Inseguendo un sogno. L'Udinese ha respirato oggi l'atmosfera dell'Emirates: vuoto non è la stessa cosa, ma un palcoscenico di questo livello affascina anche senza pubblico. In questa vigilia, segnata dalla passione dei tifosi friulani che hanno affrontato persino 18 ore di viaggio in pullman per seguire la squadra, la parola più abusata è stata "storia". Storica partita, storico traguardo, storia contro storia - il riferimento è al precedente con l'Ajax in Coppa Uefa, all'epoca di Zaccheroni -.

SENZA PAURA — Francesco Guidolin, abituato a scalare le montagne in bicicletta, si ritrova ad affrontare un'altra cima della sua carriera: "Fosse dipeso dal sottoscritto, avrei scelto un altro avversario. E allora me la gioco senza fare calcoli. Noi ci proviamo. Mi limito a dire questo. Non voglio usare slogan o battute che nello sport rischiano di diventare un clamoroso autogol". I giornalisti inglesi chiedono a Guidolin se ci siano analogie tra due squadre, Udinese ed Arsenal, costrette a vendere i pezzi migliori. La risposta è perentoria: "Non credo che si possano fare paragoni. L'unica similitudine è che siamo a inizio stagione tutte e due".

L'EMOZIONE DI DI NATALE — Il momento della storia non si fa attendere: "Penso che questa sia la partita più importante di tutta l'esistenza dell'Udinese. Mi viene in mente solo la gara con l'Ajax del 1997, ma si giocava in Coppa Uefa, mentre qui siamo in Champions". Antonio Di Natale, il capitano, sulla soglia dei 34 anni si presenta all'Emirates: "Anche per me che non sono più ragazzino è un'emozione incredibile giocare in questo stadio. A livello di club, è la sfida più importante della mia carriera. E' una soddisfazione paragonabile solo all'esordio in Nazionale, ma qui mi trovo a guidare una squadra di ventenni da capitano". Forse Guidolin avrebbe voluto giocarsela con la squadra di pochi mesi fa, con Sanchez, Inler e Zapata. L'orologio che funzionava alla perfezione è stato smontato. Bisogna ricominciare da zero, o quasi: "Siamo tutti consapevoli che ci aspetta una stagione difficile, ma siamo mentalmente preparati ad affrontarla". Guidolin ha attraversato molte strade del calcio italiano, Wenger regna incontrastato all'Arsenal da 15 anni: non c'è un pizzico di invidia? "Mi piace un calcio dove un allenatore può lavorare ad un progetto a lungo termine, ma credo che l'Udinese si sia incamminata verso questa direzione. Certo, non aspettatevi che resti 15 anni a Udine, ma questo club è il posto giusto per lavorare".

NIENTE FLORO — Tutto lo stato maggiore dell'Udinese è sbarcato a Londra, fino all'ultimo dei dirigenti. I tifosi al seguito saranno 1.050, ma qualche biglietto è stato venduto pure quassù, in Inghilterra. La formazione è quella annunciata, con l'unico dubbio Badu-Doubai nel ruolo di mediano basso. A casa, sono rimasti Floro Flores, Barreto (non ancora pronto) e quattro ragazzi, ma sono venuti a Londra Domizzi che non sta bene e anche i giocatori esclusi dalla lista Champions (Ferronetti, Coda, Koprivec, Vydra, Sissoko).

I GUAI DI WENGER — L'Arsenal se la passa davvero male. Fabregas è stato ceduto al Barcellona dopo un tormentone durato due mesi. Nasri giovedì firmerà per il Manchester City. Van Persie è squalificato. Diaby è infortunato. Wilshere non recupera e neppure Rosicky sta benissimo. Morale: tocca alla stessa squadra di Newcastle, con Chamakh al posto di Van Persie da centravanti. Contro un avversario così, non provarci è il peggiore dei delitti. Wenger prova comunque a pensare positivo: "Dobbiamo andare in Champions e serve un buon risultato già martedì all'Emirates, anche per ritrovare fiducia. Tutti mi chiedono di Cesc. Non posso far altro che dire che abbiamo perso un grandissimo, ma non è il primo campione che lascia l'Arsenal e siamo sempre rimasti al top. Questo i tifosi lo devono ricordare. Mercato? Servono uno-due giocatori, perchè adesso siamo un po' corti".