Tante emozioni nelle altre partite della prima notte Nba, dopo il successo all’ultimo di New York su Boston e quello travolgente di Miami a Dallas. Chicago espugna lo Staples Center versione Lakers solo a 4.8 secondi dalla fine grazie all’immenso Derrick Rose. Oklahoma distrugge Orlando con lo show di Kevin Durant e Chris Paul nel finale regala ai Clippers la prima vittoria della loro nuova era.

Il duello: Derrick Rose e Kobe Bryant. Reuters

Los Angeles Lakers-Chicago Bulls 87-88
Il marchio di Derrick Rose sullo Staples Center. Un gran canestro a 4.8 secondi dalla fine dell’Mvp in carica regala a Chicago la vittoria all’esordio nella tana di Kobe Bryant, a cui non sono bastati 28 punti e la palla in mano con meno di 5 secondi da giocare (il Black Mamba è il più letale giocatore dell’Nba quando si tratta di pareggiare o vincere una partita all’ultimo tiro) per regalare a coach Mike Brown la sua prima vittoria da tecnico dei Lakers. Kobe ha anche sulla coscienza la palla persa (la sua ottava della giornata) che dà il via all’azione che porta al canestro decisivo di Rose. “Sono stati i miei compagni a mettermi nelle condizioni di fare quel tiro - racconta Rose, diventato a maggio il più giovane Mvp della storia -. Senza di loro non avrei avuto la fiducia necessaria”. E dire che per i Bulls, considerati a Est uno dei pochi veri avversari di Miami, le cose si erano messe male dopo un primo tempo speso a martellare col 59% al tiro: ma la magia si era inceppata e nel terzo quarto Chicago ha tirato col 18% dal campo, riuscendo a salvarsi solo con un 7-0 negli ultimi 54”. Per i nuovi Lakers, con Ebanks scelto come titolare al posto di Artest, è un’occasione persa, perché la gran difesa del secondo tempo aveva portato 11 punti di vantaggio con 3’44” da giocare, bruciati dalle giocate di Rose e Deng, capace di mettere la museruola a Kobe con tanto di stoppata finale sul tiro della disperazione. I Lakers non hanno Bynum sospeso per altre tre partite, e partono con McRoberts accanto a Gasol: il cambio fa bene allo spagnolo, che con Kobe alimenta con 8 punti il 18-10 che i Lakers toccano a 4’31” dalla sirena. Brewer però lancia la rimonta Bulls, che infilano un 12-4 e vanno al riposo avanti 22-20 nonostante Rose chiuda senza punti. I Lakers tornano avanti, ma a 7’08” dal riposo si vede il vero Rose, che rompe il tabù a canestro e inizia un duello a colpi di magie con Kobe (14 punti al riposo, ma anche 5 perse). L’equilibrio dura fino al 47 pari a 1’20” dal riposo, poi Rose avvia il break chiuso da Deng che spedisce Chicago negli spogliatoi avanti 56-49 tirando 11/12 dal ritorno sul parquet di Rose. Cambia tutto nella ripresa, perché l’attacco ospite si inceppa dopo aver toccato il +8 (59-51) e Los Angeles parte per un 16-4 chiuso da Gasol e arriva alla sirena avanti 69-68 grazie a McRoberts. Chicago annaspa e manca 9 tiri di fila prima che Boozer rompa il digiuno con i Lakers avanti 76-70, vantaggio esteso da Bryant a 82-71 con 3’44” da giocare. Ma Rose e Deng ne hanno ancora e Chicago accorcia, prima che Kobe firmi l’87-81 Lakers con 54” da giocare. Una dote che, contro l’Mvp in carica, non basta ai gialloviola.
LA Lakers: Bryant 28 (11/22 da due, 0/1 da tre, 6/7 tiri liberi), Gasol 14, Blake 12. Rimbalzi: McRoberts 8, Gasol 8, Murphy 8. Assist: Bryant 6.
Chicago: Rose 22 (5/7, 4/6), Deng 21, Boozer 15. Rimbalzi: Noah 9. Assist: Rose 5.

