Tutto il trionfale campionato della Juventus dalla A alla Z. Ecco com'è andata.

a — Come Asamoah. Il ghanese, abituato a giocare da interno di centrocampo, si è adattato subito al ruolo che la Juve aveva scoperto: quello di esterno sinistro. Ma anche A come Africa. Quando è tornato dalla Coppa d'Africa l'ex Udinese ha stentato a ritrovare la miglior condizione, per poi finire di nuovo in crescendo il campionato.

b — Come Bayern. Sì, certo, non è mica campionato. Però la doppia batosta subita in Champions dai campioni di Germania poteva avere ripercussioni anche sul cammino in serie A. E invece i bianconeri hanno vinto in casa della Lazio subito dopo l'eliminazione in coppa, e non si sono più fermati.

Antonio Conte. Ansa

c — Come Conte. È stata una stagione finita in discesa, ma cominciata in salita, e pendenza Gavia, per il tecnico leccese. Qualcuno se lo sarà persino scordato, ma per 4 mesi non è potuto andare in panchina, squalificato per l'omessa denuncia di Albinoleffe-Siena del maggio 2011, nell'ambito dell'inchiesta calcioscommesse. È tornato il 9 dicembre, contro il Palermo, più carico che mai. La Juve ha continuato a vincere. E col suo ritorno media e tifosi hanno potuto sentire quello che pensava, dopo le frasi di circostanza cui erano stati obbligati i vari Carrera-Filippi-Alessio.

d — Come difesa. La migliore del campionato. Con ampio margine. Buffon prima di Bayern-Juventus si è sbilanciato: "Questa formata da Barzagli, Bonucci e Chiellini è la miglior difesa a 3 con cui abbia mai giocato". Detto dal capitano della Nazionale, uno che in carriera qualche difensore buono davanti a sè ce l'ha avuto, è il complimento più bello.

e — Come Europa. La Juventus ha fatto bene, in Champions. Ci tornava, in Europa, dopo una dolorosa assenza, e in quella che conta è arrivata fino al capolinea dei quarti di finale. Sì, è stata presa a pallonate dal Bayern nel doppio confronto, ma i bavaresi hanno fatto così anche con Arsenal e Barcellona, per non parlare del distacco modello Grand Canyon rifilato a uno squadrone come il Borussia Dortmund in campionato. Eppoi le partitone con il Chelsea, e poi a Donetsk e a Glasgow non vanno dimenticate.

f — Come fuga. Solitaria. Cioè il modo con cui la Juve ha vinto, anzi stravinto il suo secondo scudetto di fila. Quest'anno va così. Vittorie alla Soldini, in solitaria. È successo alla grandi d'Europa. Ha fatto come la Juve il Barcellona nella Liga, il Manchester United in Premier League, il Bayern in Bundesliga. Parti forte, continui ad accelerare, e quando ti guardi indietro, le altre sono distanti. E festeggi con largo margine lo scudetto. Facile, no?

g — Come gol. La Juve ha rivaleggiato con la Roma per il miglior attacco del campionato. Con un distinguo, però. Il valore aggiunto della Vecchia Signora è stata la facilità di mandare a bersaglio tutti i reparti, soprattutto il centrocampo. Gli incursori di metà campo, da Vidal a Marchisio, da Pogba a Lichtsteiner, hanno fatto la differenza sottorete. Così come i piazzati di Pirlo. Le punte si sono alternate, con l'eccezione del titolarissimo Vucinic, spesso primi avanposti del pressing. Hanno fatto sponde e aperto spazi, anche se - stringi stringi - un finalizzatore implacabile è mancato.

h — Come history. Storia in inglese, la lingua che ormai parla lui. Lui è Alessandro Del Piero. Che ha giocato l'ultimo campionato in Australia, a Sydney, mentre la Juve ha vinto il primo trofeo senza di lui degli ultimi 20 anni. È una notizia.

I — Come Italia. La Juve dentro i confini domina da due stagioni. Lo scorso campionato lo aveva vinto addirittura da imbattuta. Stavolta è caduta 4 volte, ma i punti complessivi sono stati anche di più della scorsa trionfale stagione: 80 già dopo il derby della Mole.

