Proprio poche ore fa, a Isola 2000, circondato dai suoi affetti pi¨´ cari e buttando gi¨´ le Haribo a manate, Tadej Pogacar scuoteva la testa e diceva cannibale no, "cannibale non mi piace, i cannibali mangiano i loro simili, cannibale ¨¨ una brutta parola, io non sono mica cos¨Ź". E ventiquattrĄŻore pi¨´ tardi eccolo mangiarsi il povero Jonas Vingegaard, che a forza di ammiccare col braccio per chiedergli di collaborare mentre salivano verso il Col de la Couillole aveva sempre pi¨´ lĄŻaspetto di un uccellino con unĄŻala rotta. Attenzione. Non stiamo dicendo che Pogacar dovesse lasciar vincere Vingegaard: tra campioni i regali non esistono, e come ci ha detto Urska Zigart una volta, "noi festeggiamo ogni vittoria come se fosse lĄŻultima, perch¨Ś non sai mai cosa possa succedere nella vita". I regali si fanno agli amici per il loro compleanno, non ai rivali sullĄŻultimo arrivo in salita del Tour. Questo ¨¨ giusto, ¨¨ addirittura lĄŻessenza dello sport. Ma ci sono regole non scritte che andrebbero rispettate, e nella sua onnipotenza oggi Tadej Pogacar ¨¨ stato pi¨´ cannibale del solito.
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Pogacar cannibale: ok sbranare, ma quello sprint senza tirare...
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