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Longboard, una scommessa chiamata Olimpiadi
Il longboard sar¨¤ la seconda categoria del surf alle Olimpiadi? Ancora ¨¨ presto per dirlo, ma si tratta di una probabilit¨¤ concreta. E una decisione arriver¨¤ presto: entro la prima parte del 2025. ? questa la deadline fornita da Fernando Aguerre, il presidente dell¡¯ISA, l¡¯International Surfing Federation. ¡°Speriamo che entro un anno da adesso il longboarding sia parte dei Giochi di Los Angeles 2028. Abbiamo lavorato duramente per avere la pi¨´ antica disciplina del surf all¡¯interno della competizione¡±, ha detto il manager argentino durante l¡¯ultimo mondiale in El Salvador, svolto ad aprile.
la rivoluzione
¡ª ?Le parole di Aguerre, super-presidente della federazione internazionale (la guida ininterrottamente dal 1994) e fautore del surf tra gli sport a cinque cerchi, hanno ringalluzzito un movimento che vede cos¨¬ una possibilit¨¤ di riscatto. Il longboard, o pi¨´ semplicemente il long, rappresenta l¡¯origine del surf. Basti pensare che un tempo non esisteva neanche questo nome: il termine e i suoi derivati nacquero durante la dicotomica guerra (non solo lessicale) in risposta alla shortboard revolution, quel movimento che a partire dei tardi anni Sessanta ridusse le misure delle tavole e cambi¨° radicalmente anche il modo di surfare. In quel periodo, siamo tra 1967 e il 1970, alcuni shaper sperimentarono infatti nuove assi che passarono da una media compresa tra i 10 e i 9 piedi (3-2,7 metri) ai 6 piedi e mezzo (2 metri). Un cambio talmente epocale che i primi modelli vennero appellati miniboard.?
diversa tavola, diverso stile
¡ª ?La rivoluzione, iniziata con le intuizioni e i primi prototipi di George Greenough e di Bob MacTavish, port¨° un grandissimo mutamento anche nello stile: i surfisti, abituati a lunghe ma statiche cavalcate a bordo delle pesantissime tavole dell¡¯epoca, iniziarono a sentire i brividi della velocit¨¤ e a tratteggiare sull¡¯onda curve sempre pi¨´ strette. Per non parlare poi del tube-riding, la capacit¨¤ di entrare nel cavo dell¡¯onda (il tubo, in italiano). La zona vicina al ricciolo era praticamente inaccessibile per le tavole lunghe: ecco che invece si apriva la via verso il paradiso in terra, il mistico e sublime momento in cui un¡¯onda avvolge il rider.?I longboard vennero dunque relegati negli angoli bui dei garage, e la maggior parte delle surf factory dell¡¯epoca fallirono, lasciando spazio a nuovi shaper che si erano invece letteralmente buttati nel nuovo business. Eppure, quelle tavole un po¡¯ ingombranti, ma tutto sommato utili e affascinanti, aspettavano solo di tornare in auge. E non solo perch¨¦ a un certo punto sono diventate vintage ¨C e quindi fighe ¨C ma perch¨¦ permettevano (e permettono) di prendere un numero di onde spropositato e aiutano in particolar modo i surfisti pi¨´ pesanti o quelli inesperti. Anche dal lato delle gare, soprattutto a cavallo tra anni Novanta e i Duemila, la ASP, cio¨¨ la vecchia World Surf League, si impegn¨° per promuovere il circuito professionistico. L¨¬ nascono leggende e campioni come Joel Tudor, Beau Young e Bonga Perkins, anche se in poco tempo la fiamma agonistica si ¨¨ nuovamente spenta, sovrastata dalla nuova generazione di tavolettari con le loro acrobazie.
l'ultimo mondiale
¡ª ?Tuttavia, anche se attualmente le gare sono piuttosto povere ¨C il tour professionistico WSL prevede solo quattro tappe internazionali con montepremi anche cinque volte inferiori rispetto alle competizioni shortboard ¨C niente ¨¨ dato per spacciato. L¡¯ISA ha appena terminato il grande show in El Salvador con l¡¯edizione dei mondiali con il pi¨´ alto numero di partecipanti di sempre: 129 atleti provenienti da 39 nazioni. Va dato merito ad Aguerre di dare ampio spazio anche a specialit¨¤ magari meno avvincenti dal lato dello spettacolo: d¡¯altronde l¡¯associazione internazionale non risponde ai principi del mercato, piuttosto a quelli puri dello sport. Il primo ¨¨ l¡¯inclusione, ed ¨¨ anche grazie a questo ¨C declinato nella partecipazione di tutte le nazionali, e con un sistema di gara che non prevede un¡¯eliminazione diretta ¨C se il Comitato Olimpico Internazionale ha accettato di inserire il surf tra i suoi sport.
l'italia
¡ª ?Il contest in El Salvador si ¨¨ svolto su onde a tratti eccellenti e con atleti che hanno fatto vedere il repertorio di camminate sulla tavola e lunghi nose-riding (cio¨¨ cavalcate con i piedi posizionati in punta) e anche qualche manovra moderna. Per l¡¯Italia c¡¯erano la veterana Francesca Rubegni e la giovane promessa Ginger Caimi, undici anni (la pi¨´ giovane nel contest) e neanche 40 chili di peso. Un dettaglio importante perch¨¦ nel surf contano anche i muscoli: i suoi cresceranno, ma intanto di "cazzimma", che non si allena in palestra, questa ragazzina nata a Milano ne ha da vendere. Convocata dalla FISSW, la federazione italiana, Caimi ha fatto vedere i sorci verdi alle colleghe ben pi¨´ grandi ed esperte nelle prime due batterie, passate da prima della classe. Lei ¨¨ arrivata 21esima e il mondiale ¨¨ stato vinto dalle Hawaii, che soltanto nelle gare non olimpiche compete sotto la propria bandiera. Il risultato dell'azzurra in questo caso ¨¨ solo un dettaglio: il futuro ¨¨ roseo. Pardon, rosa. Se anche la tavola lunga far¨¤ parte dei giochi, l'Italia avr¨¤ solide speranze di qualificazione.
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