Federica Brignone: “Il surf mi rende più forte di testa. Così mi aiuta a vincere nello sci”

Gli sci come una tavola da surf, e non è una metafora buttata lì a caso: è la storia di Federica Brignone, che a 34 anni aggiunge un altro tassello allo stupendo puzzle della sua carriera vincendo la discesa libera di St. Anton. Primo successo nella specialità, 30esimo totale in carriera, battendo per 7 centesimi la svizzera Maloire Blanc in una gara difficilissima a causa delle particolari condizioni della pista: “Aveva nevicato tanto, era tutto a pallini e quindi più instabile, sembrava davvero di essere in mare a surfare perché a volte prendevi gli spigoli e a volte no. Da lì la mia battuta ‘ah, oggi si fa surf’ (ride, ndr)” ha raccontato. Il paragone con il surf non è a caso: ogni estate, Federica Brignone ritaglia del tempo nel fitto calendario della sua preparazione atletica per dedicarsi al surf: un amore, una grande passione e anche un modo per acquisire abilità diverse, che poi tornano utili anche sulle piste.

Dal surf allo sci: cosa di questo sport l’ha particolarmente aiutata a ottenere successi in situazioni difficili come questa??

“Il surf mi ha aiutato tantissimo nella vita e nella mia carriera, in particolare dal punto di vista dell’atteggiamento. ? uno sport mentalmente tosto, difficile, anche pericoloso, un po’ come lo sci: bisogna fidarsi e fare qualcosa che non sempre viene così naturale. Sicuramente sugli sci sono molto più a mio agio, mentre nel surf mi capita di avere paura e di avere meno confidenza, ma negli ultimi anni riesco ad essere più vigile, lucida, uscendo dalla comfort zone e poi immagazzinando tutto quello che ho imparato per affrontare le situazioni più complicate quando scio”.?

? un aiuto soprattutto nella gestione degli imprevisti, quindi??

“Esatto. Prendiamo la gara di St. Anton: in prova c’era un tipo di neve, poi ha nevicato 30-40 centimetri e ci siamo ritrovate in gara in una condizione completamente diversa, al di là dello spostamento del cancelletto di partenza che incide, sì, ma fino a un certo punto. Un po’ come quando vai in acqua al mattino per fare delle prove e poi la sera ti ritrovi con un’altra direzione del vento e delle onde diverse. Lo sci è così, il surf è così: devi adattarti perché non c’è mai un’onda uguale all’altra così come non c’è mai una curva uguale all’altra”.

A livello fisico invece che cosa le dà il surf??
?
“Sicuramente equilibrio. Mi aiuta a fare il movimento giusto nel momento giusto e mi porta a rinforzare maggiormente la parte alta del corpo. In questo senso sono un po’ gli opposti: nello sci siamo abbastanza dritte, mentre nel surf hai sempre un piede davanti all’altro e quindi impari a gestire tutte le situazioni che ti capitano sotto i piedi. Anche per questo d’estate con il mio preparatore andiamo a fare anche wakesurf, proprio per imparare a gestire delle situazioni diverse dal punto di vista dell’equilibrio”.?

Quali sono i punti in comune che le fanno amare – o anche odiare – entrambi gli sport??

“Amare e odiare è la frase giusta (ride, ndr). Io amo questi sport perché non sono mai banali, nulla è mai uguale a quello che è successo fino a un attimo prima, non c’è mai una ‘corsia’ prestabilita, né nello sci né nel surf. ? una cosa che amo ma è anche frustrante, perché ci sono delle cose che non si possono controllare, ed essendo io un po’ control freak, maniaca del controllo, vorrei poter controllare tutto ma non posso farlo. E poi ovviamente l’adrenalina che danno entrambi gli sport è incredibile: quando fai una curva veloce o prendi un’onda difficile devi fidarti di te stessa al 100%, è sempre una bella sfida, sai che potrebbe essere pericoloso e che ci sono tanti fattori esterni da gestire, e tutta questa adrenalina mi piace”.?

Come gestisce il rischio delle cadute??

