Partito il Giro del Rwanda
Il tempo massimo non c'è

Prima tappa della corsa africana: alla riunione di partenza la giuria ricorda il divieto di traino, in cambio chiude un occhio (anzi due) sul tempo massimo. Vince Adil Jelloul, che adora Armstrong e sogna di partecipare al Giro d'Italia

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GISENYI (Rwanda), 16 novembre 2009 - A 2 chilometri dall’arrivo sono ancora in testa due corridori rwandesi, Adrien Niyonshuti e Abraham Ruhumuriza. Lo speaker annuncia, il popolo urla, il ministro gode. Tre minuti dopo arriva un solo corridore, non è rwandese, ma marocchino: Adil Jelloul. Maglia rossa, inserti verdi. Si aggiusta, esulta, vince. A 1’42" la volata del gruppetto inseguitore: altri tre marocchini, Tarik Chaoufi, Mouhcine Lahsaini e Abdelaati Saadoune, prima di un kenyano, Samwel Ekiru. I due rwandesi ottavo (Ruhumuriza) e undicesimo (Niyonshuti), neri, naturalmente, e anche nel senso della delusione.

Un momento della prima tappa

prima tappa — Tour of Rwanda, prima tappa, durissima, o quasi. Qui è tutto un quasi: quasi 150 km a quasi 35 di media, ritrovo alle 7, partenza alle 8.15, il via fittizio alle 8.20, 5 minuti di ritardo significa una puntualità quasi imbarazzante se non sospetta, 13 km tutti insieme per uscire da Kigali, al via reale subito un gran premio della montagna, 5,9 km al 6,8%, e il gruppo non fa a tempo a scattare che già esplode e si polverizza. Sul primo colle rimangono in una trentina, cioè poco meno della metà (63 partenti: non si sono presentati un francese e due del Burundi, non è arrivata la nazionale del Senegal), poi selezione naturale e stradale. Alla fine il diciassettesimo avrà già più di un quarto d’ora di ritardo, l’ultimo a quasi due ore. Ma nessuno fuori tempo massimo.

La riunione tecnica della Costa d'Avorio.

divieto di traino — Alla riunione con i direttori sportivi, il commissario di giuria Colin Clews, 59 anni, britannico, ha chiesto - per favore - di non trainare i corridori, in cambio avrebbe chiuso un occhio, anzi, tutti e due, sul tempo massimo. "Siamo qui perché ai corridori vogliamo bene, non perché gli vogliamo male", dice Clews, che in Africa ha già giudicato il Giro dell’Egitto e il Giro della Libia, corse in Sudafrica, anche di mountain bike. E ricorda quando, proprio in Sudafrica, nella World’s View Classic, cui partecipavano anche i professionisti europei, "il primo giorno i cinque rwandesi sono spariti, il secondo sono arrivati quando gli altri erano sotto la doccia, il quinto hanno finito in gruppo. Insomma: il talento c’è, manca tutto il resto". Sempre in quella riunione prima di partire: un direttore sportivo, spaventato dal traffico e dalle strade, ha chiesto di avere un autista (risposta negativa); Jérome Casagrande, direttore sportivo del Kenya, ha chiesto di correre con maglie normali di club perché di quelle della nazionale ne avevano solo cinque per sei corridori (quelle ottenute dalla cicloturistica francese Ariegeoise e regalate da Michel Rivière, direttore di corsa, all’organizzazione sono state immediatamente destinate al Kenya); è stato chiesto che le ammiraglie stessero tutte sulla destra (quasi); il sorteggio della posizione delle ammiraglie è stato effettuato in un cappello da baseball.

La partenza della prima tappa

jelloul sogna il giro — Jelloul ha 27 anni, è nato e abita ad Asro, a ridosso delle montagne dell’Atlante. Sposato e con una bambina di 16 mesi. Sesto di sei figli, l’unico della famiglia a dedicarsi a uno sport, tant’è che i suoi fratelli "sono invidiosi: bella, la vita!, mi dicono". Adil ha vinto il Tour del Senegal e del Burkina Faso nel 2007, ha collezionato quattro titoli di campione marocchino su strada e uno a crono. "Ho partecipato anche al Mondiale 2008, quello vinto da Ballan, a Varese. Sono arrivato in gruppo". Quale gruppo, non lo specifica, magari l’ultimo, però bravo comunque. Il suo sogno sarebbe "il Giro o il Tour, ma non posso". Ufficialmente è dilettante, anche se nella vita fa solo questo: allenamento e corse. "Ho cominciato a 18 anni, con la mountain bike. Prima, solo un po’ di atletica, corsa e salti". Il suo eroe è, facile, "Lance Armstrong, per la sua storia di uomo prima che di corridore", altrimenti, facilissimo, "Alberto Contador, perché forte come lui non va nessuno". E tu, Adil, dove vuoi andare? "A fare una doccia, appena possibile".