Nba ancora divisa dai proventi
Rottura tra giocatori e lega
New York, 29 ottobre 2011
La spartizione dei guadagni blocca di nuovo le trattative e il lockout prosegue con la cancellazione di altre due settimane di regular season. Il commissioner Stern: "Abbiamo sperato fino all'ultimo di poter arrivare a un accordo"
- David Stern, 69 anni, commissioner Nba dal 1984. Ap
Il lockout Nba non sembra proprio voler produrre il tanto sospirato lieto fine. Dopo due giornate di meeting finalmente fruttuosi, venerdì l’incontro tra proprietari e sindacato giocatori era stato accompagnato da un certo ottimismo. Qualcuno ipotizzava perfino un accordo in vista entro la fine della giornata. Invece ancora una volta appena le due parti hanno affrontato con convinzione il punto più dolente delle negoziazioni, il tanto discusso “BRI” (Basketball Related Income, cioè i proventi generati dalla Nba), è arrivato, puntuale, il brusco stop. I proprietari continuano a insistere nel voler dividere la torta 50-50 (fino allo scorso giugno il 57% dei profitti andava nelle casse dei giocatori), il sindacato invece non sembra avere nessuna intenzione di scendere sotto il 52%. Così, com’è successo troppe volte durante queste ultime settimane, le due parti hanno deciso di interrompere le trattative e David Stern ha ufficialmente annunciato la cancellazione di altre due settimane di regular season.
novembre cancellato — Non ci sarà’ quindi basket Nba nel mese di novembre e qualsiasi opportunità di veder disputare le canoniche 82 partite di stagione regolare è andata in fumo. “Abbiamo sperato fino all’ultimo di poter trovare un accordo, ma il sindacato ha troncato le discussioni - sottolinea il commissioner David Stern - il tempo stringe e il calendario è impietoso, per cui siamo costretti a cancellare altre partite”. Un vero peccato, anche perché negli ultimi giorni qualche passo avanti era stato fatto, almeno per quel che riguarda le questioni legate alla Salary Cap. Proprietari e sindacato però non sembrano parlare la stessa lingua per quanto riguarda la divisione dei proventi della lega. “Non siamo riusciti ad avvicinarci abbastanza - sottolinea Derek Fisher, il presidente del sindacato giocatori - ovviamente vogliamo trovare un accordo, abbiamo fatto tante concessioni ma evidentemente per i proprietari non è sufficiente. Non sappiamo quando ci incontreremo ancora ma speriamo di poter arrivare a una soluzione il prima possibile.”
che cosa succedera' adesso? — Difficile fare previsioni ora, anche perché ogni qualvolta l’ottimismo per un tanto sospirato lieto fine sembra lecito, puntualmente arrivano le delusioni. Sindacato e proprietari sostengono di non avere in programma nessun altro meeting, ma la situazione potrebbe cambiare da un momento all’altro. Stern, intanto, lancia messaggi nemmeno troppo criptati sostenendo che “a causa delle perdite dovute alla cancellazione del primo mese di regular season - dichiara il commissioner - adesso anche i nostri parametri nelle trattative con il sindacato cambieranno”. Come dire, più si va avanti con questo lockout e meno siamo disposti a concedere al sindacato. E pensare che, almeno da un punto di vista teorico, le parti non sembrano poi così lontane. Basterebbe un po’ di buonsenso ma in questo momento nessuno sembra voler fare il primo passo. Un vero peccato.
Simone Sandri© RIPRODUZIONE RISERVATA
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