Pogacar cannibale: ok sbranare, ma quello sprint senza tirare...

"Il soprannome 'cannibale'? Non mi piace, quelli mangiano i loro simili" ha detto lo sloveno. Eppure, nel finale, il collega danese avrebbe meritato almeno uno sguardo...

Proprio poche ore fa, a Isola 2000, circondato dai suoi affetti pi¨´ cari e buttando gi¨´ le Haribo a manate, Tadej Pogacar scuoteva la testa e diceva cannibale no, "cannibale non mi piace, i cannibali mangiano i loro simili, cannibale ¨¨ una brutta parola, io non sono mica cos¨¬". E ventiquattr¡¯ore pi¨´ tardi eccolo mangiarsi il povero Jonas Vingegaard, che a forza di ammiccare col braccio per chiedergli di collaborare mentre salivano verso il Col de la Couillole aveva sempre pi¨´ l¡¯aspetto di un uccellino con un¡¯ala rotta. Attenzione. Non stiamo dicendo che Pogacar dovesse lasciar vincere Vingegaard: tra campioni i regali non esistono, e come ci ha detto Urska Zigart una volta, "noi festeggiamo ogni vittoria come se fosse l¡¯ultima, perch¨¦ non sai mai cosa possa succedere nella vita". I regali si fanno agli amici per il loro compleanno, non ai rivali sull¡¯ultimo arrivo in salita del Tour. Questo ¨¨ giusto, ¨¨ addirittura l¡¯essenza dello sport. Ma ci sono regole non scritte che andrebbero rispettate, e nella sua onnipotenza oggi Tadej Pogacar ¨¨ stato pi¨´ cannibale del solito.