Secondo alcuni scienziati neozelandesi c'¨¨ una cosa che possiamo fare ogni giorno, per pochi minuti, per prevenire le malattie neurologiche
La cura definitiva (per ora) non c¡¯¨¨: ma malattie neurologiche come il morbo di Parkinson e la malattia di Alzheimer sono al centro del lavoro di migliaia di scienziati in tutto il mondo e non passa giorno senza che da un laboratorio di ricerca arrivi una buona notizia. Se non proprio la cura, grandi e piccole scoperte che possono aiutarci nella prevenzione. Ne ¨¨ un esempio lo studio pubblicato alcuni giorni fa da scienziati neozelandesi?su The Journal of Physiology: un'abitudine quotidiana che potrebbe prevenire il Parkinson e l¡¯Alzheimer. Quale??
Sei minuti al giorno per prevenire Parkinson e Alzheimer
¡ª ??Secondo i ricercatori dell¡¯Universit¨¤ di Otago (Nuova Zelanda) 6 minuti di intenso esercizio fisico al giorno potrebbero allontanare il rischio di Alzheimer. Brevi periodi di attivit¨¤, ma intensa, fanno s¨¬ che aumenti la produzione di una proteina essenziale per la formazione del cervello, l'apprendimento e la memoria. Una molecola che sembra anche ridurre il rischio di altre malattie neurologiche legate all'et¨¤ come il Parkinson: il BDNF (fattore neutrofico derivato dal cervello).?
¡°Il BDNF si ¨¨ rivelato molto promettente nei modelli animali, ma finora gli interventi farmaceutici non sono riusciti a sfruttare in modo sicuro il suo potere protettivo negli esseri umani. Abbiamo perci¨° considerato la necessit¨¤ di esplorare approcci non farmacologici in grado di preservare la capacit¨¤ del cervello che gli esseri umani possono utilizzare per aumentare naturalmente il BDNF, per contribuire a un invecchiamento sano", afferma l'autore principale dello studio Travis Gibbons.?
BDNF: cos¡¯¨¨ e a cosa serve
¡ª ?Il BDNF ¨¨ una proteina che alimenta la neuroplasticit¨¤, cio¨¨ la capacit¨¤ di costruire nuove connessioni e percorsi nel cervello e contribuisce alla sopravvivenza delle stesse cellule cerebrali. Alcuni esperimenti sui topi hanno mostrato che il BDNF incoraggia la formazione e l'archiviazione dei ricordi, migliora l'apprendimento e migliora le prestazioni cognitive in generale. Ci¨° ha fatto s¨¬ che negli ultimi anni ci fosse un grande interesse degli studiosi dell'invecchiamento per questa proteina che si ¨¨ scoperto aumenta con l¡¯attivit¨¤ fisica. Quanto? Secondo il team neozelandese una sola sessione di 6 minuti di ciclismo vigoroso potrebbe produrre un aumento del BDNF nel sangue da quattro a cinque volte di pi¨´.
BDNF per prevenire l'Alzheimer: lo studio
¡ª ?La scoperta si basa sull¡¯analisi di 12 partecipanti fisicamente attivi (6 uomini e 6 donne) di et¨¤ compresa tra 18 e 56 anni. L'aumento del BDNF, secondo gli scienziati potrebbe essere dovuto all'aumento del numero di piastrine (le pi¨´ piccole cellule del sangue) che immagazzinano grandi quantit¨¤ di BDNF. La concentrazione delle piastrine circolanti nel sangue ¨¨ fortemente influenzata dall'esercizio, anche pi¨´ di quanto sembra esserlo dal digiuno e da un esercizio leggero come 90 minuti di ciclismo a bassa intensit¨¤.
Gli scienziati avvertono che saranno necessarie altre indagini per comprendere i meccanismi coinvolti in questo processo. Un¡¯ipotesi potrebbe essere che durante l'esercizio il cervello passi dal metabolizzare il glucosio (il suo carburante principale) al lattato per garantire che le richieste energetiche del corpo siano soddisfatte. E il passaggio dal consumo di zucchero all'acido organico si traduce in livelli elevati di BDNF nel sangue.?
Per meglio capire gli effetti dell¡¯esercizio ad alta intensit¨¤ sul BDNF gli scienziati stanno anche prendendo in esame gli effetti della restrizione calorica e dell'esercizio fisico moderato sul BDNF e i benefici cognitivi. ¡°Stiamo studiando come il digiuno per periodi pi¨´ lunghi, ad esempio fino a 3 giorni, influenzi il BDNF. Siamo curiosi di sapere se l'esercizio intenso all'inizio di un digiuno accelera gli effetti benefici del digiuno. Raramente il digiuno e l'esercizio sono stati studiati insieme. Ma pensiamo che il digiuno e l'esercizio fisico possano essere usati insieme per ottimizzare la produzione di BDNF nel cervello umano?, conclude il professor Gibbons.
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