porta, ¨¨ in testa alla classifica iridata nella classe cadetta. Un altro, Andrea Dovizioso, punta a consolidare il secondo posto nella classe regina e altri due, Danilo Petrucci e Valentino Rossi, lottano per il terzo posto. Nella categoria di mezzo, solo Luca Marini e Lorenzo Baldassarri possono ambire a una posizione sul podio finale. Fra i GP disputati nella terra del Sol Levante resta indimenticabile il primo, quello di 56 anni fa, precisamente il 10 novembre 1963, decimo e ultimo round dell¡¯anno, quando partecip¨° un solo italiano: Tarquinio Provini sulla Morini 250. Sul nuovo e maestoso circuito di Suzuka il 30enne piacentino si giocava il titolo di campione del Mondo della 250, la categoria allora tecnicamente e agonisticamente pi¨´ importante e seguita. Era l¡¯atto finale di uno scontro titanico fra Davide e Golia, non tanto rispetto ai piloti della infuocata contesa, tutti fior di campioni (Redman, Provini, Ito, Robb, Taveri, Sunako, Shepherd, Hailwood, Takahashi, Read, Grassetti, Anderson, Findlay e, ultimo arrivato nella tappa italiana di Monza per dare manforte a Provini, il debuttante Giacomo Agostini), quanto rispetto alle Case in campo. Da una parte, la "minuscola" Morini con la sua monocilindrica 250 bialbero 4 tempi dominatrice da tre stagioni in Italia ma solamente nel ¡®63 ai vertici mondiali con il primo trionfo iridato di Provini al Monjuich, dall¡¯altra il colosso Honda con le sue pluricilindriche, poi affiancate dalle altre Case quali Yamaha e Suzuki, cui seguiranno Kawasaki e Bridgestone. Lo scontro non riguardava solamente il potenziale economico e industriale, il lato tecnico delle moto e quello in pista fra i piloti: c'era una diversa filosofia imprenditoriale rispetto al prodotto moto e al significato e al ruolo delle competizioni.
La sfida di Morini
¡ª ?Alfonso Morini, gi¨¤ bel pilota a cavallo degli anni ¡¯20 e ¡®30 e poi eclettico industriale venuto dalla gavetta, ardente appassionato quanto inamovibile conservatore: ¡°meno pezzi ci sono nel motore, meno se ne rompono¡±, era poco propenso a disputare il Motomondiale perch¨¦ per lui l¡¯obiettivo era quello di dominare in Italia, cio¨¨ nel mercato di riferimento della sua azienda. Ma, si sa, l¡¯appetito vien mangiando. Con un pilota dal valore di Tarquinio Provini (passato nel ¡¯61 alla Casa bolognese dopo gli allori del Motogiro, i titoli nella categorie juniores, i tanti successi nel tricolore, i due mondiali vinti con Mondial e MV Agusta: ¡°Me ne hanno fatti perdere altri cinque: 3 alla MV, 1 alla Mondial, 1 alla Morini¡± ricordava Provini col rospo nel gozzo) capace di fare la differenza in pista e anche di sviluppare la ¡°duemmezzo¡± monocilindrica fino a tenere tutti dietro nelle gare italiane col timbro internazionale e a ben figurare nelle due corse mondiali disputate nel ¡®62 (terzo ad Assen, secondo a Monza), il patron della Casa bolognese decise di affrontare la sfida del Motomondiale.
Un successo
¡ª ?A dire il vero fu sempre Provini, con il supporto delle colonne del reparto corse Lambertini, Biavati, Scagliarini, a spingere il sempre riluttante Commendatore, per crederci davvero e darci davvero dentro, senza risparmio di risorse, lavorando di cesello nei pi¨´ minimi dettagli del motore e del telaio, fino a portare quasi alla perfezione quel gioiello denominato poi dagli inglesi ¡°la monocilindrica pi¨´ veloce del mondo¡±. Un titolo del tutto meritato e di tutto rispetto ma ¡ ¡°restrittivo¡± in quanto la bella e filante 250 bianca con le striature laterali rosse, pi¨´ volte baston¨° anche le pluri frazionate bicilindriche e quadricilindriche a due e a 4 tempi di lingua italiana, tedesca, inglese, francese, spagnola, giapponese.
Stagione clou
¡ª ?Cos¨¬ si giunge alla stagione clou, quella del 1963. Gi¨¤ tecnicamente, era uno scontro impari. Dal debutto trionfale con Emilio Mendogni e Giampiero Zubani nel GP di Monza 1958 al 1963, la monocilindrica Morini 250 bialbero 4 tempi aveva fatto passi da gigante: dai 108 Kg di peso e dai 32 CV di potenza a 10.500 giri con una velocit¨¤ di oltre 210 Kmh si era ridotto il peso sui 90 Kg e portata la potenza sopra i 38 CV a oltre 13 mila giri (¡°Ma io tiravo anche fino a 14 mila e passa!¡± ¨C sveler¨¤ anni dopo Tarquinio) con una velocit¨¤ oltre i 230 Kmh. Le nuove Honda 250 4 cilindri di Redman, Robb, Taveri, Takahashi superavano i 46 CV e i 240 Kmh; 48 CV a 12 mila giri per le nuove Yamaha bicilindriche 2 tempi di Read, Ito, Sunako, Hasegawa; mentre proprio a Suzuka le debuttanti quattro cilindri 2 tempi a disco rotante Suzuki raffreddate ad acqua superavano i 54 CV e i 250 Kmh; la Benelli, l¡¯unica 4 cilindri 250 europea alla sua seconda stagione con Silvio Grassetti, superava i 45 CV ad oltre 15 mila giri e 240 Kmh). L¡¯arma vincente della moto bolognese, oltre al valore aggiunto rappresentato dal pilota, era la maneggevolezza. Negli ultimi mesi del ¡¯62 e nei primi mesi del ¡¯63, nel nebbione della Brianza, Provini ¡°consum¨°¡± la pista monzese mettendo a punto il telaio come fosse un orologio: ¡°Un lavoro meticoloso e instancabile ¨C dir¨¤ ancora l¡¯asso di Cadeo ¨C che port¨° a una moto eccezionale, con una tenuta di strada incredibile: in curva la buttavi gi¨´ fino a toccare l¡¯asfalto e tornava dritta da sola¡±.
