La turca Alpteki ha collaborato come l¡¯azzurro, non si ¨¨ ¡°pentita¡± ed ha avuto la pena dimezzata.?I legali dell¡¯altoatesino hanno scritto il 6 giugno all¡¯agenzia sul precedente: nessuna risposta
Il caso Schwazer-Donati ¨¨ pieno di punti oscuri, coincidenze sospette, omissioni inspiegabili. Per questo da diversi giorni la Gazzetta l¡¯ha riaperto: sull¡¯onda della curiosit¨¤ di milioni di telespettatori della bella serie Netflix che l¡¯ha ricostruito con maestria, ¨¨ giusto riannodare i fili di una trama apparentemente inestricabile e che tuttora produce colpi di scena. L¡¯ultimo ve l¡¯abbiamo raccontato in anteprima: il nostro marciatore da quasi due anni sta collaborando con la federatletica internazionale alla quale ha denunciato un caso grave di doping, o meglio la mancata osservanza delle regole relative. Alex, come sapete, sta scontando una seconda squalifica di 7 anni per doping. La prima, di 4 anni, ricevuta nel 2012, era stata pienamente meritata e del resto l¡¯atleta era reo confesso. Ma la seconda, di 7 anni, maturata per un controllo a sorpresa a Capodanno 2016, ¨¨ stata sempre tenacemente ritenuta ingiusta sia dall¡¯atleta sia dal suo tecnico, Sandro Donati, campione della lotta al doping. L¡¯allenatore aveva accettato, dopo molte esitazioni, di guidare il percorso di redenzione umana e di recupero agonistico del marciatore, dopo aver preteso da lui ogni garanzia. Dopo anni di indagini al massimo livello, il Giudice delle indagini preliminari di Bolzano, Walter Pelino, aveva prosciolto l¡¯atleta dall¡¯accusa di doping, che in Italia ¨¨ reato penale e scritto in un¡¯ordinanza di 80 pagine che riteneva ragionevolmente certo un complotto ai danni di Schwazer e del tecnico.
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ORDINANZA
¡ª ?Ma niente e nessuno aveva indotto i due organismi, la Wada, cio¨¨ l¡¯agenzia mondiale antidoping, e la World Athletics, la federazione internazionale, a tornare sui rispettivi passi. Non quell¡¯ordinanza ultra dettagliata, non l¡¯evidenza scientifico-forense portata nel giudizio dall¡¯eccellenza dei Carabinieri del Ris, non la discesa in campo del Parlamento italiano e della sua risoluzione a favore della revoca della squalifica, non la perplessit¨¤ di molti personaggi autorevoli, come il presidente del Coni Malag¨°, che in una recente intervista ha riassunto nella parola ¡°accanimento¡± la sensazione sua (e di molti altri) di fronte a questo caso. Alex si ¨¨ cos¨¬ messo l¡¯animo in pace: le autoreferenziali autorit¨¤ sportive e la relativa giustizia non hanno nessuna intenzione di riaprire la vicenda nel merito. E tuttavia, come vi abbiamo anticipato, il marciatore si ¨¨ imbattuto in un caso doping eclatante, che ha denunciato alla Athletics Integrity Unit (AIU), cio¨¨ la sezione interna alla federatletica mondiale competente in fatti di doping. ? accaduto giusto due anni fa. Si d¨¤ il caso che chi collabora fattivamente a perseguire colpevoli di casi di doping abbia diritto, regolamento alla mano, a una riduzione della squalifica, che pu¨° arrivare al 75%. A Schwazer, che nel frattempo ha gi¨¤ scontato 6 dei suoi 7 anni di sospensione, basterebbe molto meno per tornare alle gare, senza nessuna pretesa di grandi risultati ormai (l¡¯atleta ha 38 anni), ma per affermare un principio e sentire di nuovo la gioia dello sport agonistico. Ma come, chiederete voi, proprio Alex si imbatte in un caso di cui nessuno si era accorto? Certo. ? una bella stranezza, anche perch¨¦ questo nuovo giallo riguarda una federazione d¡¯atletica e un comitato olimpico nazionale regolarmente aderenti ai rispettivi organismi. Ed ¨¨ ancora pi¨´ strano perch¨¦ l¡¯allenatore di cui si parla nella denuncia compare in fotografie ufficiali facilmente disponibili su Internet, con tanto di accredito. E non poteva farlo perch¨¦ era stato squalificato a vita da atleta proprio per doping. Perch¨¦ fino a 2 anni fa non se n¡¯era accorto nessuno? Ci piacerebbe che rispondessero la World Athletics e Cio, a margine del caso che ci interessa di pi¨´.
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riduzione
¡ª ?Nel frattempo, il regolamento parla chiaro: Schwazer ha diritto a una riduzione della squalifica. Solo che nel suo caso i regolamenti si trasformano in sabbie mobili. Di solito occorre una manciata di settimane per avere l¡¯ok, una volta constatato che l¡¯aiuto offerto da Schwazer ¨¨ stato sostanziale al punto che il tecnico in questione ¨¨ stato rimosso. Ma tutto si ¨¨ impantanato. Infatti, l¡¯AIU deve richiedere il ¡°nulla osta¡± alla Wada, che si sta impegnando in un¡¯infinita botta e risposta via mail con i legali di Alex. E il tempo passa. La domanda-intimidazione pi¨´ grottesca della Wada al marciatore ¨¨: prima devi confessare il doping di Capodanno 2016. Fingendo di ignorare due cose sostanziali: 1) che il nostro atleta ha sempre negato la circostanza e un tribunale italiano gli ha dato ragione; 2) in un caso analogo che vide protagonista la mezzofondista turca Alptekin, nessuno richiese all¡¯atleta di confessare alcunch¨¦. Un caso eclatante di due pesi e due misure. L¡¯ennesima riprova del muro che da anni rinchiude l¡¯altoatesino (e Donati). Il 6 giugno i legali londinesi di Alex hanno inviato alla Wada una mail in cui: si sostiene fra l¡¯altro che ¡°...nella vicenda Alptekin¡ l¡¯atleta in questione non ha fornito alcuna informazione in merito alla sua precedente infrazione ¡ e tuttavia la Wada ha ritenuto che la sig.ra Alptekin avesse fornito un¡¯assistenza sostanziale e ha sospeso il 50% del suo periodo di squalifica. E da quel caso, datato 2015, le regole non sono cambiate¡ e quindi la Wada sembra assumere una posizione diversa nei confronti del sig. Schwazer rispetto a quella assunta nei confronti della sig.ra Alptekin¡±. Era il 6 giugno quando la Wada ha ricevuto queste puntuali contestazioni. Da allora silenzio. Fino a quando?
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