Da -4 a -14 dalla vetta, da Pirlo ad Allegri per ora ¨¨ migliorato... il monte stipendi
Una stagione fa a questo punto la Juve aveva appena infilato l’ultimo dei 6 pareggi in 12 giornate che credeva le avessero compromesso una corsa scudetto in cui si trovava a -4 dal Milan capolista e a -3 dall’Inter poi tricolore. Ininfluente col senno di poi, di mezzo c’era anche la telenovela della partita non giocata col Napoli, fin quasi a Natale un 3-0 a tavolino che poi in aprile si sarebbe trasformato in 2-1 sul campo. Solo i mesi successivi avrebbero detto che il treno scudetto si sarebbe perso in primavera. Un anno dopo quel treno la Juve lo ha perso molto prima: a quota 18 punti, 6 in meno di allora dopo 12 turni, oggi la Signora ha non due ma sei squadre davanti, e anche per il ritmo forsennato degli altri la vetta ¨¨ lontana non 4 ma 14 punti. Un abisso.
COSA VA
¡ªUn anno dopo cosa ¨¨ migliorato? Bisogna andare fuori dal campionato per trovarlo. Il rendimento europeo, comunque eccellente anche l’anno scorso quando si chiuse la prima fase di Champions League al primo posto: allora alla seconda giornata la Juve perse male (0-2) con un Barcellona che non avrebbe fatto la storia (3¡ã nella Liga, fuori agli ottavi in Europa), quest’anno dopo quattro partite ¨¨ imbattuta ma ad onor del vero deve ancora giocare la seconda volta con la big del girone, il Chelsea, a casa sua.
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IL CAMBIO AL TIMONE
¡ªE per trovare un altro elemento bisogna andare fuori dal campo, la guida tecnica. E si badi bene che non ¨¨ una valutazione di merito su Pirlo e Allegri ma un’oggettiva diversit¨¤ nel modo in cui l’ambiente tutto si ¨¨ rapportato alle due esperienze: l’incognita della scommessa di un mister debuttante con tutto l’alone di incertezze che ne ha accompagnato anche i momenti pi¨´ normali, contro le inscalfibili sicurezze che dava affidarsi al tecnico della dinastia dei cinque scudetti di fila e alla sua mistica fondata sulla reputazione-garanzia di chi sa come trovare la strada per arrivare ai risultati. Il campo ha detto altro: per una stagione intera con Pirlo ma in termini di percezione e presa sull’ambiente una differenza resta tra un grande del gioco ai primi passi nella nuova vita e un leader con cui ci si riconoscerebbe al buio, nel bene e nel male.
NUMERI A PICCO
¡ªMa ¨¨ evidentemente pi¨´ facile dire cosa ¨¨ peggiorato, praticamente tutto il resto. Certo, ¨¨ migliorato il dato sui pareggi, dimezzati da sei a tre, e per¨° non ¨¨ una buona notizia: una stagione fa a questo punto la Juve era ancora imbattuta, e lo sarebbe rimasta per un altro paio di giornate, oggi le sconfitte sono gi¨¤ arrivate a quota quattro (allora il 4¡ã k.o. fu alla 28esima giornata col Benevento…). Un anno fa si lamentava il limite di avere solo il quinto attacco del campionato con 23 gol, oggi ¨¨ il dodicesimo con 16. Si storceva la bocca per la miglior difesa, s¨¬, ma subendo quasi un gol a partita, 11 reti prese in 12 giornate: oggi sono 15. Allora Cristiano Ronaldo aveva gi¨¤ segnato 10 gol (in 8 presenze…), oggi il miglior marcatore (Dybala) ne ha fatti tre e per arrivare in doppia cifra servono almeno cinque uomini… Altro mondo.
L’ORGANICO
¡ªMa ¨¨ evidente anche che ci si arrivi con organici diversi. Un anno fa si erano salutati Higuain, Pjanic, Matuidi e Douglas Costa per veder arrivare Chiesa, Kulusevski, Morata, McKennie e Arthur, quest’anno ciao Ronaldo, oltre a Demiral e Buffon, per accogliere Locatelli e Moise Kean, che in realt¨¤ gi¨¤ Pirlo avrebbe voluto, ma anche Kaio Jorge e il ritorno di Perin, De Sciglio, Pellegrini, e Rugani. Occhio al miglioramento alla voce “monte stipendi”, alleggerito dagli 87 milioni complessivi di Cristiano Ronaldo e non solo: restano ancora degli elefanti della cristalleria, ma rispetto a uno, due o tre anni fa i conti sono molto pi¨´ agili, liberandosi le mani con principio di tabula rasa su cui si ¨¨ gi¨¤ cominciato a provare a costruire un futuro diverso. Domani per¨°, oggi ormai ¨¨ tardi.
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