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Tutto vero. Nel ¡¯63 il binomio Provini Morini mieteva successi dopo successi, prima nella Mototemporada tricolore poi nelle prime due gare iridate al GP di Spagna (Montjuich) e al GP di Germania Ovest (Hockenheim). Honda e le altre Case giapponesi vacillano. Il binomio italiano adesso crede nell¡¯impresa di conquistare l¡¯iride ed ¨¨ pronto al ¡°tris¡±. Ma arriva la prima doccia gelata. Nel GP di Francia del 2 giugno sul circuito di Clermont Ferrand la 250 viene annullata e l¡¯equipe ¡°gialla¡± festeggia il mancato pericolo. Non basta. Subito dopo ecco il primo gravissimo errore della Casa bolognese: il forfait al TT dell¡¯Isola di Man per una trasferta ritenuta dall¡¯azienda emiliana troppo costosa e la conseguente vittoria di Redman. Si torna alla successiva gara in Olanda di Assen dove Provini, gi¨¤ con un diavolo per capello per essere stato costretto a saltare il TT, viene trascinato a terra da Tommy Robb e costretto a un furibondo inseguimento, finendo terzo dietro al rodesiano ancora primo e a Ito, secondo.
Ancora terzo al GP del Belgio a Spa e secondo dietro a Redman all¡¯Ulster, al GP Germania Est del Sachsenring arriva per l¡¯italiano la seconda mazzata, di fatto un nuovo madornale errore. Per assurde pastoie burocratiche, cio¨¨ per il mancato visto sul passaporto, Provini e la squadra vengono fermati a Praga e costretti al rientro in Italia, saltando la corsa. Un mese dopo la rivincita al GP delle Nazioni a Monza: Tarquinio domina su Redman ripetendosi il 6 ottobre nella trasferta argentina a Buenos Aires. Infine il 10 novembre la ¡°bella¡±, con la finalissima nella ¡°tana del lupo¡±, il duello all¡¯Ok Corral fra l¡¯italiano dal nome e dal viso di uno dei sette Re di Roma e il lungo rodesiano dal cipiglio del gladiatore. Ma i problemi non sono finiti.
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Addirittura, alla vigilia, Morini ¨¨ indeciso se affrontare la trasferta in Giappone, causa i costi. La Federazione motociclistica corre in aiuto contribuendo alle spese e Provini, novello samaritano, passa alla Casa il proprio ingaggio. Il centauro piacentino arriva stremato a Suzuka e corre con un febbrone causato da un forte mal di orecchie. Primo Redman. Poi le due Yamaha di Ito e Read che chiudono a Provini anche la porta del podio. Addio mondiale! I 150 mila esultano ma invocano il nome dell¡¯asso italiano. Con i se non si fa la storia.
Ma in quel mondiale perduto per due punti (44 a 42) Provini (quattro vittorie, un secondo e un quarto) non ¨¨ stato sconfitto in pista: la cancellazione per nebbia del GP di Francia, il forfait per i costi della trasferta al TT e il forfait per il mancato visto d¡¯ingresso al Sachsenring, sono stati decisivi. Resta anche un ultimo interrogativo: e se negli ultimi due GP in Argentina e in Giappone la Morini avesse mandato con Provini anche il giovanissimo Agostini dopo il probante debutto monzese? Comunque, fu Tarquinio il vincitore ¡°morale¡± di quella indimenticabile stagione, l¡¯ultima storica sfida del campionissimo emiliano.
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Provin¨¬ cap¨¬ che il monocilindrico 250 (anche quello straordinario della Morini) non aveva pi¨´ chances rispetto alle moto Grand Prix spinte dai propulsori super frazionati e dopo Suzuka accett¨° l¡¯offerta di passare alla Benelli dove rigir¨° come un calzino la duemmezzo 4 cilindri gi¨¤ di Silvio Grassetti rendendola altamente competitiva e vincente, fino all¡¯obiettivo finale del titolo mondiale raggiunto nel 1969 con l¡¯australiano Kel Carruthers. Ma questa ¨¨ un¡¯altra storia. Tarquinio Provini, con il suo talento, il suo modo di battersi alla garibaldina, il suo carisma, lascia una traccia indelebile nel motociclismo de ¡°i giorni del coraggio¡±, grande fra i grandi.
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