Tappa tutta lombarda quella da Morbegno a Bergamo. Ancora in Valtellina la partenza con la città di Morbegno al proscenio. Un ritorno del Giro d’Italia dopo il Giro del 1991 che qui vide la conclusione della 14^ tappa proveniente da Torino. La vittoria premiò Fanco Ballerini, l’attuale commissario tecnico azzurro, al suo unico successo nella corsa rosa che, però si corre in un periodo dove il rendimento del possente specialista del pavé era fortemente condizionato da allergie da polline. All’indomani si disputò la Morbegno-Aprica.

L’importante centro della bassa Valtellina, allo sbocco della Val Gerola, presenta una ramificata serie d’attività economiche con industrie meccaniche, tessili ed alimentari. Di specifico rilievo è pure il comparto agricolo e caseario (il noto bitto) con altre apprezzabili specialità.
Qui è nato Ezio Vanoni, importante uomo politico del secondo dopoguerra.

Il centro urbano richiama, nella sua conformazione, le linee architettoniche caratteristiche degli abitati valtellinesi con notevoli testimonianze artistiche soprattutto negli edifici religiosi. E’ da Morbegno che ha inizio la strada che porta al passo di San Marco che collega la Valtellina alla valle Brembana, in provincia di Bergamo, strada più volte percorsa dal Giro d’Italia negli ultimi anni.

Questa volta però il tracciato s’indirizza verso Colico, all’inizio del lago di Como, costeggia la riva orientale passando sotto la splendida ambientazione dell’abbazia benedettina di Piona e quindi Dervio. A Bellano, nota anche per il suo “orrido” svolta a sinistra per affrontare la salita verso Tartavalle, un classico del Giro di Lombardia, che offre spettacolari vedute sul sottostante lago. Si percorre la Valsassina ed affrontare quindi, dopo Moggio, l’inedita salita di Culmine di San Pietro – detta in loco la Culmine -, sotto le Grigne, che mette in comunicazione la Valsassina, in provincia di Lecco, con la Val Taleggio (che dà il nome al noto formaggio), in provincia di Bergamo. Salita non arcigna per pendenze ma con andamento molto sinuoso, così come la successiva discesa. Si trova quindi lo strappo della Forcella di Bura, Sedrina – ricordo d’obbligo per Felice Gimondi qui nato nel 1942 – e poi un lungo tratto nella pianura bergamasca per Seriate, Sarnico – verso il lago d’Iseo -, il dislivello di Solto Collina, il lago d’Endine per affrontare la salita del Colle del Gallo, già percorsa varie volte dal Giro di Lombardia. Si passa per Albino, Nembro, Torre Boldone e quindi Bergamo con il classico passaggio da città Alta con lo strappo della Boccola e l’arrivo nel cuore della città, sul Sentierone. La città dei Mille e la sua provincia sono sempre un riferimento di primissimo piano per passione e capacità d’attività ciclistiche. Una capacità che s’estrinseca anche nelle attività economiche, produttive e culturali della città orobica e del suo territorio.

Diego Marabelli nel 1938, Oreste Conte nel ’52, Felice Gimondi, davanti ad Eddy Merckx, nel ’76, Giuseppe Saronni nella semitappa del 1983 e Stefano Garzelli nel 2007 sono i vincitori delle tappe del Giro che si sono concluse a Bergamo. Una città ed una provincia con una differenziata serie d’attrattive cosparse su un territorio vario che sono un richiamo costante anche per tutti i generi e le correnti del turismo, in ogni stagione, grazie alla molteplice e ricca offerta che sempre sa proporre.

Negli ultimi anni il Giro d’Italia si propone con continuità nella bergamasca assecondando l’intraprendenza di una strutturata associazione locale – la Promoeventi Sport - che ragiona in termini complessivi di promozione territoriale con capacità. La corsa rosa è individuata quale mezzo d’eccellenza, in linea ideale, per la valorizzazione e l’identificazione delle varie realtà, della passione e della cultura delle zone che tocca.