Duello ad alta quota tra Dirk Nowitzki e Jeremy LIn in New York-Dallas. Ansa

Il primo pensiero è tutto per il suo stato di salute. Partito lento, Dirk Nowitzki sta recuperando piano piano la forma dei giorni migliori e dopo una prima parte di campionato gestita a recuperare le forze dopo il primo anello conquistato lo scorso anno contro Miami, il campione dei Dallas Mavericks è pronto a rifare sul serio. “L’unico modo per sopravvivere nella Nba è cercare di vincere una partita alla volta – attacca l’Mvp delle ultime finali – e noi stiamo finalmente trovando il nostro ritmo. Siamo partiti lenti per mille motivi ma ora posso dire di essere soddisfatto del modo in cui stiamo giocando”.

Quanto è difficile gestire la prima stagione de campione in carica?
“Non è facile, ma del resto spiegatemi cosa è facile in questa lega. Giochi una serie di partite alla settimana e spesso non hai nemmeno il tempo di recuperare”.

Possiamo dire che Dirk Nowitzki è di nuovo in forma come nei giorni migliori?
“Sì, senza ombra di dubbio. La società ha capito quanto era importante per il mio ginocchio e la mia gamba stare a riposo per almeno una settimana. Quella pausa ha letteralmente cambiato il mio modo di giocare e ora mi sento a mio agio”.

Che effetto fa arrivare a New York e stringere di nuovo la mano a Tyson Chandler, uno dei vostri pilastri nella scorsa stagione?
“Fa piacere, molto piacere. Lui è un grande talento, un super difensore, una persona che una volta in campo dà sempre il massimo e quello che ha fatto per noi lo scorso anno rimarrà nella nostra storia”.

Sente la sua mancanza?
“E’ un ottimo giocatore, ma la Nba offre tante opportunità ad ognuno di noi che alla fine finisce anche che ci si può separare. Personalmente non mi importa se oggi veste una maglia differente, certi momenti di grande basket sono indelebili”.

Parliamo di Dallas: partiti in sordina, state di nuovo macinando vittorie: era tutto stato calcolato a priori?
“Non del tutto. Abbiamo avuto dei piccoli imprevisti e quando la squadra inserisce alcuni nuovi elementi il processo si allunga. Il nostro è un gruppo di veterani e sapevamo che i primi mesi di campionato erano quelli più delicati”.

Qual è l’obiettivo di questa prima parte di stagione?
“Finire al massimo il giro a Est e vincere il maggior numero di partite prima della pausa per l’All Star Game. New York a parte, siamo ancora in grado di mantenere fede ai nostri programmi”.

A New York cosa non ha funzionato?
“Siamo calati nel finale e loro non hanno sbagliato nulla. Merito loro e meno bravi noi a cedere quando contava”.

Colpa anche di qualche fischio contro?
“Tutte le difese tendono a mettermi le mani addosso e non è nel mio stile cercare giustificazioni nel dopo partita”.

Domanda d’obbligo: quanto è forte Jeremy Lin?
“E’ un ottimo giocatore e guardando da vicino quanto accaduto nelle ultime due settimane non mi ha sorpreso. Sa giocare molto bene sul “pick and roll” e soprattutto ancora una volta ha segnato i canestri decisivi”.

Dove può arrivare un giocatore sconosciuto fino ad un mese fa in un campionato competitivo come l'Nba?
“Il tempo ci aiuterà a capirlo, di sicuro la sua storia è un motivo di ispirazione a molte persone è come tale giusto accettarla e prenderla come esempio nella vita”.

Con Jeremy Lin sempre più scatenato e J.R. Smith dove può arrivare il quintetto di Mike D’Antoni?
“Sono forti, completi e hanno abbastanza talento da mettere in crisi chiunque. Se si sapranno gestire saranno una delle squadre protagoniste a Est”.