Per Kevin Durant 30 punti. Afp

Oklahoma City Thunder-Orlando Magic 97-89
Comincia con una bella prova di forza la candidatura di Oklahoma City al ruolo di protagonista assoluta della Western Conference. I Thunder demoliscono Orlando, che dopo l’8/9 dal campo in avvio viene tenuta al 29% al tiro e scivola col passare dei minuti verso la sconfitta, la prima della stagione che dovrebbe servire a convincere Dwight Howard (doppia doppia da 11 punti e 15 rimbalzi ma misero 4/12 dal campo), desideroso di provare nuove esperienze e lottare per il titolo, a restare in Florida. Le stelle di Oklahoma City, Kevin Durant e Russell Westbrook, invece sono contente e hanno voglia di dimostrare che per l’anello quest’anno ci sono anche i Thunder: se alla formula si aggiunge la panchina, capace di produrre 39 punti grazie soprattutto allo scatenato James Harden (19), ne esce un mix letale che i Magic non possono sostenere. Orlando parte fortissimo: manda a bersaglio 8 dei suoi primi 9 tiri, e grazie anche a 6 punti di Howard si ritrova sul 18-11 con 7’44” da giocare. I Thunder però non si spaventano, si sistemano in difesa e trovano prima la parità sul 18 con una schiacciata di Durant, poi i punti dalla lunetta di Harden (7/7 ai liberi nei primi 12’) per volare sul 27-22 alla prima sirena, con i Magic che chiudono con un terribile 1/15 dal campo dopo la partenza sprint. Orlando continua a fare fatica a trovare il canestro (38% nel primo tempo con 4/13 da tre), Oklahoma invece trova anche i punti di Durant (4 nel parziale inaugurale, 10 nel secondo) e scappa fino a 48-31 a 5’02” dal riposo. I Magic abbozzano una reazione con Nelson, ma il vantaggio dei padroni di casa non scende e il tabellone dice 55-41 quando le due squadre tornano negli spogliatoi. Westbrook e Durant portano i Thunder a +20 (63-43) meno di 2’ dentro la ripresa, ma Nelson con 8 punti alimenta l’11-1 con cui Orlando sogna di poter chiudere il buco. Oklahoma però non si scompone, e grazie a 7 punti di Harden chiude il parziale avanti 81-63. La marcia dei Thunder continua anche nell’ultimo parziale, è quando Cook dalla distanza centra il +22 (85-63) la gara va virtualmente in archivio, anche se Orlando nel finale riduce le distanze.
Oklahoma City: Durant 30 (9/15, 2/4, 6/11 tl), Harden 19, Westbrook 14. Rimbalzi: Westbrook 7, Mohammed 7. Assist: Westbrook 6, Durant 6.
Orlando: Anderson 25 (3/5, 6/12, 1/1 tl), Nelson 18, Howard 11. Rimbalzi: Howard 15. Assist: Nelson 6

A sinistra Chris Paul: 20 punti, 9 assist. Afp

Golden State Warriors-Los Angeles Clippers 86-105
Buona la prima. I nuovi Clippers di Chris Paul, che dopo l’acquisto del play sono tra le pretendenti al titolo, non steccano il debutto e tornano con un successo, seppur sofferto, da casa di Golden State. E a metterlo al sicuro è stato proprio CP3, capace di segnare 8 punti negli ultimi 4’ del parziale conclusivo nel 14-2 (gli altri punti sono di Blake Griffin) grazie al quale i Clips spengono definitivamente i sogni di rimonta dei Warriors. Ma è in generale la prestazione nella ripresa che dovrebbe soddisfare coach Del Negro: 64 punti e il 59% dal campo, dopo aver tirato col 33% nel primo tempo. Golden State del debuttante coach Mark Jackson inizia meglio e tocca il 12-6 a 7’50” dalla prima sirena grazie ai punti dell’ispirato Biedrins e al dominio a rimbalzo (10-1). Ma i Clippers non si arrendono, con Billups, titolare in backcourt accanto a Paul, che ispira il 14-2 buono per arrivare alla prima sirena avanti 24-20. Gli ospiti sembrano in grado di controllare nonostante lo scarso feeling con il canestro (Billups, Paul e Griffin insieme tirano 7/26), ma i padroni di casa reagiscono ribaltando un 36-28 a loro sfavore nel vantaggio 37-36 a 3’45” dal riposo, con Paul che deve fare gli straordinari per tenere i Clippers sotto di due soli punti (43-41) al momento di tornare negli spogliatoi. Los Angeles riesce a cambiare marcia nella ripresa: ritrova i punti di Blake Griffin (9 nel terzo parziale), che ben assistito dai Paul ispira il 63-53 a 4’55” dalla terza sirena. Smith prima e Thompson poi dalla distanza provano a riattivare la rimonta Warriors, ma Los Angeles tiene duro e arriva alla sirena avanti 75-68. I padroni di casa riprovano la rimonta nell’ultimo parziale e stavolta l’impresa riesce, visto che un 9-1 sul 78-77 da una tripla di Rush. Golden State resta a contatto per qualche minuto, poi Paul si inventa l’accelerata definitiva e per i padroni di casa, nonostante l’impegno di Lee, le magie di Ellis e il contributo difensivo di Rush, è notte fonda.
Golden State: Lee 21 (10/19, 1/2 tl), Ellis 15, Rush 12. Rimbalzi: Lee 12. Assist: Ellis 8.
LA Clippers: Griffin 22 (9/18, 4/8 tl), Billups 21, Paul 20. Rimbalzi: Butler 10. Assist: Paul 9.