L — Come lavoro e limiti. La Juve ha lavorato tanto, non peccando mai di presunzione. Continuando a migliorarsi. Provando ad andare oltre i propri limiti, a spostare sempre più verso l'alto l'asticella del rendimento. Missione compiuta per la maggior parte dei casi. Giocatori che negli Usa definirebbero "role players" come Giaccherini, Padoin e Peluso hanno dato un contributo al tricolore. In pochi ci avrebbero scommesso.

m — Come modulo. Conte l'ha cambiato ancora, in corso d'opera. Per far giocare i suoi migliori giocatori, a prescindere dai ruoli. E così nel finale di stagione dal classico 3-5-2 è passato al 3-5-1-1 che permette la coabitazione di Pogba, Pirlo e Marchisio, che si "alza" alle spalle di Vucinic.

n — Come Nazionale. La Juve rappresenta la colonna vertebrale della Nazionale. La difesa, anzitutto. Con i vari Buffon, Chiellini, Barzagli, Bonucci, persino Peluso, se serve. Poi col centrocampo: Pirlo, Marchisio, Giaccherini. Per l'attacco il Milan si è preso la prima fila con la coppia giovane Balotelli-El Shaarawy. Giovinco e Matri per ora stanno nelle retrovie. Ma ci sono, in orbita Prandelli.

o — Come orgoglio. La Juve ha "vendicato" nel girone di ritorno le sconfitte patite in quello d'andata con Inter e Milan. Se saprà battere anche la Samp nell'ultima giornata nessuna squadra potrà dire di aver fatto più punti dei bianconeri negli scontro diretti. Per il secondo anno di fila.

p — Come Pogba. È passato dalle giovanili del Manchester United ad un posto da semititolare alla Juve. 36 presenze stagionali, 5 gol in campionato. Pesantissimo quello segnato al Bologna nel finale, allo Juventus Stadium. Tanta roba anche quello realizzato contro il Napoli. A inizio stagione c'era chi pensava all'acquisto di un vice Pirlo. La Juve se l'è trovato in casa, con caratteristiche diverse, ma anche con la capacità di giocare non solo da playmaker, ma anche da incursore. Ha un potenziale galattico.

q — Come quantità. Insomma, quanti sono gli scudetti della Juventus, adesso? Secondo i dati ufficiali 29. Per i tifosi bianconeri 31. Loro non hanno cancellati quelli spazzati via da Calciopoli. Allo Juventus Stadium campeggiava un gigantesco 30 durante questa stagione. Lo aggiorneranno.

r — Come rivali. Se lo scorso campionato la Juve se l'era giocato in un testa a testa col Milan allora campione in carica, stavolta il primo avversario dei bianconeri si è dimostrato il Napoli. La Juve lo ha battuto come continuità, ma anche nei confronti diretti. Vincendo 2-0 a Torino, e poi pareggiando al San Paolo in una partita ben giocata. Tra l'altro la Juve con la squadra di Mazzarri aveva vinto anche la Supercoppa, nel precampionato.

s — Come stadio, lo Juventus Stadium. Pieno, stracolmo, esaurito. Valore aggiunto della Juve, quasi sempre. Conte ha fatto la voce grossa con i tifosi, quando voleva la voce ancora più alta, facendo però anche spesso i complimenti al pubblico. Di sicuro vedere uno stadio da 40.000 sempre (o quasi) pieno riconcilia con il pallone di casa nostra, in crisi di strutture e risultati, se si guarda l'andamento dei nostri club nelle coppe.

t — Come top player. Se n'è parlato tanto, dalla scorsa estate. Ma non è mai arrivato. Neanche a gennaio, al mercato di riparazione che ha portato in bianconero un decadente Anelka. Merito di Conte averne nascosto l'assenza, quella di un centravanti da almeno 20 gol stagionali. Di uno che la buttasse dentro a prescindere dalla qualità del gioco. Da luglio ci sarà Llorente in bianconero. Forte, ma non un top player. E allora preparatevi ad un'altra estate di calciomercato, nomi e trattative.

u — Come (numero) Uno. Gigi Buffon grazie a questo (eccellente) campionato è entrato nella Top Ten dei bianconeri con più presenze nella storia della Juve. Siamo a quota 439. Una vita, sportiva. Che si arricchirà di due nuovi capitoli: ha rinnovato fino al 2015, per altre due stagioni.

v — Come Vidal. La V sembrava opzionata da Vucinic, ma invece se l'è presa di forza il centrocampista cileno. Rubapalloni, incursore, predatore in zona gol, neanche fosse un centravanti. E poi le reti decisive per lo scudetto, nella discesa finale verso il traguardo, timbrando sottoporta contro Lazio, Milan e Torino consecutivamente.

z — Come zero e Zlatan. Zero sono i gol decisivi di Giovinco in campionato. La Formica Atomica è partito titolare, nelle gerarchie di Conte. Ha disputato una stagione, e quindi un campionato, in chiaroscuro. Sette reti in serie A, più qualche assist determinante, ma la rete decisiva non è voluta arrivare. Zlatan, inteso come Ibrahimovic, è il nome che viene fuori ogni volta che gli attaccanti bianconeri toppano una gara. A metà tra spauracchio e indiscrezione di mercato per la prossima stagione.