Linna fugge dall'Afghanistan, la famiglia del judo la salva: "A Kabul rischiavo la morte"
"Judo more than sport" ¨¨ di certo uno degli slogan pi¨´ azzeccati. Senza dubbio ¨¨ cos¨¬ per la IJF, la federazione internazionale judo, che lo ha fatto suo per promuovere la linea innovativa di Marius Vizer, il presidente che nel 2007 avvicend¨° il coreano Yong Sung Park rivoluzionando l’intero sistema organizzativo e di gestione. ? stato "Judo more than sport’ anche nel 2012 a Londra, quando la judoka saudita Wodjan Shaherkani partecip¨° alle Olimpiadi senza dover togliere lo hijab, il velo: la questione, molto complessa ed articolata, diede vita ad una lunga contrattazione fra Cio ed IJF che si risolse ideando e facendo indossare a Wodjan un velo speciale in grado di garantire la sicurezza dell’atleta. ? stato "Judo more than sport" anche ai Mondiali 2019 a Tokyo, quando Saeid Mollaei, iraniano e campione del mondo in carica, fu "invitato" al ritiro dalla gara dai suoi dirigenti sportivi e politici per evitare di incontrarsi con l’israeliano Sagi Muki. Mollaei perse deliberatamente classificandosi cos¨¬ al quinto posto, ma a fine gara denunci¨° le minacce ricevute incontrando l’immediato supporto dell’IJF di Marius Vizer. L’atleta fugg¨¬ in Germania dove ottenne lo status di rifugiato politico e qualche mese dopo acquis¨¬ la cittadinanza della Mongolia.
LA STORIA DI LINNA
¡ªMa c’¨¨ tutto lo spirito del motto "Judo more than sport" anche nella storia di Linna, una donna come tante che in Afghanistan sono state improvvisamente costrette a rassegnarsi o fuggire. Lei ha scelto la seconda. Linna fa parte anche della famiglia IJF, ¨¨ stata un’atleta poi diventata tecnico per seguire centinaia di allieve nel suo Paese e collaborare attivamente con l’iniziativa "Judo for Freedom". Da tempo si batte per le donne afghane, soprattutto per l’accesso all’istruzione, ed ¨¨ molto attiva nello sport, il judo in particolare. Per mesi, prima del ritorno dei talebani, aveva lanciato appelli e richieste di aiuto, ma quando il governo ¨¨ caduto l’Afghanistan si ¨¨ trasformato in un posto molto pericoloso in cui vivere. "Sono riuscita a scappare da Kabul - ha detto Linna esausta appena atterrata-. All'aeroporto in mezzo alla folla ed al caos ho perso le scarpe e sono partita a piedi scalzi mentre attorno a me c'erano delle sparatorie. Sono stata costretta a lasciare il mio Paese perch¨¦ il pericolo di morte ¨¨ imminente. Ci ho provato ed ¨¨ andata bene".
JUDO COME FAMIGLIA
¡ªLa richiesta di aiuto di Linna aveva messo in moto una catena di solidariet¨¤ partita dalla Baviera, quindi all'IJF e alla Federazione judo tedesca che, insieme, hanno creato una rete di contatti utile a favorire il buon fine dell’operazione. "? una grande notizia sapere che Linna ¨¨ al sicuro dopo una partenza molto complicata dall'Afghanistan -¨¨ stato il commento soddisfatto di Marius Vizer-. Vorrei ringraziare le autorit¨¤ tedesche, il Deutscher Judo Verband e tutti coloro che hanno operato dietro le quinte per consentire a Linna di raggiungere l’Europa. Sapere che la nostra Judo-family ¨¨ riuscita ad intervenire anche in queste circostanze ¨¨ davvero una bella notizia". Sono molte le persone che hanno collaborato affinch¨¦ tutto potesse andare a buon fine, e anche se Linna ha lasciato tutto senza possibilit¨¤ di ritorno, ora pu¨° iniziare una nuova vita e pu¨° contare sull’affetto della famiglia del Judo che s¨¬, ¨¨ "more than a sport".
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