Il 10 gennaio del 1971 la notizia della morte del pilota italiano a Buenos Aires fece il giro del mondo, anche per la dinamica con cui avvenne. E il motorsport venne messo sotto accusa per la sua pericolosit¨¤
Il 10 gennaio di cinquant¡¯anni fa ci lasci¨° Ignazio Giunti. L¡¯incidente in cui perse la vita sul circuito di Buenos Aires ebbe enorme risonanza, sia per la popolarit¨¤ del pilota che per la dinamica assurda con cui ci¨° accadde, rilanciando il dibattito sulla sicurezza delle competizioni automobilistiche, che qualcuno, a fronte dell¡¯ecatombe di quel periodo, chiedeva addirittura di abolire.
Campione europeo
¡ª ?Ignazio Giunti, nato a Roma in una famiglia nobile, aveva 29 anni: irruente, spettacolare, scanzonato, dopo essersi messo in luce nelle gare minori divent¨° professionista nel 1966, quando l¡¯Alfa Romeo gli affid¨° la spettacolare Giulia Gta, al volante della quale ottenne molteplici vittorie, tra cui il titolo di campione europeo della montagna 1967 nella categoria gran turismo. Quando la casa del Biscione esord¨¬ con la bellissima 33 nel mondiale Sport Prototipi, campionato a quei tempi con un seguito quasi pari alla Formula 1, fu scontata la scelta di Giunti tra i suoi piloti. L¡¯aumento di potenza valorizz¨° ancora di pi¨´ il talento del romano, che in coppia con Nanni Galli, nonostante la vettura acerba, ottenne ottimi risultati, culminati con il secondo posto sul circuito stradale della Targa Florio, dietro solo la pi¨´ potente Porsche 907-8 ufficiale di Elford-Maglioli.
In Ferrari
¡ª ?Un pilota cos¨¬ brillante non poteva sfuggire ad Enzo Ferrari, che nel 1969 lo volle al volante della sua sport-prototipo, la 512. L¡¯annata fu disastrosa per il Cavallino, umiliato dalla Porsche 917; ma Giunti, nonostante si fosse trovato tra le mani una vettura scorbutica con quasi 600 Cv di potenza massima (il doppio dell¡¯Alfa Romeo), si mise in luce regalando alla 512 l¡¯unica vittoria della stagione (alla 12 Ore di Sebring in equipaggio con Andretti e Vaccarella), e scalando le gerarchie di una squadra che annoverava anche Ickx, Surtees, Amon e Merzario. Ferrari lo apprezzava, tanto che, a sorpresa, gli offr¨¬ di debuttare nel giugno dello stesso anno in Formula 1, sull¡¯ostico circuito di Spa: pur avendo scarsa esperienza su di una monoposto, Giunti chiuse quarto, primi punti per la 312B con il nuovo motore Boxer 12 cilindri, alternandosi poi per tutto il resto della stagione con Clay Regazzoni a fianco di Jackie Ickx.
L¡¯incidente
¡ª ?La conferma in Ferrari arriv¨° scontata: la stagione 1971 si apr¨¬ con la prima gara del Mondiale Prototipi, la 1000 km di Buenos Aires. Giunti era al volante della Ferrari 312PB in coppia con Merzario: la nuova 3 litri Ferrari era una biposto ben riuscita, che and¨° subito fortissimo; Giunti, infatti, conduceva con ampio margine la gara. Il suo destino si comp¨¬ quando la Matra 660 guidata da Jean Pierre Beltoise rimase senza benzina a poche centinaia di metri dai box. Il francese decise di spingere la vettura per portarla al rifornimento. Nessuno glielo imped¨¬, tanto meno il direttore di corsa che rispondeva al nome leggendario di Juan Manuel Fangio, cinque volte campione del mondo tra il 1951 ed il 1957. La situazione di pericolo era palpabile, con la vettura che procedeva a spinta nell¡¯ultima curva, una velocissima sinistra in accelerazione leggermente in discesa. Beltoise ad un certo punto si rese conto della follia che stava compiendo e cerc¨° di accostare verso il guard-rail, quando giunse la Ferrari di Mike Parkes, in procinto di essere doppiato, con in scia Giunti. Il primo vide all¡¯ultimo momento l¡¯ostacolo, sfilandolo miracolosamente sulla sinistra, ma Giunti, coperto nella visuale, centr¨° quasi in pieno la Matra. Dopo l¡¯urto la Ferrari esplose e termin¨° la sua corsa in fiamme davanti ai box: il pilota mor¨¬ sul colpo con il collo spezzato.
Sotto accusa
¡ª ?Beltoise, che si salv¨° per miracolo, fin¨¬ sul banco degli accusati, ma pi¨´ di lui lo sport automobilistico, basti ricordare che Jochen Rindt era morto a Monza l¡¯anno prima a causa di una buca non coperta davanti al guard-rail, diventando campione del mondo post mortem. Pur formalmente vietato, spingere la vettura in panne ai box era pratica comune nella gare di durata, tanto che a Beltoise fu sospesa la licenza solo per un mese. ¡°Io penso che in quelle circostanze si sia compiuto per fatalit¨¤ un tragico destino¡± si giustific¨° Fangio: una filosofia di affidarsi alla sorte che porter¨¤ di l¨¬ a poco ad ulteriori incidenti altrettanto sconvolgenti e ampiamente evitabili come quelli di Williamson, quando i pompieri arrivarono otto minuti dopo il divampare delle fiamme, e di Cevert, decapitato dal guard-rail.
Reuccio di Vallelunga
¡ª ?Ignazio Giunti, il pilota dal casco con l¡¯aquila bifronte che formava sul frontale la lettera ¡°M¡± come omaggio alla fidanzata Mara Lodirio, riposa al cimitero del Verano di Roma. A Vallelunga ¨¨ posto un busto commemorativo: sul circuito romano Giunti era considerato imbattibile, tanto da essere soprannominato il ¡°reuccio di Vallelunga¡±, titolo al quale sicuramente teneva pi¨´ di quelli nobiliari ereditati.
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