Brooks-Spoelstra
Finale tra eroi normali

Scott Brooks, coach di Oklahoma. Afp

Sfide come questa non capitano tutti gli anni. Scott Brooks, tecnico degli Oklahoma City Thunder ed Eric Spoelstra, coach dei Miami Heat, rappresentano quanto di meglio possa offrire la Nba in questo momento. Il primo è stato recentemente insignito del Coach of the Year, il più importante riconoscimento per un allenatore Nba, mentre il secondo ha dalla sua risultati e statistiche di tutto rispetto. Immaginatevi adesso una serie di effetti sonori: una puntina che sfrega violentemente su un vinile, un vetro che si rompe, lo stridio delle ruote di un’auto seguito dal rumore di due parabrezza che si urtano. Un campanello dal suono forte e fastidioso]. Ovviamente, quello tra Brooks e Spoelstra non è il confronto più atteso dai tifosi in vista della Finale. Del resto, questo non è il basket universitario dove gli allenatori, moderni sergenti della panchina, impartiscono ordini ben precisi ai propri giocatori, guadagnandosi costantemente l’attenzione dei riflettori, delle telecamere e dei microfoni.

talento — A farla da padrone nelle finali Nba di quest’anno saranno il talento e la determinazione, ed è per questo che la sfida più attesa dagli appassionati è quella tra Lebron James e Kevin Durant, il tre volte Mvp della lega contro il tre volte capocannoniere in una resa dei conti tra quelli che sono probabilmente i due migliori giocatori in circolazione. Per le sorti della serie sarà fondamentale anche il duello tra i loro talentuosi "sparring partner" - Dwayne Wade e Russell Westbrook - ma probabilmente sarà il diverso grado di esperienza e maturità da parte di entrambe le squadre a fare la differenza. Questa Finale rappresenta anche la sfida tra due squadre costruite su filosofie diverse, ma che meritano entrambe di giocarsi il titolo Nba. Oklahoma City è arrivata in Finale grazie a un progetto quasi "all’antica", puntando sulla bravura dei propri osservatori e sulla corretta valutazione delle proprie scelte al draft, oltre che su operazioni di mercato mirate e sull’acquisizione di ottimi gregari sul mercato dei free agent.

Kevin Durant parla con coach Brooks. Reuters

i capricci di wade — Il progetto di Miami è stato costruito sul patto di tre fuoriclasse (Chris Bosh, Dwayne Wade, Lebron James) e il concetto è simile a quello di un moderno fondo di investimento: unire le forze, vincere e poi, chissà, abbandonare la barca. Brooks e Spoelstra? Stando alla percezione degli umori della gente, sarebbero due innocenti comprimari, che per puro caso si troveranno l’uno di fronte all’altro in una finale Nba. Il mese scorso fu proprio Dwayne Wade, al quale era stato chiesto un parere sulle eccessive critiche nei confronti del coach degli Heat, a definirlo in questi termini: innocente e senza alcuna responsabilità per il rendimento non entusiasmante della squadra. Ma tra il dire e il fare, si sa, c’è un oceano ed il diverbio tra lo stesso Wade e Spoelstra durante gara 3 della semifinale della Eastern Conference tra Miami e Indiana ha contribuito non poco a esporre nuovamente l’allenatore al fuoco incrociato dei media. Un comportamento, quello di Wade, da superstar eccentrica e viziata, che si diverte a mettere in difficoltà il proprio allenatore salvo poi assolverlo pubblicamente.

intrusi alla festa — "Purtroppo è sempre colpa dell’allenatore" ha spiegato successivamente Wade. "E, spesso, non è giusto. E' troppo facile puntare il dito contro il coach quando la situazione non è delle migliori". Dunque, Brooks e Spoelstra si apprestano a vivere la prima Finale della loro carriera nella Nba con la stessa considerazione di cui godrebbe un turista di passaggio. Forse, dopo quattro, cinque, sei partite qualcuno si renderà finalmente conto del loro valore. Ma per ora, in attesa di valutare le mosse e le contromosse tattiche da parte dei due allenatori, è come se qualcuno avesse appeso un grosso cartello alla porta d’ingresso di queste Finali, avvisando gli appassionati che all’atto conclusivo della stagione non si presenteranno certo due geni della panchina. Curioso che siano stati proprio questi due "intrusi alla festa", che secondo l’opinione pubblica avrebbero il solo merito di allenare due squadre superiori alla concorrenza, a spodestare nelle due ultime settimane coloro che erano considerati i veri maghi, o presunti tali: Gregg Popovich, coach di San Antonio e Doc Rivers, tecnico dei Boston Celtics.

