Quella di stasera non conta nulla, le prossime due porteranno il Napoli nella storia: con le partite che giocherà a febbraio per i sedicesimi di Europa League, la squadra di Mazzarri infatti eguaglierà quella dei tempi d’oro, che dal 1986 al 1991 disputò 26 match internazionali. E’ la prima volta che quella formidabile formazione è imitata, in qualcosa, da una sua discendente. Nell’attesa ci sono stati 5 campionati di B, 2 di C, 2 sconfitte a Fermo, le zero partite di Afolabi, le troppe partite di Sesa, il 2 di Ferrara sulle spalle di Prunier, quella di Maradona diventata una maglia di Lerda, stranieri come Perovic e Cvitanovic, le reti di Terrevoli e Guariniello a San Paolo (Napoli-Chieti 1-2) e lo stadio Tupparello di Acireale prima dello Stamford Bridge di Londra. Il lungo inseguimento è finito.

Edinson Cavani, 25 anni. Ap

Altri tempi — Certo, erano altri tempi. Allora si giocava meno, ogni passaggio di turno andava conquistato in un confronto a eliminazione diretta e nel 1989 arrivò una coppa Uefa rimasta la sola vittoria internazionale della società partenopea. Eppure questo Napoli, in fatto di continuità, è migliore. Ha sempre superato la fase a gironi (quello degli anni d’oro andò avanti solo nel 1989, prima e dopo uscì sempre ai primi turni), ha superato sorteggi impossibili, ha affrontato le inglesi, che ai quei tempi non partecipavano, una l’ha battuta ed eliminata (il Manchester City). E ha Cavani. Ebbene sì, più decisivo persino di Maradona.

cavani meglio di maradona — Per quanto possa sembrare incredibile, Il Pibe in campo internazionale col Napoli non fece sfracelli, nella Uefa vinta nel 1989 segnò solo su rigore - pur rendendosi utile con assist in quantità industriale - e in quegli anni rimediò anche sonore figuracce. A cominciare dalla prima avversaria affrontata, il Tolosa nella coppa Uefa 1986-87: 1-0 all’andata, 1-0 per i francesi nel ritorno. Si andò ai rigori e quello decisivo lo sbagliò proprio lui. Cavani, invece, ha esordito con due gol sul campo dell’Elfsborg nel giorno in cui i tifosi contestavano la cessione di Quagliarella alla Juventus. Per non parlare dell’ultima uscita: Maradona arrivato con un aereo personale solo all’ultimo momento a Mosca per la decisiva sfida con lo Spartak che costò l’uscita dalla Coppa Campioni 1990-91, il Matador a procurarsi e trasformare a Solna il rigore qualificazione per i sedicesimi di Europa League all’ultimo minuto. Allora non c’era tanto calcio in tv, la diretta un piccolo lusso, ogni partita un evento, rose risicate e tutti a giocare nello stesso giorno, il mercoledì. Quelle 26 partite (2 nella Uefa 1986-87, 2 nella Coppa Campioni 1987-88, 12 nella Uefa vinta nel 1989, 6 nella Uefa 1989-90, 4 nella Coppa Campioni 1990-91) ben scolpite nella mente dei tifosi.

record — Oggi è un calcio tritatutto, spalmato in gironi, che raschia la panchina (Cribari, Grava e Vitale allora sarebbe mai andati in Eurovisione?), bulimico e fisico, che lascia poche tracce nella memoria e premia la continuità. Quella che ha permesso al Napoli di Mazzarri di eguagliare una squadra leggendaria in soli tre anni: 10 partite nell’Europa League 2010-11, 8 nella Champions League 2011-12, 6 nella fase a gironi dell’Europa League che si chiude stasera e 2 con i sedicesimi in programma a febbraio. Per fare meglio, c’è un solo modo: andare avanti. Superare la logica del turnover, dare valore a un’Europa League che in Italia si conquista e poi si snobba, scrivere un’impresa che ripeta quella del 1989. Ricordiamoli gli uomini di quella finale di ritorno a Stoccarda (3-3, dopo il 2-1 dell’andata al San Paolo): Giuliani, Ferrara, Francini, Corradini, Alemao, Carannante, Renica, Fusi, De Napoli, Careca, Bigliardi, Maradona, Carnevale. Uno di loro è scomparso (Giuliani), altri hanno avuto fortuna come allenatori, c’è chi è uscito dal giro. I tifosi li hanno tutti nel cuore, ma sono pronti a fare posto anche ai loro eredi.