Parataekwondo
Con il campione di oggi e la possibile campioncina di domani: c’era anche il movimento olimpico del parataekwondo oggi al Centro di preparazione di Roma nella giornata nazionale dello sport paralimpico, presentandosi al pubblico di appassionati e soprattutto studenti. E al centro del tatami, protagonisti delle esibizioni, anche Antonino Bossolo e Margherita Borsoi.
Antonino ha 23 anni, ¨¨ di Casteldaccia (20 km da Palermo) ed ¨¨ in piena corsa per i Giochi di Tokyo 2020. “E’ una bellissima iniziativa, per avvicinarci alla gente e per far avvicinare gente normalmente lontana dallo sport, non solo al nostro”, dice Antonino. “Noi come testimonial abbiamo anche il compito di far capire che lo sport serve anche per uscire dalla monotonia, che aiuta tanto, come tanto ha aiutato me”. Bossolo ¨¨ allenato da Giovanni Lo Dolce, compete nella categoria -61 kg. del K44, ha da poco vinto l’oro agli Europei ed ¨¨ attualmente 4¡ã nel ranking mondiale, perfettamente in linea per la qualificazione alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. “Lo sport mi ha tenuto lontano da cattive strade o dal non fare niente. Da bambino facevo nuoto, ovviamente consigliato dai dottori, poi calcio, badminton. Quando siamo tornati dalle Marche, dove i miei erano andati per lavoro e non facevo sport, a mamma ho detto che volevo ricominciare col calcio e lei invece mi ha spinto a provare qualcosa di diverso. Vicino casa c’era una palestra e ho incontrato il taekwondo: avevo 11 anni. Mi sono appassionato subito ed ¨¨ diventato molto importante. Fino a 5 anni fa gareggiavo con i normodotati, perch¨¦ non c’era altra possibilit¨¤: ma ho anche vinto l’argento agli assoluti senior e nei cadetti. Poi si ¨¨ aperta la porta del parataekwondo. Certe cose anche noi poi alla fine dobbiamo capirle e accettarle, come il non poter arrivare alle Olimpiadi. Da piccolo mi sentivo in un altro mondo, gli altri li vedevo come ‘normali’, diversi da me e quando riuscivo a batterli avevo una spinta d’orgoglio e di motivazione maggiore”. L’obiettivo sportivo, come detto, ¨¨ Tokyo, ma Antonino ne ha un altro: “Se tutto va bene, dopo vorrei iscrivermi a scienze motorie”. E magari dare una mano alla diffusione del parataekwondo: “In 4 anni e mezzo di lavoro la federazione ha fatto progressi enormi: il risultato pi¨´ importante ¨¨ avere permesso a tante persone di riprendere l’attivit¨¤”.
Margherita invece di anni ne ha solo 12 e viene da Conegliano, compete nella categoria cadetti -33 kg. per la classe K44. “Faccio la seconda media, credo di essere brava, le mie materie preferite sono arte e italiano, mi piacciono poco matematica, scienze e geometria. Vorrei fare l’artistico e poi la designer”. Idee gi¨¤ chiarissime: il taekwondo sembra proprio lo sport adatto a lei. “Sono andata in palestra tramite l’associazione Art4Sport di Bebe Vio: facevo arti marziali ma erano solo figure. Poi il presidente Luca Pancalli mi ha proposto il taekwondo e mi ¨¨ subito piaciuto”. Margherita se la ride, ma ad attirarla era anche la possibilit¨¤ di poter picchiare qualcuno... “Mi piacevano i calci, i primi allenamenti sono stati difficili e faticosi ma poi si prende l’abitudine”. Il suo sparring partner preferito, che sarebbe meglio chiamare vittima, ¨¨ il fratellino Matteo. “Ha 10 anni, fa taekwondo anche lui e un po’ la subisce”, sorride mamma Maristella, che ha accompagnato Margherita a Roma. Anche se ha solo 12 anni, Margherita si divide fra molte altre attivit¨¤: “Mi alleno 3 volte a settimana, la sera dalle 8 alle 10. Faccio anche pianoforte, mi piace sciare e mi piace guardare l’atletica, in tv ho fatto il tifo per Bebe all’Olimpiade di Rio e quando ha vinto l’oro ¨¨ stata bravissima”. A proposito di cinque cerchi: “S¨¬, ci penso gi¨¤, vorrei riuscire ad andarci, ci vorranno tanti sacrifici”. Intanto gi¨¤ qualcosa si vince. “Agli interregionali di Riccione ho conquistato il bronzo, in semifinale sono stata costretta a ritirarmi per una ferita al naso”. L’allenatore all’Accademia Taekwondo Treviso e Conegliano ¨¨ Filippo Inglima: “Dobbiamo lavorare molto sui calci girati, il mio punto debole”. Alto punto debole? “Mi piacciono le patatine fritte, non mi piace il pesce”.
E proprio Luca Pancalli, che ha passato la mattinata al centro di Roma prima di volare a Milano, ha confessato: “La mia atleta preferita ¨¨ Margherita”, ha detto il presidente del Comitato italiano paralimpico. “E’ una cucciola! E in fondo il nostro compito ¨¨ lavorare per loro. Ed ¨¨ bello vedere questa macchia bianca dei loro dobok sul verde del prato e sotto questo sole. Il parataekwondo ¨¨ perfettamente consapevole di far parte della nostra famiglia: il mondo dello sport paralimpico dimostra di non avere ormai confini. Il presidente Angelo Cito e la federazione si stanno muovendo egregiamente e noi del Cip speriamo di avere il primo azzurro del taekwondo a Tokyo”. Anche perch¨¦ la Fita pu¨° offrire al Cip un movimento gi¨¤ consapevole: “Noi ci occupiamo di intercettare e promuovere questo sport dove siamo presenti. A volte intercettiamo dei movimenti che nascono spontaneamente, magari per amore e passione dei singoli, cos¨¬ come ¨¨ successo col taekwondo, ma noi abbiamo scoperto che in Fita esisteva gi¨¤ un terreno fertile sul quale loro avevano seminato. Ovvio che poi si pu¨° sempre fare di pi¨´: adesso loro fanno parte a pieno titolo della nostra famiglia e noi speriamo di poter sostenere sempre meglio questa spettacolare disciplina”.
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