? stato uno dei piloti pi¨´ forti negli anni Settanta e Ottanta, idolo in 500 per il suo stile aggressivo e senza paura. Travolto da un furgone mentre era in bicicletta, inutile l¡¯intervento chirurgico per tentare di salvargli la vita
Motociclismo in lutto per la scomparsa di Antonio Plus Maria van Dulmen, conosciuto come Boet van Dulmen, fra i piloti pi¨´ forti del Mondiale 500 degli anni ¡¯70 e ¡¯80, particolarmente noto anche in Italia per essere stato negli anni ¡®70 fra i protagonisti delle 200 Miglia di Imola. L¡¯ex campione olandese era in bicicletta quando ¨¨ stato travolto incidentalmente da un furgone. Trasportato subito in ospedale ¨¨ stato sottoposto a intervento chirurgico ma per l¡¯ex centauro 73enne non c¡¯¨¨ stato nulla da fare.
chi era van Dulmen
¡ª ?Boet era nato il 19 maggio 1948 nel villaggio di Ammerzoden lungo la Mosa e sin da ragazzo aveva fatto diversi lavori, dai campi al fiume al mare, preferendo poi, dopo aver guidato trattori e soprattutto camion, l¡¯officina di un amico dove impar¨° prima la tecnica del meccanico e poi, per gradi, l¡¯arte di correre in motocicletta in varie discipline, infine nella velocit¨¤. Sin dalle prime apparizioni in circuito, su su in carriera fino al motomondiale a met¨¤ degli anni ¡¯70, van Dulmen si fece notare per la sua guida irruente ¡°a vita persa¡± e per il suo atteggiamento da ¡°duro¡± in corsa e fuori. Boet, sulla linea dello start, aveva un viso particolarmente aggressivo, paragonato a gente del calibro di Ray Amm ¡°todesengel¡± l¡¯angelo della morte e di Gary Hocking il rhodesiano ¡°di gelo¡±, entrambi periti in corsa. Non era, quello del corridore olandese, un atteggiamento, ma un modo di interpretare le corse perch¨¦ diceva: ¡°In pista devi essere una canaglia, per vincere, altrimenti canaglia ¨¨ il tuo avversario e vince lui¡±. Poi, tagliato il traguardo, il viso di Boet si rasserenava e il giovane olandese tornava a essere il bravo ragazzo che nel suo paese tutti volevano bene e apprezzavano per il suo altruismo e la sua bont¨¤ d¡¯animo.
la carriera
¡ª ?Fu cos¨¬ che ad Ammerzoden, per riconoscenza dei suoi 12 anni di motomondiale, proprio lo scorso anno gli ¨¨ stato dedicato un busto bronzeo in suo onore, con grandi feste dove l¡¯ex campione ha persino fatto un giro in sella alla sua Suzuki RG 500 4 cilindri con la quale nel 1979 ad Imatra aveva vinto il suo unico Gran Premio mondiale battendo niente meno che due fuoriclasse quali Barry Sheene e Randy Mamola. Gi¨¤, perch¨¦ Boet non era un pilota qualsiasi, avendo fatto parte del tris d¡¯assi olandesi assieme a Wil Hartog e Jack Middelburg, tutta gente che in quegli anni se le davano di santa ragione incutendo timore a tutti gli avversari, nessuno escluso a cominciare da Giacomo Agostini. Boet, la moto ufficiale l¡¯aveva avuta solo a met¨¤ della stagione 1974, dalla MZ, quando era stato chiamato dalla tedesca orientale MZ a sostituire nella 250 e 350 Silvio Grassetti, messo ko dall¡¯incidente in prova di Spa-Francorchamps. Purtroppo, a differenza dell¡¯asso pesarese che sulle bicilindriche 2 tempi tedesche era stato protagonista nei mondiali dal 1971 al 1974 vincendo due Gran Premi e salendo pi¨´ volte sul podio, Boet fece solo brutte figure, non giungendo mai sul traguardo in entrambe le stagioni 1974-75 in entrambe le categorie duemmezzo e treemmezzo. Cos¨¬ torn¨° alle sue moto privat ¡°di lusso¡±, specie Yamaha 250 e 350 e Suzuki 4 cilindri 500. Come altri piloti dell¡¯epoca, Boet passava da una moto all¡¯altra: Suzuki, Yamaha, Cagiva, Honda, oltre le MZ Casa.
gli incidenti di van dulmen
¡ª ?Troppe volte fermo al box e troppe volte fuori pista e all¡¯ospedale dopo incidenti, alcuni anche pesanti, non gli consentono di tradurre in risultati la sua classe e anche le sue capacit¨¤ tecniche. Il suo miglior risultato finale nel mondiale (500) ¨¨ il sesto posto 1979 con la Suzuki (3¡ã ad Assen e ad Anderstop) oltre i podi in singole gare sempre nella 500 (nel 1981 su Yamaha 2¡ã in Olanda e in Svezia). ¡°Io corro soprattutto per dare spettacolo¡±, diceva Boet dopo l¡¯ennesimo ritiro per cause tecniche o per cadute e in quanto a spettacolo non era secondo a nessuno, con numeri che spesso gli costavano caro non solo per la classifica ma anche fisicamente. Boet era sicuramente un corridore molto amato in ogni nazione: non solo ad Assen dove c¡¯erano tribune piene di suoi fans ma anche in altri circuiti, in particolare Svezia e Finlandia ¨¨ soprattutto a Imola, dove si era particolarmente distinto nelle 200 Miglia alla fine degli anni ¡®70 con le Suzuki 750, il bolide che amava di pi¨´ perch¨¦ ¡°A me piacciono le moto da corsa di peso, con tanti Cv e tanta velocit¨¤ cos¨¬ che si arriva prima sul traguardo¡±. A Imola, alla vigilia della gara, amava fare a piedi il circuito e intrattenersi alla Rivazza e alla Tosa con i fan apprezzandone, oltre i complimenti, la piadina e il Sangiovese.
il romantico pilota
¡ª ?Con Hartog e Middelburg, Boet allungava le notti (anche prima della corsa) non solo per finire di mettere a posto i suoi bolidi ma per salutare con ripetuti brindisi l¡¯alba in arrivo, spesso svegliando ¡°nemici¡± quali Barry Sheene (ma anche gli italiani e il ¡°clan¡± degli americani) con i quali poi avrebbe proseguito il meeting in pista. Un mondo di corse che, nel bene e nel male, non c¡¯¨¨ pi¨´. Da tempo Boet, sempre con la sigaretta in bocca, girava per lo pi¨´ a piedi o in bicicletta perch¨¦, diceva: ¡°Sulle strade di oggi vanno tutti come matti e ti buttano sotto¡±. Gi¨¤. Che la terra ti sia lieve, Boet, ¡°zingaro¡± di classe di un motociclismo che non c¡¯¨¨ pi¨´.
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