Langer, 40 anni di Masters: "Non mi sono ancora stancato. Il segreto? ? come un puzzle"
Arriva ad Augusta e davanti alla porta di casa rivive i suoi 40 anni di Masters raccontati a fumetti da un’artista locale. Non su un muro o una tela, ma sulla carrozzeria di un’auto. Un omaggio speciale di Mercedes per festeggiare Bernhard Langer, il campione che ha accompagnato sui campi di tutto il mondo per tanti anni. Cinquanta di carriera (passava professionista nel 1972) e 119 titoli conquistati in tutti i continenti (tra cui 40 nel circuito europeo e 3 negli States). Nel 2002 ¨¨ entrato nella Hall of Fame con il suo carico di successi. Primo numero uno al mondo quando il World Ranking fu avviato nel 1986, non ha accusato la svolta dei 50 anni continuando implacabile a vincere tra i seniores (43 volte), migliore della stagione sul Champions Tour per un record di sei volte. Oggi ad Augusta ¨¨ il pi¨´ anziano del field, a 64 anni. Stavolta non ha passato il taglio (76, 76, +8 nelle prime 36 buche), ma poco importa.
Longevo, sempre ad alto livello, qual ¨¨ il segreto? "Come in un puzzle ¨¨ la combinazione di tanti pezzi - dice - Un buon Dna, un fisico atletico e un talento speciale per lo sport, tutti gli sport: calcio, sci, tennistavolo, atletica. Correvo veloce, lanciavo la palla lontano, avevo un’ottima coordinazione, mi piaceva e riuscivo bene. Ma non basta, occorrono lavoro e dedizione sotto tutti gli aspetti, ti servono un buon coach, un bravo caddie e una solida famiglia, devi affrontare alti e bassi, superare questi ultimi e imparare dagli errori, come nella vita".
fisico asciutto
¡ª? ancora asciutto il fisico, ma mai avuto un nutrizionista, "faccio da me, non bevo e non fumo, ma adoro tutti i dolci". Nell’incredibile palmares di Bernhard Langer (dove non mancano anche due titoli italiani, a Firenze nel 1983 e Gardagolf nel 1997) un posto speciale ¨¨ riservato al Masters. Da quella prima volta nel 1982, Langer lo ha giocato 38 volte, per 130 round ed esattamente 9459 colpi prima di rigiocare ad Augusta in questi giorni. Due giacche verdi nell’armadio, 1985 e 1993. Se, come ogni giocatore sostiene, l’esperienza ad Augusta gioca un ruolo importante nello score, chi meglio del pro tedesco pu¨° aver carpito i segreti di questo tracciato e maneggiato meglio di altri la formula vincente?
Eccola nelle sue parole. "Tornare qui tante volte aiuta a capire come attaccare le diverse posizioni di bandiera, tassativo piazzare la palla sotto la buca per avere un putt meno complicato in salita. E poi bisogna sbagliare dalla parte giusta per darsi una chance di recupero, ma non ¨¨ semplice. Il campo ¨¨ cambiato tanto dagli anni ‘80 e ‘90, allora non c’era rough, solo fairway e alberi; ci¨° che contava era piazzare il secondo colpo. Poi hanno aggiunto migliaia di piante e dal rough ¨¨ pi¨´ complicato fermare la palla sul green, dunque il primo colpo ¨¨ diventato pi¨´ difficile quanto fondamentale. Naturalmente l’evoluzione del golf ha regalato anche una miglior lettura del campo grazie a caddie molto professionali e a mappette create ad arte con i gps, ma nulla sostituisce la sensibilit¨¤ che devi avere qui".
diecimila colpi
¡ªQuasi diecimila colpi ad Augusta, il pi¨´ bello? "La domenica del Masters 1993, il mio secondo titolo, alla buca 13 (par 5) ho giocato un magnifico drive e poi il ferro 3 pi¨´ bello della mia vita, sull’acqua, a cinque metri dall’asta. Ho imbucato per l’eagle e ho incrementato il vantaggio verso la vittoria". Per la cronaca, in bacheca Bernhard Langer espone 11 vasi di cristallo che corrispondono ad altrettanti eagle ad Augusta. Parlando di buche, "la mia favorita ¨¨ proprio la 13, magnifica alla vista mentre cammini in mezzo al fairway (1600 azalee a bordo campo, ndr.), esattamente come dev’essere una buca, che presenta rischi e ricompense, che premia il bel colpo e punisce l’azzardo. Qui devi decidere se giocare prima del Rae’s Creek, il fiumiciattolo che l’attraversa davanti al green, oppure attaccare. Dall’eagle al disastro ¨¨ un attimo". Le pi¨´ difficili? "Posizioni delle bandiere e vento le rendono tutte complicate; in particolare 4 e 5, ma anche 17 e 18 che per me sono molto lunghe".
la cena
¡ªFuori campo invece, qual ¨¨ il momento speciale di questa lunga esperienza? "Sicuramente il Champions Dinner del marted¨¬ sera, tanti campioni insieme per qualche ora, si crea un legame, una bella cena e un drink con tante storie di golf, si parla di Masters ma anche di famiglia". Poi il campione tedesco ricorda con orgoglio i suoi menu. "La prima volta ho voluto cambiare la percezione della cucina tedesca, che non piace a nessuno: wedding soup (molto saporita, con carne e verdura), pollo marinato con spetzli e una strepitosa forrest cake. Ad Augusta ogni cosa viene preparata alla perfezione. Nel 1993 invece, vivevo negli Stati Uniti e ho proposto il mio piatto americano preferito, il menu del Thanksgiving Day con tacchino ripieno".
due trionfi
¡ªDue Masters e due piazze d’onore all’Open Championship, ma performance molto diverse negli altri due major. Ecco perch¨¦: "Nei miei anni migliori lo Us Open presentava condizioni estreme, con rough alto e fitto intorno ai green, in Europa non eravamo abituati. Ho visto par 3 da ferro 7 dove nessuna palla rimaneva in green, o bandiere dove la pi¨´ vicina era a dieci metri, anche se l’avevi colpita perfettamente; mi capitava di non riuscire a passare un ostacolo col drive in un par 4, quindi erano due legni 3 e rimanevano ancora trenta metri. In una parola erano campi decisamente ingiusti. Senza senso". Cinquant’anni dopo essere passato professionista nel 1972, ¨¨ sempre pi¨´ innamorato del golf. "? uno sport da gentlemen giocato secondo le regole, non ce n’¨¨ un altro cos¨¬: se muovo la palla chiamo un arbitro e mi faccio dare due colpi di penalit¨¤, dove altro succede?".
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