La terza linea della Nazionale Azzurra sfida i tab¨´: "Non bisogna avere paura di chiedere aiuto. In Francia, dove gioco, ¨¨ pi¨´ facile parlarne, ora mi sento un'altra persona"
¡°Posso finalmente dire di essere orgogliosa di me¡±, conclude cos¨¬ questa lunga chiacchierata la terza linea dell¡¯Italrugby femminile Francesca Sgorbini, che con lo stesso coraggio che in ogni partita mostra in campo, mettendo la testa dove altri avrebbero paura a mettere i piedi e bruciando tutte le tappe (campionessa d'Italia a 18 anni Colorno, di Francia a 20 con Romagnat e in Nazionale dal 2019)?ha deciso di affrontare un percorso ancora pi¨´ difficile, quello che porta a guardarsi dentro e a scoprire parti di s¨¦ che restano nascoste e non sempre sono facili da gestire: ¡°Ho deciso di andare da uno psicologo. Non ¨¨ facile superare tutti i tab¨´ che riguardano la salute mentale, con le persone della mia generazione forse ¨¨ pi¨´ facile perch¨¦ c¡¯¨¨ una consapevolezza diversa. Quando ne parlo con persone pi¨´ grandi invece mi rendo conto che c¡¯¨¨ proprio un¡¯altra percezione, mi sono sentita dire ¡®ma cosa ci vai a fare se stai bene?¡¯, come se andarci significasse essere necessariamente matti o depressi. Molto pi¨´ semplicemente, nella vita ti trovi di fronte a delle cose che non hai mai vissuto e non sai gestire e a dei momenti in cui le tue emozioni prendono il sopravvento, e non c¡¯¨¨ nulla di male nel chiedere aiuto¡±.
Quando ¨¨ maturata questa decisione?
¡°Ho preso questa decisione dopo la Coppa del Mondo, ma ci pensavo da un po¡¯. Chiaramente il rugby ¨¨ sempre stato parte integrante della mia vita, ma in quel momento c¡¯erano delle questioni personali che non mi rendevano serena, volevo concentrarmi sulle cose importanti e sulle mie priorit¨¤ ma non ci riuscivo. Ogni cosa mi portava a pormi delle domande alle quali non riuscivo a dare una risposta, e questi pensieri avevano iniziato a influenzare anche i miei allenamenti e il mio rendimento in campo. A volte pensi di aver risolto un problema e invece dietro ce ne sono altri dieci¡±.
Si sentiva pronta a fare questo passo?
¡°? stato quello il momento in cui ho deciso di lavorare su me stessa, ma l¡¯ho fatto perch¨¦ mi sentivo pronta: se l¡¯avessi fatto prima, mentre ero ferma per un grave infortunio al crociato, non ci sarei riuscita perch¨¦ in quel momento non avrei ascoltato nessuno, ero troppo arrabbiata col mondo. Al lavoro fatto con lo psicologo si ¨¨ aggiunto quello che svolgo con un mental coach che la societ¨¤ (Romagnat, in Francia, ndr) mi ha messo a disposizione. Il mio percorso personale e quello sportivo stanno andando di pari passo. Ci sono tante cose personali che influiscono sull¡¯aspetto sportivo, e viceversa quello che succede in campo influenza anche la mia vita personale¡±.
"A volte pensi di aver risolto un problema e invece dietro ce ne sono altri dieci"
Anche perch¨¦ fare questo sport, da non professionisti, comporta tanti sacrifici¡
¡°Tornata dalla Coppa del Mondo mi sentivo strana e stanca. Poi ho cominciato a fare un continuo avanti e indietro tra Francia e Italia per i raduni della Nazionale, perch¨¦ avendo cambiato allenatore (Giovanni Raineri, ex trequarti dell¡¯Italia, ndr) chiaramente era necessario vederci il pi¨´ possibile prima del Sei Nazioni. A un certo punto in Italia parlavo francese e in Francia parlavo italiano, non riuscivo pi¨´ a gestire tutti questi cambiamenti. Certo, a qualcuno sembreranno delle piccolezze, e ci tengo a specificare che andare ai raduni della Nazionale per me sar¨¤ sempre un piacere e un onore, ma fare ogni volta dei viaggi della speranza non ¨¨ facile, anche perch¨¦ non siamo delle professioniste e dobbiamo comunque gestire contemporaneamente anche lo studio e il lavoro¡±.
Mai pensato di mollare?
¡°Mai, ci sono stati dei momenti difficili, quelli in cui pensi ¡®ma chi me lo fa fare?¡¯, ma non ho mai pensato di lasciare. Non ¨¨ facile, perch¨¦ ¨¨ da quando ho 16 anni che sono via di casa, ma le sensazioni che provo giocando a rugby non potrei ritrovarle da nessun¡¯altra parte. E poi ci sono state delle persone che mi hanno dato un supporto incredibile: prima di tutto la mia famiglia, che mi ha sempre sostenuta in ogni momento, i miei genitori e mio fratello mi seguono ovunque e la loro vicinanza ¨¨ fondamentale, anche se purtroppo torno a casa pochissime volte all¡¯anno. Poi quando mi sono rotta il crociato ho condiviso tanto del mio percorso con Silvia Turani (pilone della Nazionale Italiana, ndr) che aveva avuto il mio stesso infortunio pochi mesi prima, e gi¨¤ lei mi aveva consigliato pi¨´ volte di iniziare un percorso di psicoterapia. Poi in Francia devo dire che ¨¨ stato pi¨´ facile iniziare, ¨¨ un argomento molto meno tab¨´ e se ne parla molto pi¨´ liberamente¡±.
Perch¨¦ in Italia ¨¨ cos¨¬ difficile parlarne?
¡°Perch¨¦ non si parla mai di come ci si sente veramente. Si risponde ¡®bene¡¯ ogni volta che ti chiedono ¡®come stai?¡¯, anche se non ¨¨ vero. Le persone non sempre si aprono, e quando vorrebbero farlo hanno paura di far star male gli altri. Non ¨¨ facile trovare il coraggio di dire ¡®non sto bene¡¯. Insomma, tante cose. Ma io per prima anni fa ero molto pi¨´ scettica. Se a 16 anni una persona mi avesse detto che andava dallo psicologo, avrei chiesto ¡®perch¨¦ ci vai?¡¯ esattamente come adesso lo chiedono a me¡±.
"Non ¨¨ facile trovare il coraggio di dire 'non sto bene'"
In cosa si sente maturata?
¡°Ho una consapevolezza del mio corpo che non avevo mai avuto prima, e riesco a gestire in maniera diversa tante cose. Ho capito tante cose di me stessa, ho imparato che non esiste la bacchetta magica per risolvere i problemi, e di conseguenza ho smesso di logorarmi. Ho lavorato sulla mia sicurezza e questo mi porta a sentirmi meglio anche sul campo da rugby. Prima faticavo molto a gestire l¡¯ansia delle partite importanti, andavo nel panico e scoppiavo a piangere: adesso scendo in campo e mi diverto, era da quando ero bambina che non mi sentivo cos¨¬ bene giocando a rugby. Ora so di dovermi concentrare solo sulle cose che posso controllare, e soprattutto so di non dover dipendere pi¨´ dagli altri, ma solo da me stessa¡±.
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