“? una cosa che bisogna imparare ad accettare, è una lezione e – anzi – bisogna imparare a cadere: più cadi da bambina e più impari a diventare ‘di gomma’. Meno si cade e più si rischia, da adulti, di farsi ancora più male. Quando si fanno sport come lo sci e il surf bisogna prendere in considerazione l’idea di poter cadere e anche farsi male. Poi nel mio caso le situazioni sono ovviamente un po’ diverse, perché nel surf non sono nemmeno all’1% del livello che ho nello sci e di conseguenza lo pratico in maniera meno ‘forte’. Se penso ai surfisti professionisti immagino sia abbastanza pericoloso”.

Quanti giorni di surf fa all’anno??

“Purtroppo non tantissimi, 15-20 all'anno di solito. Quest’anno ho fatto 15 giorni nelle Filippine e poi 7 giorni in Marocco in Autunno, cosa che normalmente non riesco a fare. Purtroppo è difficile avere una continuità con la preparazione atletica: lo sci richiede tanto lavoro, tanti impegni e tanti viaggi, come anche il surf professionistico alla fine. Per me resta però una grande passione e un amore incredibile, è il mio periodo di riposo: quando gli altri atleti vanno in vacanza io vado a fare surf (ride, ndr), è un modo per staccare la testa e impegnarmi in altro. Non lo faccio con l’idea di allenarmi per lo sci, i benefici che poi riesco a portare nel mio sport sono semplicemente una conseguenza della mia passione per il surf”.

Questo “ripartire da zero” può anche essere un vantaggio, come fosse un modo per rimettersi sempre in gioco e alzare l’asticella? Provando a fare un paragone, con le dovute proporzioni, è un po’ come rientrare dopo un lungo infortunio e riprendere il contatto con il proprio corpo??

“Assolutamente. Il primo giorno quando comincio a ‘remare’ sulla tavola mi sento un po’ scema, a disagio, perché non riesco a fare quello che vorrei, non ho più quella manualità e quindi la devo riconquistare. All’inizio, giustamente, c'è anche un po’ di paura, vedi un’onda molto grande e pensi che sia troppo per te: è un modo di uscire dalla propria comfort zone però e questo aiuta tanto ed è l’atteggiamento che cerco sempre di avere. ? vero, ho vinto anche in discesa che era l’unica specialità che mi mancava, ma continuo a ragionare weekend dopo weekend. Ci sono tante gare che mi piacciono e soprattutto voglio riuscire a mettere in pista il mio 100%, il mio sci al massimo. La sfida è sempre quella: tendo a patire la pressione e lo stress, e quando riesco a fare qualcosa di molto difficile e sciare al massimo del mio potenziale mi fa sentire davvero orgogliosa di quello che faccio”.

Al di là del surf, lei ha sempre manifestato il suo amore per il mare e l’acqua in ogni sua forma, tanto da dar vita a un progetto di sensibilizzazione dal titolo “Traiettorie Liquide”, per il quale si è anche tuffata in mare con gli sci e la divisa da gara per lanciare un messaggio importante…

“Traiettorie Liquide è nato nel 2017 con Giulia e Daniela Mancini per denunciare, tramite le splendide foto di Giuseppe La Spada, le tematiche che stanno distruggendo il nostro pianeta: l’inquinamento, la presenza di plastica e altri rifiuti nei mari, nei fiumi e nei laghi. Abbiamo parlato di scioglimento dei ghiacciai, di decarbonizzazione e deforestazione. Abbiamo cercato di sensibilizzare la gente: fin da bambina sono sempre stata molto rispettosa della natura, del mare, della montagna, e vedere tutto questo trasformarsi così mi dà un fastidio incredibile, è una cosa molto brutta. Noi umani possiamo e dobbiamo fare qualcosa, e con questo progetto lo stiamo facendo: vogliamo far capire anche ai bambini che stiamo rovinando il nostro stesso pianeta, dando degli spunti, dei consigli da seguire tutti assieme tramite dei messaggi e delle foto ‘impattanti’, come appunto tuffarmi in mare vestita con la tuta da sci. Volevamo lanciare un messaggio per raccontare tutto ciò che si può fare per il nostro pianeta. A tutti piace andare in vacanza e trovare dei bei paesaggi, dei bei posti, ma se vogliamo continuare a farlo è nostro dovere conservarli”?

Qual è lo spot surf che ha amato di più e quale invece le piacerebbe scoprire??

“Il mio viaggio preferito è stato in Nicaragua, anche perché quando ci sono stata non c’era tantissima gente e ho potuto godermela ancora di più. Mi piacerebbe un giorno andare alle Maldive”.