Rino Gattuso con Massimiliano Allegri. Ansa

Nella partita degli addii reciterà anche Rino Gattuso, dopo tredici anni di onorata carriera nel Milan. Con lui, contro il Novara, anche i compagni di mille battaglie e trionfi: Nesta, Inzaghi, quasi certamente anche Seedorf. E, fra gli ultimi arrivati, anche Van Bommel che piange a dirotto durante il collegamento con Milan Channel. "Lascio il Milan - dice fra le lacrime l'olandese che tornerà a indossare la casacca del Psv Eindhoven -. Sono stato qui solo un anno e mezzo. Per me è più facile dire addio rispetto a giocatori come Gattuso, Nesta o Inzaghi. La vita è così, a un certo punto bisogna andare via. Quando sono arrivato qui, tutti mi hanno detto che questa società è come una famiglia: è vero, è così".

ancelotti e il capitano — Che tristezza. Sì, perché quando se ne vanno monumenti di questa levatura si rischia di demolire lo spogliatoio dove, con Abbiati, resterà solo Ambrosini: superstiti di un'era geologica difficilmente ripetibile. Straordinaria. Proprio il capitano Ambrosini, questa mattina a Milanello, prima dell'allenamento, ha pianto a lungo mentre Allegri salutava i totem rossoneri. Seduta che è stata seguita dai tifosi. Tanti addii con un unico comun denominatore: Carlo Ancelotti, citato da tutti nei giorni scorsi, al punto da meritarsi una replica che puntualmente è arrivata su Twitter. "Ciao Alessandro, ciao Pippo, ciao Rino. A voi va, da parte mia, un sentito grazie per quello che avete dato al calcio italiano, al Milan e a me in particolare. Un rapporto fatto di serietà, rispetto e amicizia. Un abbraccio, Carlo". Nel senso di Ancelotti.

Clarence Seedorf, al Milan dal 2002. Forte

seedorf — Del suo addio Seedorf non ha voluto parlare, sottolineando che l'unica certezza è che vuole continuare a giocare. "Ultima partita? Non ho deciso il mio futuro, ma di sicuro continuo a giocare a calcio" ha dichiarato l'olandese a Sky. Al Milan? "Non ho deciso ancora, potrebbe essere anche qui...".

allegri e montolivo — "La vita va avanti - dice Allegri - domani sarà una giornata malinconica. Dobbiamo ripartire, perché il Milan continuerà senza mai dimenticare quello che hanno fatto questi giocatori". Un Allegri rilassato: "Sono tonico e soddisfatto dopo la serata con il presidebte Berlusconi e Galliani", un Allegri che anticipa l'arrivo di Montolivo, l'uomo da piazzare davanti alla difesa: "Ha grandi qualità e un'ottima tecnica. Ma prima pensiamo a chiudere il campionato: sarà comunque un Milan competitivo come negli ultimi 25 anni di presidenza Berlusconi. Balotelli? Non abbiamo fatto nomi".

Gattuso e Carlo Ancelotti. Reuters

tradizione — Ma è il giorno di Gennaro che saluta tutti: colleghi e dipendenti dell'Ac Milan. "Anni fantastici; è stato un sogno, 13 anni non sono pochi. Quando indossi la maglia che sognavi da indossare da bambino...Ma la vita continua. Speriamo che gli occhi vadano bene. Voglio battagliare ancora. Non sono morto calcisticamente". "Se ritornerò? Era arrivato il momento di andare. Ho deciso di prendere un'altra strada. Dopo vedremo. Ora vedremo dove andare a giocare". E aggiunge: "Si chiude un ciclo come si è chiuso quello degli olandesi o di Maldini e Costacurta. Ora è arrivato il nostro momento. Spero che la tradizione continui. Che non si perda il rispetto che c'è in questo spogliatoio. Non voglio essere un peso per nessuno; anzi la società voleva tenermi ancora, ma dentro di me sentivo il bisogno di lasciare, come ha fatto lo zoccolo duro della squadra. Non è facile, ma bisogna fare delle scelte nella vita. Penso di avere fatto quella giusta. Non potevo dare più niente a livello calcistico. Mi sentivo vuoto. Non mi sentivo più il giocatore battagliero. Mi sentivo la mascotte, il gagliardetto". E sottolinea: "Non ho mai preteso il posto fisso. Di sicuro c'è solo la morte. Normale, la panchina non fa piacere a nessuno, ma ho sempre rispettato le scelte degli allenatori. Con Leo ho sbagliato e mi sono preso le mie responsabilità. Ho sbagliato anche con Jordan, mi sono giocato due cartucce in una botta sola. A chi resta dico che quando si indossa la maglia del Milan si deve vincere, è una maglia che pesa: valori importanti".

game over — "Game over - dice Rino -. Quando ho visto la conferenza stampa di Nesta ho capito che era arrivato anche il mio momento. Ora spero per il Milan che Ibra e Thiago restino. Spero che la squadra resti competivitiva nonostante la crisi economica. Ma la società ce la metterà tutta". Il futuro? "Ho una famiglia, ho 60 persone che lavorano per me. Devo parlare con mia moglie. E' lei che comanda dentro la casa. Prenderemo insieme la decisione. Lo farò con tranquillità".

Ancelotti — "Carletto è Carletto. Che devo dire. Gli dicevo che si meritava la statua vicino a Nereo Rocco e lui si toccava. Diceva che gufavo. Lui non è stato solo un allenatore. Era tutto. Litigavi con la moglie? Parlavi con lui e ti rassicurava. E’ stato l’emblema del Milan di quegli anni. Lo amavi, lo stimavi, per lui davi l’anima. E quando preparava la partita con la sua lavagnetta non ce n’era. Voi scendete in campo che la partita ve la faccio vincere io, diceva. Parlano tutti del Barcellona, ma noi in Europa avevamo lo stesso rispetto del Barça. Poco feeling con Allegri? No, l'anno scorso con lui abbiamo fatto una grandissimo campionato: mi ha dato la possibilità di giocare con continuità. Sono due persone totalmente diverse".

il futuro — Lunedì inizio il corso per allenatori a Coverciano poi vedremo. La sconfitta più brutta? A Istanbul ho visto Gesù Cristo e la Madonna in persona. Non ho dormito 5 mesi. La più bella vittoria? Quella di Manchester: prima l'Inter, poi la Juve; vale più di una coppa. Bei momenti quelli per il calcio italiano. "Il mio futuro? Resto a Gallarate, devo parlare con mia moglie, è lei che decide, ma se mi devo sbilanciare il mio sogno e tornare nei Rangers; ma la società è in crisi profonda, sono in amministrazione controllata. Lì sono arrivato che ero uno sconsciuto e mi hanno cresciuto. Mi piacerebbe tornare lì per un anno. Sarebbe bello tornare da dove sono partito. Sarebbe una scelta di cuore e di riconoscenza"