Vincitore a Montecarlo, da qualche mese veste il suo marchio: "Rispecchia i miei valori: uguaglianza e gentilezza"
Andrey Rublev ¨¨ un ragazzo speciale. Figlio di un ex pugile e di una allenatrice di tennis, da anni ¨¨ nell¡¯elite della racchetta, eppure sembra sempre considerarsi un po¡¯ meno bravo degli altri, una specie di imbucato in un party vip. Questo almeno accadeva fino al successo nel torneo di Montecarlo, quando Andrey ha battuto in finale il predestinato Holger Rune. Russo di Mosca, ¨¨ stato forse il primo nel circuito a pronunciarsi per la pace scrivendo frasi sulle telecamere dopo i successi in vari tornei. "Peace is all we need". Pace, gentilezza ed equit¨¤ sono parole chiave nel suo lessico, e le ultime due ricorrono spesso nella presentazione del suo brand, Rublo, coniato a inizio anno. "? sempre stato un mio sogno lanciare un mio marchio e ho avuto l¡¯opportunit¨¤ di farlo quest¡¯anno. Il mio brand ¨¨ in linea con i valori che ho", spiega Andrey. "Io credo che si possa fare di questo mondo un posto migliore, attraverso l¡¯eguaglianza, la gentilezza e la speranza. ? un¡¯esperienza unica e divertente lavorare sul design e vedere che prende vita in capi che vengono indossati. In ogni caso, l¡¯aspetto pi¨´ importante di questa impresa per me ¨¨ avere un impatto positivo e ho fiducia che accadr¨¤. Voglio cambiare la vita dei bambini nello specifico e spero che sapr¨° farlo molto presto".?
altruista
¡ª ?Non ¨¨ filosofia: per fare un esempio, Ivan Gakhov, un tennista russo molto meno famoso di Rublev, ha raccontato di come l¡¯amico lo ha aiutato con dei capi da tennis, visto che non aveva sponsor. Quanto ai testimonial, Rublev confessa di non avere ancora pensato a quali colleghi ingaggiare. "Siamo appena all¡¯inizio di questa avventura". Mentre le grandi case tagliano testimonial e alcuni decidono di accordarsi con brand pi¨´ piccoli che assicurano maggiore libert¨¤ anche con gli altri sponsor, Rublev ha fatto una scelta molto personale: lasciando la Nike si ¨¨ lanciato in una nuova sfida. Dopo Madrid sar¨¤ in tabellone a Roma e Rublo arriver¨¤ anche sul palcoscenico di quello che ¨¨ considerato il torneo pi¨´ affascinante dopo quelli dello Slam. "Non ho alcun tipo di aspettativa per Roma. Sono concentrato su ogni partita e abituato a procedere step by step", dice. Ma il titolo di Montecarlo lo ha fatto salire molto nella considerazione degli esperti, dopo tanti stop in carriera dai tempi delle Next Gen. "Vorremmo condividere con voi qualcosa che pu¨° essere pi¨´ grande di un semplice marchio, qualcosa che pu¨° aiutare le persone, il pianeta. Qualcosa che sar¨¤ un simbolo di speranza e gentilezza. Speriamo che tutti insieme riusciremo ad aggiungere un po¡¯ di luce in questo mondo oscuro", ha scritto Rublev sui social per il lancio del marchio, un messaggio forte, legato anche alla depressione di cui ha sofferto negli anni.?
Bianco e colore
¡ª ?Nelle collezioni di Rublo adesso c¡¯¨¨ bianco e nero, ma anche colore. Il colore anche forte ¨¨ diventato sempre pi¨´ protagonista sui campi, Wimbledon a parte. "Preferisco colori riposanti e freddi, credo si addicano di pi¨´ alla mia personalit¨¤, ma dipende dai gusti. Mi piace l¡¯obbligo del bianco che ¨¨ rimasto a Wimbledon, perch¨¦ ¨¨ qualcosa di speciale e si addice alla tradizione. Normalmente non giochiamo in total white, ma credo che per Wimbledon sia perfetto ed ¨¨ bello doverlo fare una volta l¡¯anno". Rublev ha deciso di lanciare un suo brand, ma non rientra nella categoria fashion victim. "Non ho una particolare predilezione per un marchio o per un trend particolare, per me la moda ¨¨ un mezzo per esprimere me stesso, quindi tendo a selezionare stili e brand in base a questo. Mi piace indossare giacche, giubbini, jeans e t-shirt". Un ragazzo semplice insomma, che fra gli altri hobby ha anche la musica elettronica che registra e prova a compone nei momenti liberi.
occhi?
¡ª ?Un ragazzo elegante, che ha prestato il volto anche a una campagna di Bulgari ("Se il tennis ¨¨ uno sport elegante? Ogni cosa pu¨° diventare elegante, dipende soltanto dalle persone"), che ha idee chiare e le coltiva fra un viaggio e l¡¯altro, perch¨¦ alla fine il tennista ¨¨ sempre in volo. Ma se pensate che siano ali quelle scelte per il suo marchio, ecco arrivare la risposta libera di Andrey, che di nuovo scombina le carte. "Non sono ali. Sono due triangoli e ogni individuo ci vede cose differenti e le interpreta in maniera diversa. Qualcuno ci ha visto delle ali, qualcun altro uccelli o angeli. Io la prima volta che l¡¯ho visto ho pensato a degli occhi". Occhi come i suoi magari, aperti sul campo, ma anche sul mondo. E lo dimostrano le prese di posizione mai banali della sua carriera ancora breve, eppure gi¨¤ ricca di soddisfazioni che ama condividere.
il brand di panatta?
¡ª ?Nota a margine: ad un certo punto anche Panatta lasci¨° lo sponsor dell¡¯epoca, Fila, per un suo brand. Quando acquis¨¬ a costo zero la General Sport, che era nata a Genova nel 1967 e faceva racchette, abbigliamento sportivo. Per rilanciarla Adriano Panatta indoss¨° lui stesso i capi del brand.?
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