Alpe d'Huez 1952
Coppi è "L'aquila italiana"

Il 2 gennaio si celebra il cinquantenario della morte di Fausto Coppi. Gazzetta.it vuole onorarlo chiedendo l'aiuto dei lettori. La nostra giuria ha scelto le 10 imprese più grandi del Coppi corridore, le proporremo una ad una e alla fine vi chiederemo di votare per scegliere l'impresa delle imprese. Ecco l'ottava: 5 luglio 1952, Alpe d'Huez...

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Era la prima volta che il Tour arrivava sull’Alpe d’Huez, affrontando i 21 tornanti che sarebbero diventati i più celebri della storia del Tour. Era la prima volta che un traguardo di tappa era collocato in cima alla montagna. Lì Fausto Coppi apparve. Era il 5 luglio 1952. Si correva la decima tappa: Losanna-Alpe d’Huez, 266 km. Era stato un pittore di Bourg-d’Oisans ad avere l’idea di portare il Tour lassù. Al via Carrea, il suo gregario, era in maglia gialla, Coppi appariva contrariato: aveva dormito male. Era dunque ben deciso a stare tranquillo. Ma ai piedi della salita Robic aveva attaccato impetuosamente, spalleggiato da Géminiani. Ecco il racconto di quella battaglia favolosa.

Fausto con il gregario Andrea Carrea

L'AQUILA ITALIANA — Provocato, Coppi risponde. Accelera e si toglie tutti di ruota. Presto salta Geminiani in difficoltà. A 8 chilometri dal traguardo raggiunge Robic. Scriverà Jacques Goddet: "Coppi, raggiunto Robic, prende la testa come il suo solito, incaricandosi di battere il passo, il suo passo, cioè qualcosa d’inesorabile e d’ineguagliabile per la souplesse meccanica". Robic si contorce alla sua ruota, ansima. Resiste con torsioni spasmodiche a due allunghi di Fausto. Al terzo cede 25 metri. A 6 chilometri dalla vetta Coppi è solo. E si alza in volo. "L’aigle italien darde son regard vers la vallée lointaine", scrive Goddet. L’aquila italiana fa balenare lo sguardo verso la valle lontana. Misura gli scarti, che, dall’ammiraglia, Binda astutamente gli fa notare. C’è stupore nelle parole del direttore del Tour, sedotto dalla "magnificence de l’envolée de Fausto Coppi".

L'arrivo di Coppi sull'Alpe d'Huez nel 1952

IN TRIONFO — Coppi non si alza sui pedali. Composto in sella sale magicamente, come per levitazione. Gli altri sprofondano. Solo Robic riesce a limitare i danni. Arriva secondo a 1’20" da Coppi. Ockers è terzo a 3’22", Magni nono a 4’13", Bartali dodicesimo a 5’21", seguito da Geminiani a 5’58". Distacchi severi inflitti in 14 chilometri, 45 minuti di salita. Coppi indossa la maglia gialla, strappandola per 5" a Carrea. La superiorità di Coppi è così manifesta che gli organizzatori creano un premio speciale per chi arriverà secondo in classifica a Parigi. In quel Tour per la prima volta c’è la Tv. Così Henri Persin filma da una moto con una telecamera da 16 mm le prodezze di Coppi. Mancano 13 tappe a Parigi, ma nessuno riesce più a sfilargli la maglia gialla. Coppi è il protagonista della corsa. In maglia gialla fugge sul Galibier, scavalca solo il Monginevro, arriva al Sestriere con 7’09" di vantaggio sul primo degli inseguitori, Bernardo Ruiz. La sua leadership è salda. Perfino Bartali gli offre la ruota, quando fora sul col du Castillon. Coppi vince a Pau. Poi anche sul Puy de Dome, il cratere di un antico vulcano. Lì, in verità, cerca di favorire la vittoria di Bartali, ma quando nel finale di corsa Binda gli dice che Nolten ha staccato Gino, Coppi scatta. E’ un lapillo incandescente, sparato dal vulcano. Coppi salta Geminiani, poi Bartali, raggiunge Nolten e lo brucia. Fa sua anche la prima sul Puy-de-Dome. "Ho visto passare un bolide, o meglio un marziano in bicicletta", racconterà Gem a Pierre Chany. Coppi vince il Tour con 28’17" di vantaggio su Ockers. Altri italiani hanno vinto all’Alpe d’Huez - Bugno, Conti, Pantani, Guerini - ma solo Coppi appartiene al mito.