Erik Spoelstra coach di Miami. Reuters

il destino di un allenatore — Paradossalmente, l’unico modo che Brooks o Spoelstra hanno per attirare l’attenzione è quello di perdere la Finale, o anche solo una partita. Alla prima sconfitta, la critica tornerà a massacrarli dalle pagine dei giornali e dei blog; se poi dovessero perdere la serie, sarebbero in molti a chiedere immediatamente la testa dell’allenatore. Mentre James e Durant si presentano in Finale con l’etichetta di migliori giocatori della lega, Brooks e Spoelstra sono due allenatori giovani circondati dalla diffidenza e dalla scarsa considerazione. L’ex coach degli Houston Rockets Jeff Van Gundy, che commenterà la finale per la rete televisiva americana Abc, ha dichiarato durante una conferenza stampa: "Non è possibile che la colpa sia sempre delle stesse persone. Quando Oklahoma City perde, la colpa è di Brooks e Westbrook, mentre se è Miami a essere sconfitta i principali responsabili sono Spoelstra e James". Anche l’ex allenatore dei Miami Heat ha espresso la propria opinione in merito qualche giorno fa, durante un’intervista al "The Dan Batard Show", noto programma trasmesso su una stazione radio di Miami: "Quando vinci un titolo, sei immune alle critiche e tutto quello che fai è perfetto. Ma fin quando non vinci, sarà sempre colpa tua. Purtroppo è il destino di un allenatore”.

mestiere — Il lavoro di Spoelstra, pupillo del presidente degli Heat Pat Riley, era stato indubbiamente positivo nelle sue prime due stagioni a Miami, con due qualificazioni consecutive ai playoff e un record di vittorie sempre superiore al 50%. Ma quando, nell’estate 2010, Riley decise di darsi allo shopping e consegnò al proprio allenatore due costosissimi pacchi regalo di nome Chris Bosh e Lebron James, le aspettative, e di conseguenza le critiche, cominciarono a crescere in modo esponenziale. "Conosco il mio mestiere e so che tutto questo fa parte del gioco”, ha dichiarato Spoelstra qualche giorno dopo il suo diverbio con Wade. Anche Brooks si è dovuto spesso confrontare con le perplessità da parte dell’opinione pubblica e, forse, anche dei propri dirigenti, che non lo ritenevano pronto per gestire l’enorme dose di talento che il general manager dei Thunder, Sam Presti, aveva deciso di affidargli. Brooks ha una personalità di basso profilo. E' originario della California, ma ha l’aspetto di un giovanotto del Midwest cresciuto tra piatte e sconfinate distese di cereali, come se allenare a Oklahoma fosse scritto nel suo destino. Ha un aspetto curato, ma sobrio, e in questo è molto diverso da Eric Spoelstra, sicuramente molto più istrionico e abile a giocare con le telecamere.

Erik Spoelstra, Dwyane Wade e LeBron. Reuters

maghi della panchina — Il coach di Oklahoma City non ha avuto maestri importanti, e forse ingombranti, come il tecnico degli Heat, ma ha avuto modo di confrontarsi, sia come giocatore che come assistente, con numerosi tecnici di comprovata esperienza, come Bill Musselman, Dick Motta, Jim Lynam, Rudy Tomjanovich, Mike Fratello e lo stesso Stan Van Gundy. Brooks ha disputato 11 stagioni nella Nba e la sua carriera da giocatore è stata sicuramente superiore a quella di Spoelstra, che è arrivato a giocarsi una Finale dopo numerosi sacrifici e dopo gli inizi e le numerosi notti insonni trascorse come coordinatore video di Pat Riley. Sia Brooks che Spoelstra hanno uno staff e degli assistenti di cui si fidano ciecamente. Tra loro c’è stima reciproca; "Ho un forte rispetto nei confronti di Spoelstra", ha dichiarato Brooks. "Non ha avuto un compito facile, ma lo sta portando avanti al meglio". Anche Spoelstra ha avuto belle parole nei confronti del collega: "Scott ha avuto dei meriti indiscutibili nella crescita dei Thunder come filosofia di gioco. E' un grande allenatore". Tra due settimane, uno tra Brooks e Spoelstra vincerà il titolo Nba e diventerà automaticamente un mago della panchina. Fa parte del gioco, loro sono i primi a saperlo. E chi perderà magari non sarà un genio, ma resterà un buon allenatore: chiedetelo ai fratelli Van Gundy.