BASKET
"Segnavamo tanto, segnavamo tutti. Contava solo vincere". Il racconto degli eroi di Nantes 1983
La standing ovation di 3¡¯ coi duecento spettatori raccolti nella bella sala della Filarmonica di Trento che si sono alzati ad applaudire un quintetto da favola, ¨¨ stato il momento pi¨´ intenso e significativo dell¡¯evento che ha celebrato i 40 anni dell¡¯oro europeo di Nantes 1983, il primo grande successo conquistato dall¡¯Italbasket. I cavalieri che fecero l¡¯impresa spezzando il giogo slavo e battendo la Spagna in una finale da Nba (105-96 il punteggio) a loro volta si sono alzati per rispondere a quel tributo bello e caldo che li ha perfino commossi.
il quintetto
¡ª ?Dino Meneghin, il simbolo del basket italiano; Pierlo Marzorati, il recordman di presenze in azzurro (278); Renato Villalta, l¡¯uomo delle grandi finali; Antonello Riva, mister canestro; Charlie Caglieris, il piccolo (176 cm) grande play che ha regalato a quel trionfo l¡¯immagine pi¨´ iconica col bacio alla palla dopo avere domato gli spagnoli. Cinque fuoriclasse che hanno scolpito un¡¯epoca irripetibile. ¡°Io giocavo sempre per vincere e non per partecipare come diceva quel fesso di De Coubertin ¨C gi¨´ le risate in sala alla prima battuta di Meneghin ¨C e quell¡¯Italia era pronta per arrivare al successo. Venivamo dall¡¯argento olimpico di Mosca, la squadra era cresciuta e coesa. E c¡¯era coach Gamba che ci guidava con idee chiare e senza risparmiare nessuno¡±. ¡°Ma nei tornei di preparazione avevamo fatto male ¨C gli ha ribattuto Marzorati -. C¡¯erano molte aspettative, per¨° non riuscivamo a fare gioco e ci chiedevamo dove saremmo arrivati. La vittoria iniziale sulla Spagna (incontrata due volte in quel torneo), col mio fortunoso canestro, ci serv¨¬ per sbloccarci e avere pi¨´ autostima. Insieme a Gamba, che ci tolse dalla bambagia, voglio ricordare la figura di Cesare Rubini (all¡¯epoca direttore della Nazionale). Due personaggi forti che hanno dato tanto alla Nazionale¡±.
il successo contro la "bestia nera"
¡ª ?La vittoria pi¨´ importante ¨¨ stata quella con la Jugoslavia, bestia nera degli azzurri, con tanto di rissa western che vide Villalta protagonista passivo: ¡°Kicanovic mi rifil¨° un calcio nel basso ventre ¨C ha ricordato la bandiera della Virtus -, nacque un parapiglia gigantesco. La squadra rest¨° unita e sul pezzo e vincemmo facilmente. Il canestro di Pierlo e il successo sulla Jugoslavia mi apparvero segnali evidenti: era il nostro anno, l¡¯oro non poteva sfuggirci¡±.
la giovane stella
¡ª ?In quel quintetto brillava gi¨¤ una stella che all¡¯epoca aveva solo 21 anni. ¡°Quel successo fu la mia consacrazione anche se avevo gi¨¤ vinto uno scudetto e due Coppe Campioni ¨C ha spiegato Riva -. Per me non fu difficile impormi tra compagni che erano un punto di riferimento. La responsabilit¨¤ era tutta sulle loro spalle, non avevo pressioni. Era bello giocare in quella Nazionale veloce in contropiede. Segnavamo tanto, segnavamo tutti. Cos¨¬ ¨¨ anche mutata la nostra nomea di squadra difensivista¡±. Per finire il bacio sulla palla: ¡°Mi venne cos¨¬ un po¡¯ come l¡¯urlo di Tardelli ¨C ha chiosato un Caglieris in formissima -. Io davo le accelerazioni, ero il nano pi¨´ alto del mondo. Era un altro basket, ognuno stava nel proprio ruolo. Per un play l¡¯altezza non importava. Quella palla ¨¨ tornata in mio possesso dopo tanti anni. Vorrei che fosse inserita in un museo del basket quando finalmente verr¨¤ fondato¡±
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